Jazz & Wine, a Cormons la musica celebra la pace

«Questa sarà la nostra risposta alla violenza: fare musica più intensamente, più profondamente, più devotamente che mai». Con queste parole Leonard Bernstein, direttore d’orchestra e grande compositore, rese omaggio a John F. Kennedy all’indomani del suo assassinio, nel novembre del 1963. Il senso di queste dichiarazioni è l’autentico motivo ispiratore che anima Jazz & Wine of Peace, il festival che da ventotto anni si celebra vicino a Gorizia nel nome della non violenza: fare della musica un linguaggio di pace universale, il codice condiviso attraverso cui gli esseri umani si incontrano e si parlano, uniti dal comune denominatore della libertà.
Su questa falsariga anche quest’anno si ripeterà il festival di Cormons, piccolo comune ai piedi del Collio. Per quattro giorni, dal 23 al 26 ottobre, con un’anteprima lunedì 20, sale da concerto, locali, dimore storiche e cantine del territorio – sia al di qua che al di là del confine, ormai soltanto formale, fra Italia e Slovenia – ospiteranno 29 eventi, concerti con protagonisti alcuni fra i nomi più in vista del panorama jazzistico internazionale, come Nubya Garcia, James Brandon Lewis, William Parker, The Necks.
La cornice del festival è lo stesso concentrato di paesaggio, arte e cultura enogastronomica che identifica questo angolo di Venezia Giulia come uno dei luoghi più belli da vivere. Il contesto ambientale è di quelli che rendono speciale un evento come questo, che da quasi trent’anni costituisce un appuntamento fisso per centinaia di persone provenienti soprattutto da Austria e Slovenia, oltre che dall’Italia.
Quello che sta per iniziare è il primo cartellone di Jazz & Wine of Peace firmato da Enrico Bettinello, nuovo direttore artistico di ControTempo, l’associazione che organizza il festival. Bettinello raccoglie la ricca eredità di Mauro Bardusco, compianto deus ex machina e fondatore di J&W che nel corso degli anni, attraverso scelte coraggiose e spesso controcorrente, ha saputo costruire e connotare un’identità forte e riconoscibile. Bettinello si presenta con un curriculum di tutto rispetto: stimato critico musicale, ha collaborato con testate come BlowUp, Il Giornale della Musica e Musica Jazz, è una voce autorevole per Rai Radio3 e RSI2 e insegna Storia del jazz al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. Ma il suo biglietto da visita più prezioso, sicura garanzia di continuità nella qualità delle scelte artistiche, è sicuramente il distillato di anni di amicizia e passioni musicali condivise con Bardusco, in nome del quale, da quest’anno in avanti, sarà assegnato un riconoscimento all’artista in cartellone capace di “coniugare creatività, innovazione e messaggio di pace”. In questa prima edizione, il Premio Bardusco sarà conferito al contrabbassista newyorkese William Parker, musicista capace di condensare nella sua musica (recita la motivazione) “umanità, spiritualità e bellezza”.
Parker, uno dei nomi più attesi, suonerà giovedì 23 a Villa Attems (ore 18.30) con il suo Heart Trio insieme a Cooper-Moore e Hamid Drake, vecchie conoscenze del festival. Altri concerti da non perdere sono: quello del James Brandon Lewis Quartet, giovedì 23 ottobre al Teatro Comunale di Cormons, concentrato della migliore musica afroamericana di oggi che, oltre al sax tenore di Lewis, vede schierati Aruán Ortiz al piano, Brad Jones al basso e Chad Taylor alla batteria; venerdì 24 al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo gli australiani The Necks, che portano il classico trio piano-contrabbasso-batteria a risultati di improvvisazione sorprendenti, fra avanguardia e minimalismo sonoro e la sera di venerdì, al Comunale di Cormons, un ulteriore sguardo sul jazz contemporaneo, con il quartetto della londinese Nubya Garcia, nome di punta del sincretismo musicale contemporaneo.
Sabato 25, poi si rinnova la tradizione del concerto mattutino a Nova Gorica alle ore 11 con un bell’esempio di contaminazione fra jazz e world music, in bilico fra Oriente e Occidente, con il trio della pianista greca Tania Giannouli. Sempre in Slovenia, a Vila Vipolže, si preannuncia elettrizzante e denso di sonorità hip hop e funky, a testimonianza di quanto gli sconfinamenti dall’ortodossia jazz siano frequenti in questo festival, il concerto pomeridiano del quartetto Y-Otis, fondato dal sassofonista svedese Otis Sandsjö, che da anni lavora sulla fusione di generi contemporanei.
Ancora sabato 25, ma in serata, si torna al Comunale di Cormons per l’esibizione della band milanese Calibro 35, che con l’ultimo lavoro “Exploration” propone originali variazioni elettroniche fra temi popolari, come le sigle televisive o le colonne sonore cinematografiche, e grandi classici di Roy Ayers o Herbie Hancock.
Merita una segnalazione a parte l’anteprima di lunedì 20, altro evento interessante: al Kulturni Dom di Nova Gorizia vanno in scena Zerorchestra e l’Accademia musicale Naonis per eseguire dal vivo la colonna sonora composta da Andrej Goričar del film Il fantasma dell’opera, capolavoro del cinema muto del 1925, un horror firmato, fra gli altri, da Lon Chaney.
Al di là del programma specifico, che quest’anno comprende anche novità come la mostra fotografica “Brötzmann, In My Focus” del fotografo sloveno Žiga Koritnik, la musica di strada della Funkasin Street Band e due dj-set in seconda serata all’Enoteca di Cormons, la cifra stilistica del festival unisce all’afflato irenico la gioia del buon bere. La presenza del termine “wine” nella denominazione del festival non è ovviamente un caso, perché fin dalla prima edizione del 1998, questa rassegna offre al suo pubblico degustazioni e concerti nelle cantine locali, ora raccolti nel format “Jazz & Taste”. Grandi protagonisti, accanto ai musicisti, sono i vini di un territorio, quello del Collio Goriziano: dai bianchi come lo stesso Collio, il Friulano (l’ex Tocai), la Ribolla Gialla, la Malvasia, il Picolit, ai non meno pregiati rossi, come il Collio Rosso, il Pinot nero e il Cabernet in tutte le sue declinazioni.
Jazz & Wine of Peace 2025 torna dunque con i migliori auspici. Nei programmi del direttore artistico Enrico Bettinello si preannunciano sinergie con altri festival europei, con i quali nell’immediato futuro saranno rafforzate forme di partnership riunite dal comune intento di celebrare la musica come territorio di condivisione e di libertà.
E chissà se prima o poi, almeno in Europa, troverà spazio l’auspicio di Jim Morrison (qualcuno lo attribuisce a Jimi Hendrix, e a noi piace comunque), che una volta disse: «Un giorno anche la guerra s'inchinerà al suono di una chitarra».