CULTURA

A Palazzo Zabarella la rivoluzione della pittura tra Otto e Novecento

Scriveva Henri Fantin-Latour che “l’anima è come una musica che suona dietro il velo della carne, non si può dipingere ma solo farla sentire”. A un certo punto, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, gli artisti puntano proprio sull’interiorità: il soggetto prende il sopravvento e la fantasia vince sulla realtà, il pittore si sente investito del compito di creare piuttosto che di rappresentare. “Non posso copiare la natura in modo servile – sosterrà Henri Matisse –; sono costretto a interpretarla e a sottometterla allo spirito del quadro”.

Un’evoluzione (o piuttosto una rivoluzione) in qualche modo cristallizzata nei suoi passaggi – quasi come nei primi fotogrammi dei fratelli Lumière – nella mostra appena inaugurata dalla Fondazione Bano a Palazzo Zabarella, spazio ormai affermato nel panorama artistico e culturale italiano: Da Monet a Matisse. Francesi Moderni, 1850-1950, aperta dal 16 dicembre 2023 al 12 maggio 2024. L’esposizione è frutto della collaborazione con il Brooklyn Museum, uno dei più grandi degli Stati Uniti con una collezione permanente di oltre 140.000 oggetti che spaziano dall'arte egizia a quella contemporanea, conosciuto proprio per la sua raccolta di pittura europea a cavallo tra l’Otto e il Novecento.

Da Monet a Matisse è frutto di un progetto curato da Lisa Small e Richard Aste, che prima di Padova ha già toccato altre otto città in Usa, Canada e Corea del Sud; porta in Italia 59 opere di 45 maestri tra cui Pierre Bonnard, William Bouguereau, Gustave Caillebotte, Paul Cézanne, Marc Chagall, Edgar Degas, Henri Matisse, Claude Monet, Berthe Morisot, Auguste Rodin e molti altri. La mostra esplora il periodo tra il 1850 e il 1950, quando gli artisti si distaccarono dalla tradizione accademica per concentrarsi sui soggetti della vita quotidiana, facendo di Parigi il fulcro mondiale della nuova sensibilità.

I movimenti chiave del periodo, tra cui realismo, impressionismo, post-impressionismo, simbolismo, fauvismo, cubismo e surrealismo, sono accuratamente rappresentati in un percorso diviso in quattro sezioni: paesaggio, natura morta, ritratti e nudo. “Ogni sezione racconta al suo interno i cambiamenti dall’Ottocento al Novecento, dal romanticismo di Corot fino alle avanguardie – spiega Francesco Leone, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e membro del board culturale della Fondazione Bano –. Un periodo fondamentale in cui l'attenzione va dall’esteriore all’interiorità, dalla realtà al sogno, stravolgendo iclassici generi della pittura ma senza defenestrare la grande tradizione artistica e la lezione dei grandi maestri del passato, che però viene ripresa con occhi nuovi e trasfigurata”. Una mostra caleidoscopica e piena di colori, ricca di grandi nomi ma anche di pezzi insoliti come la Donna nuda che si asciuga dipinta da Edgar Degas intorno al 1884, un non finito che ci presenta un volto diverso ma di qualità elevatissima e ugualmente ipnotico del pittore parigino.

In dettaglio la sezione dedicata alla natura morta rivela come gli artisti abbiano rivitalizzato questo genere, cercando di catturare in soggetti apparentemente umili e anonimi l’essenza della vita quotidiana: trasformazione esemplificata da opere come la piccola e deliziosa Natura morta con tazza blu di Renoir (già protagonista quest’anno di una fortunata mostra a Rovigo), i Fiori di Matisse e la Composizione in rosso e blu di Léger.

Per quanto riguarda il paesaggio, a lungo considerato secondario nell'arte accademica, esso assume un ruolo centrale durante il XIX secolo grazie ad artisti come Corot, Monet e Pissarro, che spesso sfidano le convenzioni dipingendo en plein air e catturando la natura in tutta la sua magia. A sua volta il nudo, un tempo strettamente legato agli ideali della scultura classica, si trasforma nel XX secolo in un'espressione di astrazione, mentre la sezione dedicata  ai ritratti riflette i cambiamenti della rappresentazione e dell’autorappresentazione dell’umano, con interessanti incursioni nella storia del costume e dello stile.

In conclusione Da Monet a Matisse. Francesi Moderni, 1850–1950, attraverso una collezione eclettica e spettacolare di opere, offre un'ottima occasione per esplorare un cambiamento formale e concettuale fondamentale nel porre le basi nella contemporaneità. E del quale, volenti o nolenti, siamo tutti in qualche modo figli.

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