UNIVERSITÀ E SCUOLA

Pandemia e scuola: l'impatto della didattica a distanza

La didattica online durante la pandemia ha avuto un effetto sull’apprendimento degli studenti? Questa è la domanda che si sono posti in molti in seguito alla decisione del governo di sospendere le lezioni in presenza, ripiegando nella didattica a distanza. L’IRVAPP (Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche) ha effettuato uno studio concentrandosi in particolare su due obiettivi. Innanzitutto, stabilire le conseguenze negative nell’apprendimento in italiano e matematica causate dalla chiusura delle scuole; inoltre, verificare se la chiusura ha avuto effetti sulle disuguaglianze educative dovute allo status sociale delle famiglie degli studenti, alla loro area geografica di residenza, se sono nativi o immigrati e al loro percorso scolastico.

Per realizzare questo studio sono stati analizzati i dati delle prove INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) in italiano e matematica, relativi agli anni 2018/2019 e 2020/2021. Quelli dell’annata 2019/2020 sono assenti in quanto non è stato possibile somministrare i test causa Covid. Le classi prese in considerazione sono la quinta elementare, la terza media e la quinta superiore. In particolare, il campione analizzato è costituito dalle classi sorvegliate da osservatori esterni durante la prova, per garantire una maggiore imparzialità. Inclusi nello studio anche gli studenti della scuola secondaria di secondo grado: mentre eventuali lacune nell’apprendimento possono essere recuperate nel periodo compreso tra elementari e medie, proseguendo con il percorso scolastico risulta più complicato.

Passando ai numeri precisi, il campione di studenti preso in considerazione nell’annata 2018/2019 è composto da 24.781 studenti per la quinta elementare, 29.675 per la terza media e 36.589 per la quinta superiore; nel 2020/2021 sono stati analizzati 16.631 studenti per la quinta elementare, 9.708 per la terza media e 20.281 per la quinta superiore.

Oggetto di studio sono state anche le informazioni personali riguardanti l’alunno e la sua famiglia, quali: la situazione socio-economica della famiglia (calcolato con l’indice ESCS: Economic, Social, Cultural Status), area geografica di residenza dello studente, se è nativo o migrante, il suo percorso di studi; dati sul sesso, sull’età, se è uno studente ripetente, se ha frequentato la scuola dell’infanzia, sul suo orario scolastico settimanale e sulla scelta della scuola successiva.

I risultati hanno mostrato come le conseguenze negative nell’apprendimento dovute all’insegnamento a distanza siano più marcate tra gli allievi di terza media e quinta superiore; sono invece più lievi e riguardano solo la matematica in quelli di quinta elementare. Inoltre, l’entità nella perdita del rendimento è sostanzialmente la stessa tra gli studenti appartenenti alle variabili sopra considerate.

Ad eccezione dell’italiano per gli studenti di quinta elementare, la chiusura delle scuole ha generato notevoli difficoltà nel rendimento tra gli alunni di ogni grado di scuola in entrambe le materie testate dall'INVALSI. Il livello di queste difficoltà aumenta passando dalla scuola primaria alla secondaria inferiore e superiore. Più pronunciato in matematica tra quinta elementare e terza media, mentre in quinta superiore risulta più ostico l’italiano.

In particolare, i punteggi in italiano degli studenti di quinta elementare non ne hanno risentito (0.057), mentre per matematica la differenza diventa più significativa (-0.142); per chi frequenta la terza media, notiamo una maggiore difficoltà in matematica (-0.291) rispetto all’italiano (-0.020); infine, all’ultimo anno delle scuole superiori riscontrano problemi lievemente più gravi in italiano (-0.316) rispetto alla matematica (-0.273).

Per quanto riguarda la divisione secondo lo status sociale, sono stati identificati sette diversi strati a seconda dell’occupazione della propria famiglia. Andando ad analizzare i risultati dei ragazzi appartenenti al primo strato, il più alto, e quelli dell’ultimo, non rileviamo notevoli differenze: rispettivamente 0.079 in italiano e -0.126 in matematica contro 0.173 e -0.091 per la quinta elementare; -0.065 in italiano e -0.214 in matematica contro -0.177 e -0.323 per la terza media; infine, -0.294 in italiano e -0.225 in matematica contro -0.353 e -0.253 per la quinta superiore. Questo a dimostrazione del fatto che l’appartenenza ad un determinato gruppo sociale non ha determinato un’ampia disparità nei risultati.

Un ulteriore studio, pubblicato su PLOS ONE, ha analizzato l’utilizzo degli strumenti digitali per la didattica a distanza, il loro effetto sulla soddisfazione degli insegnanti e l’apprendimento degli alunni.

Gli studenti, i cui insegnanti hanno utilizzato più strumenti digitali per scopi didattici, hanno ottenuto migliori risultati nei test standardizzati del 2021. L’insegnamento asincrono ha, invece, comportato una minore soddisfazione nei confronti degli insegnanti che l’hanno adottato.

I ricercatori, in collaborazione con INVALSI, hanno distribuito un sondaggio rivolto ai docenti relativo all’uso di strumenti digitali nel periodo di chiusura delle scuole (marzo-giugno 2023). Il campione preso in considerazione comprende le classi quarta elementare e seconda media.

Abbiamo utilizzato 12 domande per descrivere l'atteggiamento degli insegnanti nei confronti degli strumenti digitali. Marta Cannistrà, autrice dello studio

Grazie alle risposte ottenute, si sono identificate quattro categorie di insegnanti. Le due categorie più numerose sono, curiosamente, quelle opposte tra di loro: coloro che hanno integrato gli strumenti digitali nelle attività didattiche (38%) e quelli ancora restii al digitale (33%) che ne hanno fatto un uso limitato, principalmente in modalità asincrona. Tra gli intervistati, quasi il 10% ha accolto pienamente l’utilizzo degli strumenti digitali sia per l'insegnamento che per la comunicazione con studenti e famiglie. Il 20% se ne è servito soprattutto per attività didattiche asincrone.

Andiamo ora a vedere se vi è una relazione tra l’integrazione di queste tecnologie e il rendimento degli studenti. Analizzando i dati INVALSI, gli studenti, i cui insegnanti hanno sfruttato le capacità del digitale in ambito scolastico, hanno ottenuto in media un punteggio di 207, mentre la media nazionale è ferma a 200. Invece, il punteggio degli studenti appartenenti agli altri tre gruppi di insegnanti si colloca sotto: tra 193 e 197.

In rapporto al rendimento, gli alunni, i cui insegnanti hanno fatto ampio uso di strumenti digitali per le attività didattiche, hanno ottenuto in media un punteggio nelle prove standardizzate INVALSI di circa 207, superiore alla media nazionale di 200. Al contrario, gli studenti degli altri tre gruppi di insegnanti hanno ottenuto in media un punteggio compreso tra 193 e 197.

Lo studio indica la necessità di aumentare gli sforzi pubblici nella formazione digitale degli insegnanti. Durante la chiusura hanno faticato a trovare gli strumenti giusti tra i tanti, e sono stati scoraggiati dal tempo necessario per configurarli. Carlo Giovannella, ricercatore in ecosistemi di apprendimento intelligenti - Università di Tor Vergata

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