Museo di Scienze archeologiche e d'arte, università di Padova. Foto di Massimo Pistore
Una scultura di donna, appoggiata sulla gamba destra. Una tunica leggera a maniche lunghe, fissata alla spalla destra con un bottone. Una veste con ampi panneggi e una lavorazione molto fine, di tipo classicistico. È un reperto, quello conservato al museo di Scienze archeologiche e d’arte dell’università di Padova, attorno al quale aleggia anche un mistero: secondo alcune fonti la scultura sarebbe stata priva di testa e braccia, ma oggi al visitatore che osservi la statua appare il contrario. Il nostro viaggio attraverso i musei dell’ateneo padovano questa volta ci porta indietro all’epoca giulio-claudia, a cui appartiene la scultura.
Riprese e montaggio di Barbara Paknazar
Rinvenuta all’inizio del Cinquecento a Padova, durante gli scavi per la costruzione delle mura veneziane, la statua si rifà a un modello risalente alla seconda metà del V secolo a.C., forse un’Atena. “Ci chiediamo cosa possa rappresentare questa scultura – osserva la conservatrice del museo Alessandra Menegazzi –, le sue dimensioni al di sotto del metro fanno propendere per una statua di culto, una statua votiva, ma quale doveva essere la divinità rappresentata? Abbiamo varie testimonianze nell’ambito occidentale dell’impero romano di statue simili a questa, utilizzate per rappresentare la dea Iside e le sue adepte, in particolare, con la presenza di attributi che in questo caso mancano, ovvero il sistro e la situla contenente l’acqua rituale del Nilo. Non deve stupire questa caratterizzazione presente a Padova, perché il culto di Iside è documentato da testimonianze epigrafiche, ma anche ad altri piccoli rinvenimenti di sculture”.
Questo reperto è solo uno dei molti conservati al museo di Scienze archeologiche e d’arte che oggi è articolato in 14 sale, all’interno delle quali trovano posto tre sezioni principali: il collezionismo nella sala Mantova Benavides, le raccolte archeologiche nelle 12 sale centrali e la gipsoteca nella sala omonima. Qui dal 2008 è stata allestita anche la sezione litologica “Lazzarini” e una sezione didattica.
