SOCIETÀ

Il precario equilibrio del bonus cultura in Italia

Quanto vale la cultura? Precisamente 500 euro. Si sta discutendo in questi giorni sul rinnovo del bonus cultura, un incentivo per promuovere la cultura in tutte le sue forme e rivolto a due tipologie di fruitori specifici: i neomaggiorenni e i docenti. Prima di analizzare il motivo per cui si sta mettendo in dubbio l’utilità di questo bonus, è giusto fare un passo indietro.

La parola Cultura mi appare gigantesca, enorme, degna di non essere scomodata di continuo. Giangiacomo Feltrinelli

Con la Legge di Stabilità 208 del 2015, il governo Renzi ha approvato un finanziamento di 290 milioni di euro a favore della carta elettronica per cittadini italiani o di altri Paesi membri dell'Unione europea residenti nel territorio nazionale che abbiamo raggiunto la maggiore età, dando la possibilità di beneficiare di 500 euro per acquisti o attività culturali. Possibilità si, perché il percorso per poter usufruire di questo bonus è lungo e tortuoso. Anche se stiamo parlando della Generazione Z, cioè coloro che hanno nel proprio DNA l’utilizzo di internet, i problemi non sono mancati: ogni neomaggiorenne, infatti, deve creare una propria identità su Spid, Sistema pubblico di identità digitale, per poter accedere a tutti i servizi online della pubblica amministrazione, quindi anche al bonus cultura tramite il sito 18app.

In alcuni casi, i ragazzi non hanno completato l’iscrizione anche nel portale dell'iniziativa, rimanendo così a bocca asciutta; mentre 9.374 maggiorenni sono stati vittime di un bug del sistema, fortunatamente risolto all’inizio del dicembre 2017, lasciando tuttavia un solo mese prima della scadenza del bonus.

La prima edizione, guardando i fatti, è stato un banco di prova per la seconda in cui i nuovi maggiorenni, classe 1999, hanno potuto accedere con molti meno problemi, aumentando così anche la percentuale di adesione all’iniziativa. In più l’offerta è stata ampliata. I ragazzi del 1998, infatti, hanno potuto spendere il proprio bonus per l'acquisto di libri, biglietti per spettacoli cinematografici, concerti, eventi culturali, ingressi in musei, monumenti e parchi e rappresentazioni di teatro e danza. L’anno successivo, dopo la modificazione della legge, sono stati introdotti anche la musica registrata e i corsi di musica, teatro e lingua straniera. I dati, riportati da un comunicato del ministero per i Beni e le attività culturali, dimostrano come i neomaggiorenni siano più propensi a spendere il proprio bonus in libri, circa l’80% del totale dei soldi spesi.

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Altra storia è quella del bonus per i docenti: la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti delle istituzioni scolastiche, approvata con la legge Buona Scuola 107 del 2015, permette di spendere 500 euro in libri e testi, hardware e software, iscrizioni a corsi di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali e biglietti per teatro, cinema, musei, mostre ed eventi culturali.

Come funziona questa tipologia di incentivo? Tutti i docenti di ruolo a tempo indeterminato ricevono un bonus di 500 euro all’inizio di ogni anno scolastico in servizio, da spendere tra il 1 settembre al 31 agosto dell’anno successivo. Oltre al ritardo nell’attivazione del servizio e le difficoltà tecnologiche, una delle problematiche maggiori emerse è l’offerta limitata dei fornitori i quali, a loro volta, denunciano un ritardo dei rimborsi da parte dello Stato: i soldi previsti per l’intera iniziativa sono stati emessi a scaglioni.

Arriviamo così al dibattito odierno, a due anni di distanza circa dall’inizio di entrambe le iniziative. Il bonus cultura per i neomaggiorenni è gestito dal Ministero per i beni e le attività culturali: il neoministro Alberto Bonisoli ha sollevato numerose perplessità sull’utilità dell’incentivo, conseguenza di alcuni comportamenti poco corretti da parte dei ragazzi. Dopo un accenno di cancellazione, seguito dalla frase “Se hanno fame di cultura rinuncino a un paio di scarpe”, la conferma dell’attivazione per il 2019 è arrivata. Tuttavia del 2020 il ministro ha annunciato un cambiamento verso un progetto più strutturato che coinvolga anche le scuole e i ragazzi non ancora maggiorenni, aggiungendo interventi anche per i giovani delle fasce più disagiate della popolazione.

Più complesso è il discorso per il rinnovo della Carta del docente: Marco Bussetti, ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca in Italia, non ha ancora affrontato direttamente il tema, poiché il dibattito si è concentrato maggiormente sulla riforma della Buona Scuola. Uno dei problemi maggiori riscontrati è il cattivo utilizzo di questa iniziativa, sia da parte degli insegnanti, sia dei negozianti che hanno dato la possibilità di acquistare beni al di fuori di quelli previsti dalla norma.

Tuttavia, il ministro ha affermato che: “L’aggiornamento continuo e la valorizzazione professionale del corpo docente diviene pilastro fondante su cui costruire un sistema educativo moderno, al passo coi tempi e aperto alle sfide globali”. Pur non entrando nei particolari, il governo ha quindi confermato in modo informale la continuazione del bonus, dopo un breve momento di preoccupazione per le sorti del progetto. È stata avanzata l’ipotesi di abbassare la somma per coprire una fascia più ampia di beneficiari: da più parti, infatti, è stata richiesta l’estensione del bonus anche ai precari, esclusi dalla precedente normativa.

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