SOCIETÀ

Quando la scuola diventa smart

Abbiamo parlato di smart working, e del fatto che, al momento attuale, diventa più "hard" ad ogni pacchetto di riunioni su Skype che ci vengono inflitte (altro che "smart"!).
Un capitolo a parte, però, merita il lavoro del docente e la didattica a distanza in generale. Glissiamo su quei (pochissimi) professori che si sono dati alla macchia, magari fingendo di non avere un computer, e parliamo invece di chi, con tantissima buona volontà, si è ritrovato a riorganizzare dall'oggi al domani l'intera attività didattica, dovendo magari fare per la prima volta conoscenza con YouTube e, in casi estremi, anche con Crowdcast, nonché fraternizzare con la propria immagine in video, scoprendo nuovi menti che non sapeva di avere in prossimità del collo, e anche un certo strabismo (per fortuna provvisorio: tutto sta a capire dov'è situata la telecamera).

Come lo smart working, anche la didattica a distanza funziona solo se viene pianificata con largo anticipo, ma si fa quel che si può, tanto più che in questo momento la funzione educativa degli insegnanti è diventata ancora più importante. Molti degli studenti sono spaesati, e hanno bisogno di avere giornate scandite da impegni fissi. La scuola e i professori, in questo, stanno dando una grossa mano.

Rimangono però alcuni problemi da risolvere. Tolti quelli macroscopici (studenti privi di dispositivi tecnologici, genitori che lavorano e non possono assisterli e via dicendo), rimangono quelli comici. In primis, gli ormoni. Togliere le occasioni di socializzazione a ragazzi in pieno boom adolescenziale ha delle controindicazioni. Per esempio, c'è chi si presenta in videochat a petto nudo, con gli addominali bene in vista "prof, sono a casa, e io a casa sto così". La controparte femminile non è da meno, e probabilmente si sveglia un'ora prima per produrre un trucco che se va bene non sfigurerebbe alla cerimonia degli Oscar, e se va male sarebbe perfetto per un film che scimmiotta gli anni Ottanta, con rossetto rosa shocking e ombretto verde fluo.

E del resto, rimanendo in tema cinema, nessuno può mettere il romanticismo in un angolo: il ragazzo che non ha mai avuto il coraggio di parlare con la biondina del primo banco ora, con l'ausilio di uno schermo che fa da filtro alla timidezza, può offrirle le classiche ripetizioni di matematica a distanza ("prof, la vedo sciupata, non può certo prenderci uno alla volta per dare una mano a ognuno: ci penso io!"), può candidarsi come tutor tecnologico se ne ha le competenze o, se proprio butta male, come spalla amica in questa brutta situazione.

 

Una studentessa delle medie, subdola come pochi, ha fatto notare alla professoressa di epica che, ora che sono state unificate due classi, chi non ha fatto il compito di epica è svantaggiato, perché non sa se deve ripassare o meno. L'insegnante ne conviene, ma subodora il piano criminale. Perché mai una studentessa, normalmente silenziosa e con poco spirito di iniziativa, dovrebbe fare pressioni perché altri facciano il compito di epica? Il mistero viene svelato durante il compito stesso: mentre gli studenti non coinvolti abbandonano la postazione, o rimangono connessi facendo altro, lei continua a fissare lo schermo per tutto il tempo riservato al compito di epica. No, non è ipnotizzata, sta guardando Lui. Lo studente dell'altra classe che a scuola non può più vedere e le manca. Mentre molti adulti si affannano a lamentarsi senza risultato, lei ha cercato una soluzione per risolvere un problema: forse questi adolescenti qualcosa da insegnarci ce l'hanno!

E poi sì, non mancano altri aneddoti tragicomici, come il cane della professoressa che vomita sullo sfondo senza che lei se ne accorga, la classe che fa colazione mentre l'insegnante di biologia spiega la decomposizione, la madre che entra urlando improperi al figlio con il microfono acceso e quella che chiede di assistere anche lei ("il tuo insegnante di storia è molto affascinante"), due studenti che flirtano in chat mentre il professore interroga un malcapitato ignaro, altri che chiedono di finire la lezione un po' prima per vedere un telefilm popolare, il professore che per recuperare un libro si arrampica sulla libreria cadendo rovinosamente.

Nel bene o nel male, studenti e professori ricorderanno queste lezioni per lungo tempo. Non è una bella situazione, ma per quanto è possibile ci si ride su. Charlie Chaplin diceva che la vita è una tragedia se la guardi in primo piano, ma una commedia se la guardi in campo lungo. Di molte delle cose che ci sembrano terribili sul momento, percepiamo l'ironia con il senno del poi, e i più fortunati anche senza. Di sicuro, però, non mancano magoni e malinconie, e per alcuni è meno facile che per altri, specie per gli studenti di quinta superiore che si sono visti scippare l'ultimo giorno di scuola, che probabilmente hanno vissuto senza nemmeno saperlo.

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