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In Salute in movimento. Lo sport può fare la differenza nella cura dei disturbi mentali

Fare sport aiuta a mantenere in forma non solo il corpo, ma anche la mente. Ecco perché, come è stato dimostrato ampiamente dalla letteratura scientifica, l’attività fisica può contribuire a migliorare le condizioni di salute dei pazienti con disturbi mentali come depressione, ansia e schizofrenia o con malattie neurodegenerative come demenza senile e Alzheimer. Infatti, un programma di allenamento strutturato e da svolgere almeno un paio di volte alla settimana, se integrato nel percorso terapeutico di un paziente con problemi psichici, può aumentare la sua aderenza alle cure e contrastare i sintomi della malattia.

“L'attività fisica aiuta a migliorare il benessere di tutti e tutte, e quindi anche con delle persone con disturbi mentali”, afferma Irene Leo, professoressa di psicologia dello sport nel ciclo di vita all’università di Padova. “Questo tema è stato approfondito dall’EPA (l’associazione europea degli psichiatri) in una metanalisi condotta nel 2018 a partire dai dati tratti dalla letteratura scientifica disponibile su questo argomento. I risultati suggeriscono che l’esercizio fisico strutturato e regolamentato possa ridurre i sintomi dei disturbi mentali e migliorare non solo le condizioni generali di salute fisica ma anche le capacità cognitive. Nello specifico, dalla revisione sistematica condotta dall’EPA è emerso che un'attività fisica di tipo aerobico di circa 45 minuti svolta almeno due o tre volte a settimana può aiutare a combattere i sintomi sia della depressione sia della schizofrenia, oltre ad apportare un miglioramento anche del sistema cardiocircolatorio e dell'apparato respiratorio.

Altri dati che confermano i risultati di questa revisione sono emersi da uno studio del 2019 che ha coinvolto un gruppo di pazienti ricoverati all'interno di un reparto psichiatrico del Centro medico dell’università del Vermont per differenti patologie, come depressione, ansia e schizofrenia. A queste persone è stato proposto di includere nei loro piani terapeutici alcune sessioni di allenamento, ognuna della durata di circa 60 minuti, da svolgere per almeno 4 volte a settimana. Nel corso dello studio, che è durato circa 12 mesi, i partecipanti hanno compilato una serie di questionari che misuravano i loro livelli di autostima e di umore. Dall’analisi dei questionari è emerso che grazie alle sedute di allenamento, i pazienti riferivano un livello medio di rabbia inferiore al solito e un miglioramento generale dell’autostima”.

L’intervista completa alla professoressa Irene Leo. Montaggio di Elisa Speronello

“Insomma, basandoci su queste evidenze tratte dalla letteratura scientifica, possiamo capire quanto sia utile integrare l’allenamento fisico nel percorso terapeutico del paziente, assieme al trattamento farmacologico e alle sedute di psicoterapia”, continua la professoressa. “L’esercizio fisico può essere considerato, di fatto, una risorsa primaria per il mantenimento della salute fisica e psicologica delle persone, oltre che un fattore di prevenzione per i disturbi mentali.

I vantaggi dell’attività sportiva per il mantenimento del benessere psicofisico sono facilmente riscontrabili sia a breve che a lungo termine. Ad esempio, un tipico effetto positivo immediato dell’attività fisica è la riduzione della tensione neuromuscolare che avviene anche dopo un singolo allenamento e che contribuisce a moderare i sintomi associati al disturbo d’ansia.

Per quanto riguarda invece gli effetti a lungo termine, sappiamo che un’attività fisica strutturata riduce il rischio di sviluppare diversi problemi di salute, soprattutto se svolta con una frequenza minima di due volte a settimana e accompagnata da uno stile di vita sano che include anche un'alimentazione corretta e il giusto equilibrio tra le ore di sonno e di veglia.

Infatti, sappiamo che adottare uno stile di vita sano e attivo migliora la funzione cardiovascolare e aumenta il rilascio di neurotrasmettitori cerebrali come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina che, agendo sulla corteccia prefrontale, svolgono un ruolo importante non solo per il funzionamento delle capacità cognitive, ma anche per la regolazione dell'umore. In altre parole, potremmo considerarle le responsabili di quelle sensazioni di benessere e felicità che favoriscono anche la plasticità cerebrale.

Al contrario, la riduzione dell’attività fisica può avere delle ripercussioni negative sul benessere mentale e sull'umore delle persone, come abbiamo avuto modo di osservare durante il periodo in cui la pandemia ci ha costretti a modificare in modo drastico i nostri ritmi di vita e ha limitato le occasioni di praticare sport”.

Sono molti i casi in cui l’esercizio fisico può giovare ai pazienti con problemi mentali. “Alcuni studi hanno dimostrato che un programma di allenamento mirato può avere effetti positivi anche sulle persone con deficit cognitivi di vario grado causati dall’Alzheimer, rallentando l'evoluzione della patologia”, spiega la professoressa Leo. “Inoltre, altre ricerche hanno dimostrato che lo sport può contribuire al mantenimento della salute mentale dei care giver, ovvero di coloro che si prendono cura delle persone con disturbi mentali. Svolgere una regolare attività fisica di tipo aerobico settimanale riduce infatti il rischio di burnout legato allo stress causato dall’accudimento familiare.

Naturalmente è importante considerare protocolli di valutazione adeguati per offrire interventi mirati a tutti i pazienti a seconda del loro specifico tipo di disturbo e sottoporli a un monitoraggio costante del loro stato di salute. Nella maggior parte dei casi, viene consigliato un esercizio fisico di tipo aerobico; ma, come abbiamo detto, ogni caso clinico è diverso e per ognuno serve un’attenta valutazione per capire quale tipo di allenamento possa essere il più efficace”.

Anche per quanto riguarda l’alternativa tra sport individuali e sport di squadra, non esistono scelte “giuste” o “sbagliate”: bisogna sempre considerare le preferenze dei pazienti e i diversi benefici che possono trarre da un determinato tipo di allenamento. Non dimentichiamo, infatti, che lo sport serve anche a socializzare e a divertirsi, aspetti che aiutano sicuramente a mantenere un buono stato di salute mentale.

Come spiega la professoressa Leo: “Condividere dei momenti di attività ludico-sportiva aiuta anche a sviluppare buone capacità a livello relazionale e sociale e di sperimentare emozioni positive come gioia e orgoglio per aver raggiunto determinati traguardi. Lo sport ha sicuramente un impatto positivo sulla sfera emotiva-motivazionale, produce uno stato generalizzato di benessere psicologico e migliora la percezione della propria competenza fisica e corporea”.

Nonostante questo, è sempre bene non esagerare. Infatti, come ricorda la professoressa Leo, “la media di pratica sportiva settimanale consigliata si aggira intorno ai 70 minuti da suddividere nell’arco di tre o quattro sessioni. Superare le ore giornaliere di allenamento può aumentare il rischio di overtraining, termine usato per descrivere un eccesso di attività fisica che non contribuisce al benessere psicologico ed emotivo nella persona, ma può diventare causa di un disfunzionamento”.

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