A novembre 2024, sei persone sono morte e altre sei sono state ricoverate in ospedale in Laos per un sospetto avvelenamento da metanolo (o alcol metilico), probabilmente a causa del consumo di alcolici contaminati in un bar nella località turistica di Vang Vieng. Il metanolo infatti è un composto chimico tossico, presente in vari prodotti come solventi o reagenti industriali, ed è pericoloso per la nostra salute. Ma è molto simile all’etanolo (o alcol etilico) che si trova invece normalmente nelle bevande alcoliche.
Entrambi i composti sono dei liquidi incolori, infiammabili e hanno anche un odore simile, ma le loro formule chimiche sono leggermente diverse: l’alcol metilico ha un solo atomo di carbonio, mentre quello etilico ne ha due. Una differenza apparentemente minima che però fa sì che il metanolo venga metabolizzato nel nostro corpo in modo diverso, risultando molto più tossico dell’alcol etilico. Infatti, mentre l’etanolo viene convertito in acetaldeide (una sostanza tossica che però viene rapidamente trasformata nell’innocuo acido acetico), il metanolo viene metabolizzato in formaldeide e poi in acido formico, che è tossico per le nostre cellule. Ecco perché l’alcol metilico, se ingerito, può causare gravi problemi: i sintomi di intossicazione acuta includono mal di testa, nausea e vertigini, ma possono evolvere in danni più seri al sistema nervoso come cecità, insufficienza respiratoria e morte.
Sia il metanolo che l’etanolo vengono prodotti naturalmente durante la fermentazione alcolica, ma il primo va accuratamente rimosso dalle bevande destinate al consumo umano. Però a volte l’alcol metilico può essere aggiunto in modo illegale per aumentare il contenuto alcolico di bevande, soprattutto di bassa qualità o in prodotti non regolamentati. Questo tipo di adulterazione è particolarmente grave perché anche piccole quantità di metanolo possono essere pericolose.
Una molecola di etanolo (a sinistra) e una di metanolo (a destra): in nero gli atomi di carbonio, in bianco l’idrogeno e in rosso l’ossigeno.
Per approfondire questo tema, abbiamo fatto qualche domanda a Michele A. Fino, professore associato di Fondamenti del Diritto Europeo all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e autore di Non me la bevo - Godersi il vino consapevolmente senza marketing né mode (Mondadori, 2024). Innanzitutto gli abbiamo chiesto come avviene una contaminazione accidentale da metanolo, e la risposta è che “accade quando il processo di distillazione è fatto in casa, ma senza le dovute attenzioni o con gli strumenti adatti. Per esempio, se sul distillatore non c’è un termometro e quindi non si riesce a separare la cosiddetta testa del distillato. Infatti, in qualunque vino tra i 70 e i 75 °C si genera alcol metilico, ma questa testa va assolutamente eliminata altrimenti in qualunque grappa ce ne sarebbe troppo e sarebbe pericoloso berla”.
1986: lo scandalo del vino al metanolo
Proviamo ora a ricostruire lo scandalo avvenuto nel 1986 in Italia, in cui c’è stata una contaminazione da alcol metilico in una partita di vino imbottigliato in Piemonte che è stata poi distribuita in vari supermercati del Nord Italia. Questo ha provocato l’intossicazione acuta di circa 180 persone, di cui 23 sono morte e altre 15 hanno perso la vista. Perché, come spiega Fino, “il primo effetto dell’intossicazione acuta da metanolo è un danno irreversibile al nervo ottico, e in dosi più abbondanti conduce alla morte”.
La vicenda all’epoca è stata seguita a lungo dai media, così come il successivo processo che ha portato a diverse condanne, anche se non è mai stato chiarito il motivo per cui c’era stata quell’adulterazione. Secondo Fino, le ipotesi sono due: “la prima era per frodare la Comunità economica europea, perché il vino eccedente era oggetto di distillazione finanziata. Cioè la CEE dava dei fondi in base al grado alcolico (senza distinguere tra etanolo e metanolo) e con la distillazione separare i due alcol è molto agevole e privo di rischi. L’idea della truffa era di aggiungere metanolo per alzare il grado alcolico totale, in distilleria lo controllavano senza distinguere, e poi se per esempio faceva 12 gradi il produttore prendeva l’aiuto per un vino con quella gradazione. Sfortunatamente, quella vasca contaminata da alcol metilico è stata imbottigliata”.
C’è poi una seconda ipotesi collegata al fatto che pochi anni prima era stata eliminata un’accisa sull’alcol metilico e quindi il suo prezzo era crollato. Inoltre “una piccola aggiunta di metanolo viene neutralizzata dall’etanolo presente nel vino - prosegue Fino - in pratica se i due sono in una proporzione corretta non ci sono pericoli per la salute, però se c’è troppo alcol metilico si ha l’intossicazione. Siccome negli anni Ottanta c’era ancora una forte domanda di vino in Italia (tanto che il consumo era superiore alla produzione interna), c’era una spinta ad adulterare vini di pessima qualità per alzarne il grado alcolico. Quindi si aggiungeva un po’ di alcol metilico per vendere quel vino a basso prezzo e ovviamente chi lo comprava rischiava qualcosa, ma se si stava attenti non succedeva niente: in questo caso non sarebbero stati attenti. La radice della truffa sarebbe stata quindi avere un prodotto con un grado alcolico che non aveva naturalmente, in quanto di scarsissima qualità”.
Quello italiano non è un caso isolato, infatti la stessa cosa è successa anche nel 2012 in Repubblica Ceca, dove però viene adulterato con metanolo un distillato casalingo, il cui grado alcolico insufficiente viene alzato per venderlo poi sul mercato nero. Era quindi destinato a persone che non potevano permettersi un prodotto di qualità, con un prezzo più alto, ma più controllato e sicuro. Sia nel caso italiano che in quello ceco, Fino sottolinea che “il motivo principale è la frode, ma una pericolosissima frode alimentare; e anche la recente contaminazione in Laos è verosimile che si iscriva in questo stesso filone”.
Se viaggiamo, meglio non correre rischi
In anni più recenti, in Europa la situazione è molto cambiata, innanzitutto perché il consumo di bevande alcoliche pro capite si è fortemente ridotto. Inoltre, la capacità di spesa è più alta e quindi è venuta meno la domanda sul mercato di vino o distillati a bassissimo prezzo a cui si rivolgevano quei prodotti adulterati: come dice Fino è lo stesso “mercato che ha fatto pulizia. Ma laddove ci sono ancora delle situazioni di povertà (come in Sud-est asiatico), oppure ragioni sociali o culturali per cui le persone cercano bevande alcoliche a prezzo molto basso, questo crea le condizioni per cui qualche truffatore senza scrupoli ne metta a repentaglio la vita. Quindi la matrice è sempre il mercato”; nel bene e nel male, ci verrebbe da aggiungere.
Tornando al recente caso del Laos, che ha coinvolto molti turisti occidentali, chiediamo a Fino quali consigli possiamo dare a chi viaggia all’estero per non correre rischi. “Il rischio è l’esotismo, cioè voglio conoscere un Paese e per farlo voglio anche assaggiare i cibi e le bevande locali, ma dove sta il pericolo? Che qui l’esotismo si salda con la presunzione molto diffusa che le bevande ad alto tenore alcolico non presentino rischi microbiologici (come la dissenteria), che sono invece tenuti in altissima considerazione. Forse quelle stesse persone intossicate con alcolici contaminati da metilico in Laos, lì non hanno mai bevuto acqua corrente ma solo da bottiglie chiuse e sigillate, invece sugli alcolici hanno abbassato la guardia. Per cui la curiosità per la tradizione locale, che ha predisposto all’assaggio, si salda con la presunzione che una bevanda alcolica comporti minori rischi per la salute. Purtroppo sottovalutando il fatto che quando non c’è un’etichetta, che riconduce a un produttore di chiara fama o comunque che sia leggibile (perché magari l’alfabeto è diverso), possiamo andare incontro al rischio di bere qualcosa prodotto senza rispettare degli standard che in Europa consideriamo basilari, ma che altrove possono trovare ancora delle eccezioni”.
Insomma ormai sembra passata l’informazione che se si viaggia in certe zone del mondo, è meglio non scherzare con le vaccinazioni o con i rischi legati al consumo dell’acqua di rubinetto, mentre sugli alcolici il rischio percepito è molto più basso… D’altronde nel corso della storia umana, la nostra specie si è dovuta fidare molto più spesso delle bevande alcoliche perché erano più sicure dell’acqua. Ma oggi questo ragionamento non vale più, ed è sempre meglio controllare le etichette, soprattutto quando siamo all’estero.