SOCIETÀ

Tunisi ospita il forum mondiale sulla parità di genere

I governi della Svezia e della Tunisia, in collaborazione col programma di sviluppo delle Nazioni unite (Undp) e Un Women, hanno scelto Tunisi come capitale che ospiterà il forum sulla parità di genere dal 24 al 26 aprile 2019. Il forum avrà luogo un anno prima del 25esimo anniversario della Beijing Declaration and Platform for Action (Bpfa), ovvero quella risoluzione che seguì i lavori della quarta conferenza Onu sui diritti della donna tenutasi a Pechino, e un anno prima del 20esimo anniversario della UN Security Council Resolution 1325, che prevede una piena e significativa partecipazione delle donne nella risoluzione dei conflitti e nella costruzione della pace. Inoltre, l'evento precede la presentazione del Global Sustainable Development Report al summit che si terrà a New York, presentato dalle Nazioni Unite.

Ricollegandosi a questi punti chiave, il forum di Tunisi vuole sottolineare l'importante ruolo che la società civile gioca per la riduzione del gender gap. Tra le personalità che parleranno durante la conferenza sono inclusi Youssef Chahed, primo ministro della Tunisia, Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di Un Women, Margot Wallström, ministro degli Affari esteri della Svezia e Neziha Labidi, ministro delle Donne, della famiglia, dell'infanzia e degli anziani della Tunisia. Ci si aspetta la partecipazione di circa 500 persone da tutto il mondo, inclusi attivisti, rappresentanti nazionali, regionali, locali e organizzazioni internazionali.

Feminism is part of human rights in general, but to choose to use the vague expression “human rights” is to deny the specific and particular problem of gender. It would be a way of pretending that it was not women who have, for centuries, been excluded Chimamanda Ngozi Adichie

L'importanza di questo evento e il suo valore globale sono dovuti al fatto che si tratta del primo raduno mondiale che si propone di fare il punto sull'avanzamento nell'implementazione della Beijing Declaration and Platform for Action. Si discuterà della leadership femminile a livello locale, di pace, sicurezza e donne, inoltre delle connessioni tra innovazione, tecnologia e uguaglianza di genere. Ci sarà anche l'opportunità di mobilitare attivisti, parlamentari, governanti e membri della società civile, che avranno lo spazio per far ascoltare la loro voce, creare network internazionali e comitati a tema in tutto il mondo.

Chimamanda Ngozi Adichie parla al forum sull'uguaglianza di genere 2018 di Stoccolma

Secondo il report 2017 di Human Rights Watch, la Tunisia continua a compiere progressi nella consolidazione dei diritti della donna. Il 26 luglio 2017 il parlamento ha adottato una legge per la lotta alla violenza contro le donne, che include elementi chiave per la prevenzione, protegge le vittime sopravvissute alla violenza domestica e persegue gli abusanti. Conseguentemente all'adozione di questo provvedimento, è stata eliminata dal codice penale, la possibilità per gli stupratori di sposare le proprie vittime, che gli consentiva di non essere puniti.

Già nel 1956 venne promulgato un documento rivoluzionario per il mondo arabo e musulmano: il Codice di statuto personale tunisino, che abolì la poligamia e il ripudio delle donne. Nel 1957 le donne tunisine acquisirono il diritto di voto e nel 1962 venne garantito loro l'accesso alla contraccezione. Nel 2014, a seguito della Primavera araba, entrò in vigore una nuova Costituzione il cui articolo 46 garantisce l'eguaglianza delle opportunità per uomini e donne in ogni campo e per qualsiasi livello di responsabilità, nonché una giusta rappresentazione in tutti gli organi eletti: il risultato fu che più di 4000 donne si candidarono alle elezioni parlamentari nel 2011 e di nuovo nel 2014.

Il 14 settembre 2017, il ministro della Giustizia annunciò la storica decisione di annullare la direttiva del 1973, che proibiva alle donne tunisine di sposare uomini non musulmani, a meno che questi non si fossero convertiti: la pena era il non riconoscimento del matrimonio da parte delle autorità, anche quando l'unione fosse stata contratta all'estero.

Il 25 novembre 2018, il Consiglio dei ministri della Tunisia ha approvato un disegno di legge che, per la prima volta nella storia della nazione, prevede che uomini e donne nell'ereditare ricevano parti eguali. La Tunisia è stato il primo tra i paesi arabi ad approvare una proposta di legge di questo tipo, fortemente voluta dallo stesso presidente tunisino, Beji Caid Essebsi, che ha dichiarato: ''Non c'è democrazia senza eguaglianza e non c'è un vero progresso senza l'abolizione della discriminazione tra uomini e donne. Escludere le donne dall'uguaglianza ereditaria, si oppone allo stesso spirito della religione musulmana e non è in linea con la filosofia e i principi dei diritti umani''. Inoltre ha rimarcato l'importanza dell'indipendenza economica delle donne tunisine e del loro contributo alla ricchezza del paese. La questione ha dato seguito a diverse polemiche, perché la Sharia prevede che gli uomini ereditino il doppio rispetto alle donne. Se questa legge dovesse passare, si potrebbe scegliere tra questa e la legge islamica, senza l'obbligo di andare contro il proprio credo. Da anni, negli ambienti più ricchi, si sopperiva a questa usanza con donazioni alle donne da parte dei parenti ancora in vita.

Dalla rivoluzione del 2011, la Tunisia ha adottato diverse misure per promuovere l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne. Secondo il rapporto della Banca mondiale, come riportato da Huffpostil paese è al primo posto nel mondo arabo in termini di uguaglianza di genere. Con un punteggio di 0,648 il paese si trova in 119esima posizione (ha perso due posizioni rispetto all'anno precedente). In Medio oriente e in nord Africa la Tunisia è più avanti degli Emirati Arabi Uniti (121°), del Kuwait (126 °), del Qatar (127 °), dell'Algeria (128i), di Turchia (130°) ed Egitto (135 °). Il Marocco è al 137 ° posto, seguito da Giordania (138 °), Libano (140 °) e Arabia Saudita (141 °).

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