SOCIETÀ

Trump e la “crociata” contro le persone transgender

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato a inizio febbraio un ordine esecutivo che proibisce alle atlete transgender di competere nelle gare femminili, anche se il titolo ufficiale della misura è Fuori gli uomini dagli sport femminili perché di fatto non le riconosce nemmeno come donne. Infatti questo è il quarto ordine esecutivo che prende di mira le persone transgender, a partire da quello firmato da Trump proprio il primo giorno in cui è rientrato in carica e che chiedeva al governo federale di ridefinire ufficialmente il sesso come solo maschile o femminile.

Per il partito repubblicano l’ultima misura appena varata vuole ripristinare l’equità nello sport, ma le organizzazioni che difendono i diritti delle persone LGBT+, e i diritti umani in generale, hanno descritto la decisione come discriminatoria. L’ordine esecutivo, che è entrato in vigore immediatamente, vieta la partecipazione di ragazze e donne transgender agli sport femminili nelle scuole superiori, nelle università e nelle associazioni sportive che ricevono fondi federali.

Inoltre, il funzionario della Casa Bianca che ha discusso la misura ha affermato che gli Stati Uniti faranno tutto il possibile per impedire alle atlete transgender di competere contro le donne nelle gare del Comitato olimpico internazionale (CIO) che si svolgono sul suolo statunitense. Trump stesso ha specificato che questo divieto si applicherebbe anche le olimpiadi del 2028 che si terranno a Los Angeles: in pratica verrebbero negati i visti d’ingresso negli USA alle atlete olimpiche transgender per partecipare ai giochi.

Secondo uno studio dell’UCLA Williams Institute lo 0,5% della popolazione statunitense sopra i 18 anni si identifica come transgender, e la percentuale di chi pratica sport è ancora inferiore. Ma anche se le persone colpite da questi divieti sono poche, il rischio che tali misure creino un clima discriminatorio e intollerante è molto alto, e va ben oltre il solo ambito sportivo.

Per capire meglio qual è la posta in gioco abbiamo fatto qualche domanda a Valentina Petrillo, vincitrice di due medaglie di bronzo ai mondiali di atletica paralimpica a Parigi del 2023 e prima atleta transgender a partecipare alle paralimpiadi (nella classe T12, essendo ipovedente). Ecco il suo commento a caldo: “comprendo la posizione di Trump e probabilmente vent’anni fa, quando le informazioni riguardo alle sportive transgender erano difficili da avere, forse l’avrei pensata come lui perché così la società mi ha portata a pensare”. Ma poi Petrillo prosegue dicendo che “pensare che nascere di sesso maschile comporti un vantaggio nella prestazione è un assioma non verificato e non verificabile; la scienza non è riuscita a dimostrare questo vantaggio semplicemente perché non è vero, cioè non tutti gli uomini sono più forti di tutte le donne quindi in base a questa evidenza non si può presumere alcun vantaggio da parte di una persona nata di sesso maschile rispetto a una nata di sesso femminile”. Venendo alle donne transgender in particolare, questo ragionamento secondo l’atleta paralimpica vale ancora di più dato che invece “studi commissionati dal CIO nel 2024 hanno dimostrato uno svantaggio prestazionale nei confronti di donne e uomini cisgender; e d’altronde i paventati successi delle persone transgender si limitano a una sola partecipazione alle olimpiadi e un’altra alle paralimpiadi, in entrambi i casi senza raggiungere neanche la finale”. 

Sempre ragionando sulle differenze tra uomini e donne, in termini di prestazione sportiva ma non solo, Petrillo dice che “il mondo femminile e in particolare lo sport femminile va accompagnato affinché un giorno possa essere al pari di quello maschile: questo vuol dire innanzitutto garantire le stesse opportunità a uomini e donne”. A tal proposito chiediamo se nella sua lunga carriera sportiva ha mai incontrato difficoltà nel competere nelle categorie femminili, e la risposta è che “nel mondo paralimpico non ho mai avuto alcun problema, ma purtroppo ho riscontrato tante difficoltà nel mondo dell’atletica Master Fidal dove ho percepito sempre una certa ostilità che culminò in una campagna per vietarmi l’uso degli spazi femminili come bagni e spogliatoi”. Il riferimento è ai campionati indoor organizzati nel 2023 dalla federazione italiana di atletica leggera (in particolare la sezione dedicata a chi ha superato i 35 anni) in cui una ventina di atlete protestarono contro Petrillo, che in quell’occasione stabilì il nuovo record italiano al coperto dei 200 metri femminili nella sua categoria. Ma le contestazioni non conoscono confini e infatti ci racconta che sempre nel 2023 fu “costretta a rinunciare ai mondiali di Torun in Polonia a causa di numerose campagne d'odio promosse a seguito della notizia della mia partecipazione, campagne di odio che proliferarono sui social arrivando a vere e proprie minacce di morte, non solo in Italia ma soprattutto all’estero, ricordo in particolare proprio da Polonia e Irlanda”.

Per provare a lasciarci con una nota positiva, chiediamo a Valentina Petrillo se vuole lanciare un messaggio di speranza per il futuro (dello sport e non solo) e ci risponde che “è un momento molto difficile, ma se vogliamo guardare a un futuro diverso dobbiamo fare in modo che ci siano le informazioni corrette su certi argomenti, non dobbiamo aver paura di trattarli e dobbiamo tutti confrontarci. Conoscere ciò di cui si parla è fondamentale per permettere a chiunque di non spaventarsi di fronte a una qualsiasi diversità, ma se partiamo da un pregiudizio di fondo non riusciremo mai a superare gli ostacoli, quindi è fondamentale portare alla luce le nostre storie e le nostre persone. La mia partecipazione alle paralimpiadi di Parigi ha costituito sicuramente un punto di partenza: io ce l’ho fatta e tutte e tutti noi possiamo farcela”.

La storia di Petrillo è raccontata nel documentario 5 nanomoli - Il sogno olimpico di una donna trans che fin dal titolo fa riferimento alla concentrazione limite di testosterone consentita alle atlete che intendano gareggiare nella categoria femminile, ovvero 5 nanomoli per litro di sangue. Il film sta girando l’Italia e sarà presto anche a Bologna e Padova (tutte le proiezioni sono accessibili alle persone non vedenti e non udenti tramite l’app MovieReading).

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