
Il mese del Pride è un’occasione per dare spazio e riconoscimento alla comunità LGBTQIA+ e per celebrarne la visibilità, la dignità e il percorso storico verso l’uguaglianza e i diritti civili. La storia di questa manifestazione l’avevamo raccontata in un articolo su Il Bo Live. Una storia iniziata nel 1969 con i moti di Stonewell e che, ancora oggi, continua ad essere vissuta e celebrata in quasi tutto il mondo. Non senza controversie. Proprio oggi, 28 giugno 2025, in occasione di uno dei Pride più simbolici dell’anno, Budapest si prepara a vivere una giornata ad alta tensione: la tradizionale marcia dell’orgoglio LGBTQIA+ è stata formalmente vietata dalla polizia, facendo leva su una legge recentemente approvata dal governo di Viktor Orbán, che limita il diritto di manifestare in nome della “protezione dei minori”.
Eppure, quella dell’Ungheria non si tratta di una situazione isolata: anche quest’anno Ilga-Europe, organizzazione non governativa che lotta per l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender in Europa, ha pubblicato l’edizione 2025 della Rainbow Map, la mappa che valuta il livello di tutela dei diritti delle persone LGBTQIA+ nei 49 paesi europei. L’analisi è basata su 75 criteri suddivisi in sette aree tematiche: uguaglianza e non discriminazione, riconoscimento legale del genere, diritti familiari, crimini e discorsi d’odio, integrità corporea intersessuale, spazio civico e diritto di asilo.
La Rainbow Map dei diritti
E se il 100% rappresenta la piena uguaglianza, l’Italia si ferma appena al 24,41%, scivolando di un punto rispetto all’anno scorso e avvicinandosi pericolosamente all’Ungheria di Orbán, che registra il 23%. In cima alla classifica si conferma, per il decimo anno consecutivo, Malta, seguita dal Belgio, salito al secondo posto dopo il terzo del 2024, e dall’Islanda, che conquista la terza posizione. Subito dopo troviamo Danimarca, Spagna e Finlandia. Degni di nota i progressi di Germania e Grecia, mentre Norvegia e Lussemburgo completano la Top 10 della Rainbow Map 2025. Il Regno Unito perde sei posizioni, arrivando alla 22esima, posizionandosi tra Andorra ed Estonia. Chiudono la classifica Turchia, con il 5%, e Azerbaijan e Russia, con solo il 2%.
Lo stato dei diritti LGBTQIA+ in Italia
Se ci si concentra singolarmente sull’Italia, la Rainbow Map 2025 evidenzia una situazione disomogenea e, in alcuni ambiti, particolarmente critica. Il nostro Paese registra punteggi molto bassi in diverse aree chiave: solo l’8,74% per quanto riguarda l’uguaglianza e la non discriminazione, appena il 17,13% in tema di diritti familiari e addirittura lo 0% sia per quanto riguarda la protezione contro i crimini e i discorsi d’odio, in assenza di una legge contro l’omobitransfobia, sia per la tutela dell’integrità corporea delle persone intersessuali. Migliore, ma comunque insufficiente, il dato sul riconoscimento legale del genere, fermo al 42,29%, mentre si distingue in positivo solo l’ambito dello spazio civico, con un punteggio pieno del 100%. Le richieste di asilo da parte di persone LGBTQIA+ ottengono invece un modesto 33%.
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Di fronte ad un quadro che riflette un sostanziale immobilismo legislativo è necessario e sempre più urgente un impegno politico sul fronte dei diritti. Lo sa bene chi, ogni giorno, lavora sul campo per garantire dignità e supporto alle persone transgender.
“Sat Pink è un’associazione di promozione sociale e Sat sta per ‘Servizio Accoglienza Trans’. È nata 14 anni fa, nel 2011, all’interno del Circolo Pink di Verona con l’obiettivo di supportare i percorsi di affermazione di genere delle persone trans.” A parlare è Indaco Fornasier, presidente dell’associazione stessa. A oggi sono attivi tre punti di accoglienza dislocati sul territorio regionale: oltre a Verona, il Sat Pink è presente a Padova dal 2015 e a Rovigo dal 2022. “Nonostante ci fosse una legge, la 164/82, all’epoca non esistevano servizi pubblici e pochissimi privati si occupavano delle necessità delle persone trans. I percorsi erano spesso ancora ‘casalinghi e fai da te’, con un notevole rischio per la salute delle persone” continua Fornasier.
Negli anni, Sat Pink ha costruito una rete solida, fatta di collaborazioni con strutture sanitarie pubbliche, come la clinica universitaria di Padova, quella di Verona e gli ospedali di Brescia e Modena, oltre a un’ampia offerta di servizi rivolti alla comunità: “Abbiamo i gruppi AMA (auto mutuo aiuto), i gruppi per genitori e parenti di persone transgender, consulenze legali, colloqui di accoglienza, supporto psicologico, vocal training, laboratori di genere, uno sportello lavoro. Inoltre facciamo formazione con ECM, soprattutto per il personale sanitario e organizziamo eventi politici, culturali e artistici”.
A Padova, la presenza dell’associazione è cruciale, non solo per il supporto diretto alle persone transgender, che qui trovano le informazioni necessarie riguardo ai loro percorsi, un appoggio concreto, un senso di appartenenza ad una comunità che dia loro e alle loro istanze valore e importanza, ma anche per il suo impatto sulla cultura cittadina: “Ogni qualvolta si ottiene un ampliamento dei diritti civili all’interno di una società, si amplia il benessere e la libertà di tutte le cittadine, cittadini e cittadinu. Più diritti più democrazia. La comunità transgender rispetto al resto della popolazione conterà un 3% di individui, non è molto ma non è neanche pochissimo ed è importante informare e formare sia la persona media sia lavoratrici e lavoratori impiegati in ambiti pubblici e istituzionali se vogliamo che la società cambi in meglio e che diventi più inclusiva e rispettosa verso le pluralità. Oggi, l’identità di genere è un tema importante per le persone ed è altrettanto importante poterlo elaborare in modo propositivo, togliendone le sovrastrutture come stereotipi, giudizi e pregiudizi, stigmi e accezione negativa verso tutte le tematiche della sessualità umana che impediscono un’espressione equilibrata di sé” continua Fornasier.
L’associazione collabora strettamente con il Centro di riferimento regionale per l’incongruenza di genere (Crrig) dell’ospedale di Padova, oltre che con professionisti e professioniste del settore privato, psicologhe e avvocate comprese, per garantire accompagnamento legale e clinico nei diversi step dei percorsi di affermazione di genere.
Ma quali sono oggi le urgenze per le persone transgender in Italia? Per Fornasier, la lista è lunga e non riguarda solo la sanità: “Serve una legge contro tutti i tipi di discriminazione, odio e violenza specificamente verso persone transgender. Serve la depatologizzazione su tutti i piani, l’abolizione della legge 164/82, da sostituire con un procedimento amministrativo per la rettifica di sesso e anagrafica al posto della sentenza del tribunale, il consenso informato per gli interventi di medicina di genere e percorsi autodeterminati che includano anche identità non binarie e intersex. Più spazi inclusivi, più formazione nelle scuole, nella sanità, tra le forze dell’ordine. E ancora: inclusione negli screening oncologici dopo la rettifica anagrafica, assistenza post-operatoria adeguata, carriera alias in tutti gli ambiti, anche privati. E che venga tolta l’obbligatorietà di indicare su un CV età, sesso o nazionalità”.
Un ruolo centrale nel lavoro dell’associazione lo gioca il supporto psicologico, che secondo Irene Lisa Gargano e Giulia Giardina, psicologhe per Sat Pink, non dovrebbe essere imposto, ma scelto: “Il supporto psicologico nei percorsi di affermazione di genere può avere obiettivi diversi, che sono personalizzati in base alla richiesta della persona. Per questo non risulta sempre necessario e dovrebbe partire da una libera scelta. Chi si rivolge a noi, generalmente, viene accolto da uno dei nostri volontari specializzati che incontra la persona, le offre uno spazio di primo ascolto e le presenta i servizi che l’associazione (e, più in generale, il territorio) offre e che potrebbero rispondere a quella che è la sua richiesta.
Se la persona esprime di voler intraprendere un percorso che prevede anche interventi medici/chirurgici, generalmente si propone una presa in carico dall’équipe specialistica per un percorso di consulenza psicologica, che è per prassi richiesto per poter accedere al trattamento ormonale sostitutivo con un endocrinologo (qualora la condizione di salute fisica della persona lo consenta).
Per chi richiede la rettifica del genere e del nome all’anagrafe, c’è inoltre la possibilità di essere messo in contatto con un gruppo di avvocati specializzati che collabora da anni con la nostra realtà. Inoltre, tra i servizi dell’associazione, ci sono gruppi, laboratori e sportelli tematici che possono offrire un supporto prezioso al di là di quello professionale” spiegano Gargano e Giardina.
I rischi psicologici legati allo stigma e alla discriminazione sono ben documentati: “La ricerca attesta che le persone transgender godono di una salute mentale peggiore rispetto alle popolazione di riferimento. È importante sottolineare che la motivazione non è riconducibile a una condizione intrinsecamente patologica dell’identità transgender, ma alle conseguenze di essere espostɜ a episodi (vissuti o temuti) di esclusione, discriminazione e violenza. Gli studi più recenti attestano, tra i vari rischi, una più elevata vulnerabilità a sviluppare sintomatologia ansiosa e/o depressiva, ideazione suicidaria, tentativi di suicidio e condotte autolesive; isolamento sociale; abuso di sostanze; rischi di subire violenza e altre forme di disagio psichico. Ma i livelli di rischio diminuiscono notevolmente se sono presenti sostegno familiare e sociale” sottolineano le psicologhe.
Tuttavia, rimangono criticità nel mondo della salute mentale in Italia: “Uno dei più grandi ostacoli è la mancanza di formazione adeguata: nei percorsi universitari e post-universitari i temi legati alla salute delle persone LGBTQIA+ sono ancora marginali. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, inoltre, non ha ancora vietato esplicitamente le pratiche di conversione, a differenza di altri enti internazionali. “ Eppure, qualcosa si muove, concludono Gargano e Giardina: “Alcune iniziative stanno tentando di rispondere a queste carenze formative, come quella dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto che, nel 2024, ha costituito Gruppo di Lavoro sulle tematiche LGBTQIA+”.
Ogni giorno, realtà come Sat Pink colmano vuoti istituzionali, offrendo supporto e diritti là dove mancano. È giusto dunque ricordare che il Pride non è solo una festa: è anche una misura dello stato della democrazia, e oggi, tra tutele assenti e politiche ferme, c’è ancora molto da fare.