CULTURA

Vox Lux, la perdita dell'innocenza e il disappunto del pubblico

Foto Asac - La Biennale di Venezia

Gli applausi alla fine della proiezione per la stampa di Vox lux sono tiepidi, mentre il disappunto è manifestato con chiarezza tramite svariati “buu”. Per uno dei film più attesi dell’anno è un risultato quantomeno inaspettato, specie considerando il cast stellare, con Natalie Portman in pole position.

Chiedendo a una decina di persone, che, si sa, non fanno statistica ma non si sa mai, salta fuori che si aspettavano un film musicale, una cosa alla La la land, anche se un pelo più drammatico. Effettivamente non c’erano state troppe indiscrezioni sulla trama, e frame e immagini ruotavano quasi tutti attorno alla Portman vestita con abiti vistosi e con un trucco 100% glitter. Del resto se prima di entrare in sala l’aspettativa poteva ragionevolmente essere quella di vedere un film quasi leggero, la speranza si sarebbe dovuta infrangere nei primi dieci minuti. La scena iniziale è da teen movie: una classe ritorna dalle vacanze, un’insegnante fa i complimenti a un’allieva per il suo nuovo taglio di capelli e si appresta a cominciare la lezione, quando uno studente entra in aula con estrema lentezza, si presenta e mentre l’insegnante viene inquadrata frontalmente lui le spara all'improvviso e lei cade a terra morta.

A questo punto narrativamente erano possibili due vie: un percorso di riscatto positivo, che dalla tragedia portasse a un softdrama dai toni pastello, o l'analisi di un percorso accidentato alla ricerca della redenzione del sopravvissuto. Il regista Brady Corbet aveva già partecipato al festival lagunare due anni fa con The childhood of a leader (sezione Orizzonti), e per chi ricorda quella pellicola era difficile, se non impossibile, immaginare un film banalmente ottimista. Vox lux infatti è il ritratto di un'America con luci e ombre (più ombre, a dire il vero), dove il successo è frutto di un patto con il diavolo e i soldi sono più importanti dello show.

La sparatoria di Columbine, l'evento realmente accaduto da cui il film prende le mosse, è talmente tragico che non si può intravvedere alcuna possibilità di completa redenzione. Questa storia rappresenta un tentativo, che si trova a scontrarsi con la realtà di un mondo malato in cui si uccide per il gusto di farlo. Come l'America, anche il film presenta luci e ombre: da una parte crea perfettamente un'atmosfera perturbante, in cui la paura fa capolino in ogni inquadratura anche senza motivazione alcuna. Lo spettro dell'11 settembre è solo accennato, gli attentati sono silenziosamente presenti in accenni e citazioni. La regia è efficacemente originale nella prima metà del film, e molto più classica nella seconda, che assume anche per questo i tratti di un epilogo non troppo entusiasmante.

Delude un po' anche l'interpretazione della Portman, che sembra replicare il suo ruolo ne Il cigno nero, con una sfumatura di isteria in più. Per quanto riguarda le doti canore, considerando che cantare non è il suo mestiere, merita tutti i complimenti del caso, anche perché la protagonista Celeste non diventa famosa in virtù di un'ugola d'oro, ma grazie alla tragedia che l'ha vista protagonista a un passo tra la vita e la morte. Non aveva quindi senso, come alcuni suggerivano, di prendere una cantante per il ruolo della protagonista.

Degne di nota sono invece le interpretazioni di Raffey Cassady (che interpreta sia Celeste da bambina che la figlia da lei avuta in giovane età, con un effetto inizialmente straniante) e di Stacey Martin, la sorella di Celeste che dopo l'incidente le giura eterna abnegazione. Forse un po' sotto tono un altro grande: Jude Law, che interpreta l'agente di Celeste e che inizialmente ha una storia con la sorella, ma poi le preferisce l'artista.

Per concludere, Vox Lux è un film che ha il pregio di far riflettere grazie al parallelo tra la perdita dell'innocenza di Celeste e quella dell'America (un riferimento a Trump?), e anche stilisticamente offre degli spunti interessanti. Non è perfetto, ma del resto Corbet ha solo 30 anni, e ha tutto il tempo per perseguire la perfezione.

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