SOCIETÀ

Parole in folle - Disagio mentale, identità, migrazioni: le voci poetiche dei giovani africani/2

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Cosa vuol dire soffrire di depressione o ritrovarsi ai margini della società perché considerato “folle”?

Sono le esperienze reali di queste giovani autrici ed autori a raccontarcelo. Dal Sudafrica, Vangile Gatsho; dall’Uganda, Afroetry e Amanya Aklam, e Nanda dal Gabon. Ognuno di questi artisti porta a galla vissuti dolorosi, ma anche le percezioni che l’Occidente ha sulla questione della malattia mentale nel continente africano. Quasi che il male di vivere non potesse esistere in Africa o debba essere una cosa diversa rispetto al resto del mondo. Ma sono le parole – e il vissuto – di giovani africani a riportarci su altri binari. E su un autentico percorso di ascolto.

CREDITS

Poesie: Come una candela nel vento, vangile gantsho; La depressione di mia madre, Carolyne Afroetry; Il pazzo africano, Amanya Aklam; La depressione è per gli altri, i bianchi. Qui la chiamiamo Follia, Nanda

Interpreti: Angela Abasimi, Letizia Kasala, Junior Tene

Traduttrici: Gaia Resta, Maria Luisa Vezzali

Coordinatori del progetto: Davide Galati e Antonella Sinopoli

Alla parte tecnica, suono e montaggio: Riccardo Falcari

Sonorità: Fabio Romanato

Social media: Emanuele Bozzoni

Sigla (La prière du désespéré): Ayeva Falak

Questi podcast fanno parte di "One Global Voice - Uniti e unici nel valore della diversità", un progetto della testata giornalistica e associazione Voci Globali, sostenuto da Fondazione Cariparo nell'ambito del bando CulturalMente 2020.

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