SOCIETÀ

Protetti dal trattato che non c’è

Il 25 dello scorso settembre ci sono stati due eventi importanti per il regime di controllo delle armi nucleari: la Tailandia ha ratificato il Comprehensive Test Ban Treaty (CTBT) e Tuvalu lo ha firmato; ora il CTBT ha 167 parti e 184 firmatari. 

Il CTBT, proibendo ogni tipo di esplosione nucleare e stabilendo un rigido sistema di controlli su scala mondiale, è uno degli elementi fondamentali della rete di strumenti diplomatici e legali che mirano a impedire la proliferazione nucleare a nuovi paesi e lo sviluppo qualitativo degli arsenali esistenti. 

I test esplosivi sono infatti necessari per mettere a punto una nuova classe di armi nucleari e il blocco dei test è quindi una condizione cruciale nella prospettiva di prevenire la corsa agli armamenti.  Fin dall’inizio dell’era atomica si sono moltiplicati gli sforzi per bandire definitivamente i test e un ruolo fondamentale è stato esercitato da associazioni di scienziati, organizzazioni non governative e dall’opinione pubblica in generale. Un primo risultato è stata la proibizione di test nucleari nell’atmosfera e nel mare (PTBT in vigore dal 10 ottobre 1963), seguito dai limiti posti da Russia e USA ai propri test sotterranei (TTBT e PNET in vigore dall’11 dicembre 1990). 

Manifestazioni popolari in Kazakistan e Arizona, pressioni dei paesi non nucleari nel corso della conferenza di revisione del Trattato di non-proliferazione (NPT) del 1990, la dimostrazione da parte di scienziati che era possibile verificare ogni test, la fine della guerra fredda e l’interesse di Gorbaciov e Clinton per il controllo degli armamenti furono i fattori che portarono nel 1996 alla definizione del CTBT nell’ambito della Conferenza per il disarmo, dopo tre anni di intensi negoziati; un escamotage diplomatico permise di superare il veto dell’India e il CTBT venne aperto all’adesione il 24 settembre 1996.

Il CTBT si presenta come un documento complesso, articolato in un preambolo, 17 articoli, due annessi e un protocollo con due annessi. L’articolo I obbliga le parti  a non effettuare alcuna esplosione nucleare, senza alcuna eccezione, e a prevenire tali esplosioni in ogni contesto. L’articoloII istituisce l’Organizzazione per il CTBT (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization –CTBTO) con sede a Vienna per assicurare l’implementazione del trattato, incluse le forme di verifica e controllo, e fornire un foro per consultazioni e cooperazione. L’articoloIV elabora il complesso  e delicato regime di verifica del rispetto del trattato, comprendente una rete globale di rilevamento (International Monitoring System–IMS) con 337 stazioni installate in tutto il mondo per l’individuazione di possibili test nucleari nell’atmosfera, sott’acqua e sotto terra, e, a Vienna, un centro di raccolta ed elaborazione dei dati.

Gli altri articoli riguardano aspetti pattizi tecnici; in particolare l’articolo XIV richiede per l’entrata in vigore del trattato la ratifica dei 44 stati che all’epoca possedevano reattori nucleari di ricerca. Il protocollo aggiuntivo descrive le funzioni del sistema internazionale di monitoraggio e del centro dati internazionale, le procedure per le ispezioni in situ e le misure costruttive di fiducia da mettere in opera.

La peculiare condizione sull’entrata in vigore del trattato ha l’obiettivo di fornire alle parti la necessaria garanzia della rinuncia di tutti i paesi con potenzialità militari allo sviluppo di ordigni nucleari; mancando la ratifica di 8 paesi “critici” (Cina, Corea del Nord, Egitto, India, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti) il trattato non è ancora entrato in vigore, nonostante la sua quasi universalità. 

Il trattato difficilmente entrerà in vigore in tempi ragionevoli: il partito repubblicano americano è assolutamente contrario a limitazioni dei test (l’ultima Nuclear Posture Review esplicitamente dichiara che gli USA non ratificheranno il CTBT) e i presidenti democratici non hanno mai trovato nel senato una maggioranza favorevole alla ratifica; la Cina attende l’adesione degli USA e anche la Corea del Nord vuole “equiparazione” con gli Stati Uniti; l’Egitto continua nella sua politica di non adesione a limiti delle armi biologiche, chimiche e nucleari finché Israele non aderisce come paese non nucleare all’NPT; India e Pakistan hanno sempre osteggiato il trattato. 

Tuttavia il CTBT continua a svolgere un ruolo cruciale nella complessa e, per troppi versi, insoddisfacente situazione attuale, garantendo la stabilità del sistema di protezione dal disastro nucleare. Esso costituisce di fatto una barriera politica e culturale a nuovi test (e quindi a ulteriori sviluppi militari) e sostiene la moratoria in atto: della Russia dall’ottobre 1991, della Francia dall’aprile 1992, di USA e UK dall’ottobre 1992, di India e Pakistan dal maggio 1998; anche la Corea del Nord ha recentemente dichiarato di aver concluso la propria campagna sperimentale.

L’IMS del CTBTO continua a operare e a svilupparsi, dimostrandosi uno strumento indispensabile per la sicurezza mondiale, rendendo di fatto impossibile l’esecuzione di test clandestini; non solo è stato in grado di monitorare tutti i test nordcoreani, inclusi quelli di bassa potenza, ma con la sua rete di rivelatori fornisce informazioni cruciali per lo studio dei terremoti, maremoti ed esplosioni vulcaniche e mette a disposizione i suoi dati per il preavviso di tsunami.

Il CTBT è al centro del regime di non-proliferazione e disarmo nucleare e l’obiettivo della sua entrata in vigore rimane ai primi posti nell’agenda diplomatica internazionale, ribadito nelle conferenze di revisione dell’NPT e durante i lavori del Primo comitato dell’Assemblea generale dell’ONU. Le recenti adesioni della Tailandia e di Tuvalu sono quindi importanti, a dimostrare la vitalità del CTBT e a conferma del riconoscimento del suo ruolo per la sicurezza mondiale.

alessandro pascolini

ALESSANDRO PASCOLINI

Alessandro Pascolini è uno studioso senior dell’Università di Padova, già docente di fisica teorica e di scienze per la pace, ed è vice-direttore del Master in comunicazione delle scienze. Si occupa di fisica nucleare, controllo degli armamenti e divulgazione scientifica. Dal 1988 al 2002 è stato responsabile delle attività di promozione della cultura scientifica dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, producendo una sessantina di mostre in Italia e all’estero e predisponendo testi e materiali audiovisivi, cinematografici e multimediali. La Società Europea di Fisica gli ha conferito il premio 2004 per la divulgazione scientifica. È vicepresidente dell’ISODARCO e partecipa alle Pugwash Conferences on Science and World Affairs.

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