CULTURA

Shakespeare e Fake News

Forse dovremmo chiederci se prima che il termine "Fake News" diventasse di moda, le bugie, esagerazioni, manipolazioni, bufale, pettegolezzi, calunnie e distorsioni della verità assortite non esistessero già. La risposta è facile: poiché per sua natura il linguaggio consente di descrivere qualsiasi stato del mondo ("Quello è un leopardo!") è chiaro che questa frase può corrispondere o meno alla realtà. Può esserci davvero un felino in agguato, oppure il movimento delle foglie percepito da chi parla può essere stato causato dal vento, oppure l'animale intravisto può essere non un leopardo ma una tigre, o magari un'innocua scimmia. O, ancora, può essere una pura invenzione per far scappare la persona a cui la frase è diretta. Con le bugie e le esagerazioni conviviamo da milioni di anni, però è interessante notare come uno dei più acuti studiosi del fenomeno scrivesse già nel Cinquecento: William Shakespeare. Il drammaturgo inglese aveva una profonda conoscenza dei meccanismi politici: quasi tutte le sue opere esplorano il tema del potere, in particolare dell'ossessione per conquistarlo e conservarlo, si pensi solo ad Amleto o a Macbeth. E il potere è sempre andato insieme all'astuzia, all'inganno, alla calunnia.  Nella seconda parte di "Enrico IV", per esempio, Shakespeare esordisce mettendo insieme un bizzarro personaggio battezzato Rumour (che in inglese vuole appunto dire voce, pettegolezzo) e indossa un costume tutto dipinto con bocche e lingue. Rumour si rivolge agli spettatori con arroganza: "Aprite le orecchie! Chi di voi smetterà di ascoltare quando l'assordante Rumour parla?" La macchietta vanta il potere delle sue parole, che sono "trasportate dal vento, da Est a Ovest". Nulla può fermare le sue calunnie, "The which in every language I pronounce/Stuffing the ears of men with false reports", ovvero calunnie "che io pronuncio in ogni lingua, riempiendo le orecchie degli uomini di false notizie". "Parlo di pace, mentre inimicizie nascoste da un sorriso feriscono il mondo" aggiunge Rumour, che vanta i suoi poteri a cui apparentemente nulla può resistere. "Io sono uno strumento che soffia fuori ipotesi, gelosie, congetture ed così facile da usare che il rozzo mostro dalle innumerevoli teste, la moltitudine sempre incerta e in disaccordo, può suonarlo". Quindi già Shakespeare percepiva l'irresistibile ascesa di fake news in tutte le lingue, che attizzano la discordia, facili da usare per la moltitudine: insomma, Facebook e Twitter. Non ci resta che chiederci se, nella sua sfera di cristallo, il poeta avesse intravisto anche il ciuffo arancione del demagogo Donald Trump, ben più pericoloso di  qualsiasi Jago apparisse sulla scena. 

fabrizio tonello

FABRIZIO TONELLO

Fabrizio Tonello insegna un corso sulla politica estera americana in prospettiva storica: “Republic” and “Empire” in American Political Thinking. Ha insegnato anche Storia del giornalismo e Istituzioni politiche dell’America del Nord. Ha insegnato anche nel dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l’università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. È stato Visiting Fellow della Columbia University di New York e Fulbright Scholar presso la University of Pittsburgh (PA).

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