SCIENZA E RICERCA

Alla salute! Il vino francese nasce in Italia

La notizia è di quelle che potrebbero far storcere il naso ai nostri cugini d’Oltralpe, poco avvezzi a dover ridimensionare la loro grandeur, ancor meno se a favore di una qualche supremazia italiana. E se i francesi non fossero stati i primi produttori di vino al mondo? E se lo avessero imparato a fare invece proprio dagli italiani? È l’ipotesi a cui è approdato Patrick McGovern, archeologo biomolecolare al museo dell’università di Pennsylvania, meglio conosciuto come l’archeologo dell’alcol. La Francia rischia di perdere a tavolino un altro primato: dopo la cucina, le cui origini si farebbero risalire al matrimonio tra Caterina de’ Medici ed Enrico d’Orléans, ora anche il vino, le cui tecniche di lavorazione sarebbero state insegnate dagli “italiani” (in realtà gli etruschi) attorno al 425 a.C. 

Le cose sembrano proprio essere andate in questo modo, con buona pace dei produttori di Champagne, Bordeaux o Sauterne. Lo studio di McGovern ripercorre le tappe della diffusione della vitis vinifera, pianta responsabile del 99% del vino mondiale. Il vitigno venne per la prima volta addomesticato circa 9.000 anni fa nel Vicino Oriente per poi essere diffuso in tutto il Mediterraneo dai mercanti greci, fenici e cananei. “Attorno all’VIII secolo a.C. - spiega McGovern - i fenici aiutarono la popolazione etrusca a impiantare le vigne nell’Italia centrale e nel giro di 200 anni gli etruschi fecero lo stesso con i francesi, creando rotte commerciali verso il Sud della Francia”. Per dimostrare questa teoria, lo studioso ha inserito nella sua ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, una serie di reperti rinvenuti nell’antico porto francese di Lattara (ora conosciuta come Lattes). Si tratta di anfore, piene di vino e d’origine etrusca, risalenti a periodo compreso tra il 500 e il 475 a.C.

Secondo McGovern è plausibile pensare che le popolazioni francesi del Sud siano rimaste inebriate dalla bevanda e che dopo appena 100 anni abbiano iniziato una produzione in loco, probabilmente sotto il controllo degli stessi etruschi. A ulteriore dimostrazione della teoria, nella ricerca sono citati una serie di biomarcatori chimici dell’uva rinvenuti all’interno di una macina (anche questa di Lattara) risalente al 425 a.C. “Ciò dimostrerebbe non solo che la macina veniva utilizzata per la produzione del vino - si legge nello studio - ma conferma che lo strumento è il primo identificato chimicamente per tale uso”. Rimane possibile che il vino fosse prodotto prima di questa data? Potrebbe anche essere, ma al momento non ci sarebbero altre evidenza scientifiche e chimiche a dimostrarlo. Certo, secondo McGovern, il ruolo della Francia, soprattutto all’interno dei monasteri medievali, è fondamentale per la diffusione del metodo di vendemmia e di fermentazione del vino poi diventati uno standard mondiale, ma all’Italia resta comunque l’onore di poter dire di aver esportato nel mondo non solo la cultura del cibo, ma anche l’arte del bere. Un po’ di sano campanilismo, a volte, non può che far bene, come un bicchiere di buon vino rosso a tavola, rigorosamente italiano.

Ma.S.

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