SOCIETÀ
Biblioteche che trasformano la città. Il caso di Londra
Nel 1861, al momento dell’unità d’Italia, circa il 70% degli uomini e l’80% delle donne erano analfabeti. Nel 2012 si stima che la stessa percentuale della popolazione sia incapace di comprendere un testo di media difficoltà, per esempio l’editoriale di un giornale o un articolo di economia. Nei primi decenni del Novecento gli sforzi riformisti di socialisti e democratici per il potenziamento del sistema bibliotecario pubblico ottennero qualche risultato ma a un secolo di distanza è proprio quest’ultimo a essere messo in crisi dall’esorbitante numero di pubblicazioni annuali, dai supporti digitali sempre più in voga, da una burocrazia opprimente. Il grande sogno della pubblica lettura che prese vita attorno agli anni Settanta subì una brusca battuta d’arresto solo 10 anni dopo a causa della mancanza di finanziamenti per la cultura.
Partendo da un’idea di biblioteca più vicina alla gente e alle necessità di un mondo in continua evoluzione Sergio Dogliani, torinese emigrato a Londra in giovane età, partecipa alla creazione del primo “Idea Store” nel quartiere di Tower Hamlets a Londra, un progetto ambizioso e innovativo che combina servizi bibliotecari, corsi di formazione e centri informazione con caffè, gallerie d’arte e spazi ad uso della comunità. La filosofia che sta alla base di questo “brand” è, come ci dice lo stesso Dogliani, la volontà di migliorare la vita delle persone adattandosi alle loro necessità quotidiane. “Quando ci siamo ritrovati a decidere come sarebbe dovuto essere il primo Idea Store, abbiamo pensato di chiedere direttamente alla gente come l’avrebbe voluto. Risultato: la popolazione aveva bisogno di un centro aperto sette giorni su sette, con più libri a disposizione e orari più lunghi di quelli che normalmente proponevano le biblioteche di quartiere. Volevano che fosse vicino ai luoghi che già frequentavano: supermercati, scuole, impianti sportivi, e desideravano che diventasse anche un luogo d’incontro dove poter prendere un caffè magari, dove poter utilizzare computer con l’accesso a internet e usufruire di vari servizi. Ecco che a Tower Hamlets ospitiamo circa 400.000 volumi, che diventano sei milioni se pensiamo ai possibili collegamenti con altre biblioteche; offriamo circa ottocento corsi di formazione l’anno delle tipologie più vari. C’è una caffetteria molto frequentata, ospitiamo mostre e seminari, con una particolare attenzione all’animazione per bambini soprattutto nel periodo di chiusura delle scuole”.
Tower Hamlets, quartiere multiculturale dell’East End di Londra, presenta problemi di integrazione e tolleranza: “Circa un terzo del quartiere è bengalese, pertanto quasi il 18% del nostro budget è destinato a questa cultura. Idea Store a Tower Hamlets resta comunque un luogo neutro, dove tutti possono trovare i propri spazi e magari degli aiuti per migliorare la qualità delle loro vite. Nonostante ci siano diversi modi di vivere, i valori di partenza sono gli stessi”. E quando gli chiediamo se il modello “Idea Store” potrebbe rappresentare un nuovo punto di partenza anche per risollevare le sorti delle biblioteche italiane, risponde così: “Mi piacerebbe impegnarmi in Italia, ma un progetto di proporzioni così ingenti ha bisogno di un forte sostegno dalla realtà politica in cui è inserito per garantire una determinata rete di servizi con continuità. Al momento credo che l’Italia non sia pronta”.
Gioia Baggio