SOCIETÀ

Dammi la pistola e torna in classe

“Mi occupo di alfabetizzazione digitale da sempre”, racconta Lance Lucas, l’amministratore delegato di Digit All Systems, che dal 1998 lavora nelle comunità più svantaggiate di Baltimora, con gli ex-carcerati e con i giovani dei projects – le disastrate case popolari, in cui gira molta più droga che istruzione, rese note dalla popolarissima serie televisiva The Wire. “Qualche tempo fa, discutevo con alcuni insegnanti di qui di come sia importante offrire a questi ragazzi un’istruzione di qualità che sia rilevante a livello professionale, di come, in senso figurato, si debba convincerli a rinunciare alle pistole in cambio di computer”. Quella notte, svegliatosi all’improvviso, Lucas si rese conto che il baratto tra pistole e computer non doveva necessariamente rimanere soltanto una metafora, grazie alle centinaia di calcolatori cui la sua organizzazione aveva accesso.

Facciamo un passo indietro: con una popolazione di circa 620.000 abitanti, nel 2012 Baltimora ha registrato 217 morti per armi da fuoco, un dato in aumento sul 2011 ma comunque considerato positivo dall’amministrazione locale giacché rappresenta uno dei risultati migliori degli ultimi 30 anni. Secondo i dati del Center for Disease Control (relativi al 2006-2007) questa città portuale sulla costa atlantica degli Stati Uniti, dove ha sede la rinomata università Johns Hopkins ma dove si concentra anche tanta povertà, è quinta nella classifica nazionale delle città con il più alto tasso di decessi dovuti all’uso di pistole e fucili (inclusi omicidi, suicidi e incidenti), con oltre 33 vittime per ogni 100.000 abitanti. Statistiche che la pongono all’incirca sullo stesso piano di una delle nazioni più violente al mondo, il Guatemala

Sullo sfondo di questo stato di emergenza permanente, il Congresso di Washington rimane incapace, nonostante gli oltre 30.000 morti per armi da fuoco nel 2010, di arrivare a un compromesso serio sulla riforma del mercato delle armi. È così che alcuni cittadini di Baltimora si sono recentemente rimboccati le maniche e hanno preso l’iniziativa.

A metà luglio, il gruppo non-profit Digit All Systems  ha organizzato la prima fase di un progetto, unico nel Paese, chiamato Guns for Computers, grazie al quale i residenti della città che avessero riconsegnato spontaneamente le proprie pistole avrebbero ricevuto in cambio computer ricondizionati - quelli che essendo stati usati in esposizioni e fiere o avendo minimi difetti di produzione, soprattutto estetici, non circolano nel mercato del nuovo ma vengono venduti al pubblico a prezzi vantaggiosi. 

In un certo senso, l’idea è modellata su quella dei programmi di “cash for guns” operati da decine di amministrazioni locali negli Stati Uniti, in cui le pistole e i fucili sono scambiati dai loro proprietari per soldi contanti o buoni spesa del supermercato. Ma l’iniziativa di Digit All Systems va oltre questa concezione, la cui efficacia è per altro contestata. Nulla, infatti, vieta a chi ha appena consegnato un revolver di tornare a casa e andare subito a comprarsene un altro.

“È proprio per via di questa preoccupazione che abbiamo preferito i computer ai contanti”, dice Lucas, “aggiungendo anche corsi gratuiti per imparare a usarli”. Una volta raccolto il proprio computer, i partecipanti al programma di Digit All Systems, una sessantina circa, hanno avuto quindi la possibilità di iscriversi ai laboratori gestiti dal gruppo e, nei prossimi mesi potranno istruirsi sull’uso dei software, da Microsoft Office a programmi per l’elaborazione digitale della musica, già installati sulle macchine. 

Questo significa naturalmente che, se la prima fase del progetto è giudicata positivamente dagli organizzatori, ancora più importante sarà vedere nel corso dell’anno quante persone sceglieranno effettivamente di frequentare i corsi e avvantaggiarsi di questa opportunità a fini professionali (fra le altre cose, Digital All Systems è specializzata nella formazione di esperti di cybersecurity, una professionalità sempre più richiesta in questi tempi di hacker e attacchi Dos – denial of service).

Nel frattempo, la curiosità e l’interesse per questa iniziativa pare si stia spargendo rapidamente per tutti gli Stati Uniti. “Stiamo ricevendo telefonate da ogni parte del Paese, di gente che vuole che li aiutiamo a lanciare progetti simili in altre città”, conclude Lucas con soddisfazione. 

Valentina Pasquali

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012