SCIENZA E RICERCA

Dieci milioni di euro per la ricerca pediatrica di eccellenza

La torre dell’istituto di ricerca pediatrica (Irp) della fondazione Città della speranza è ormai pronta ad aprire i battenti. Questione di una ventina di giorni al massimo e l’edificio inaugurato a giugno sull’area del Centro nazionale di ricerca (Cnr) di Padova potrà entrare finalmente a regime e rendere operativi i laboratori per la ricerca sull’oncoematologia pediatrica. L’istituto ospiterà i laboratori didattici e di ricerca del dipartimento di Salute della donna e del bambino e di quello di Scienze oncologiche e chirurgiche dell’università di Padova, della fondazione Penta e di La nostra famiglia Ircss Medea. L’ultimo passo per l’apertura della torre è arrivato stamattina con la firma del protocollo di intesa tra l’Irp e la fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. L’accordo prevede l’erogazione da parte della fondazione Cariparo di un fondo di 10 milioni di euro per dieci anni, di cui tre concessi per il triennio 2012-2014. Lo stanziamento permetterà di sostenere i progetti di ricerca nel campo delle patologie pediatriche con un particolare interesse ai ricercatori “giovani”, under 40, cui spetterà una quota del 10% di questa prima tranche di finanziamento. Il finanziamento sarà avviato dopo la partecipazione al bando di concorso (scadenza il 30 novembre 2012) con cui dovranno essere presentati i progetti di ricerca d’eccellenza meritevoli dei fondi. Per questi primi tre anni, il bando sarà vincolato ai ricercatori dell’università di Padova. Dal quarto anno in poi, l’auspicio è quello di allargare la partecipazione all’intero territorio nazionale e all’estero. “Il confronto con la ricerca all’estero - spiega il presidente della fondazione Istituto di ricerca, Giovanni Franco Masello - è necessario per arricchire Padova con idee diverse, spero che l’Irp possa avere un carattere internazionale. Il confronto è meglio del non confronto”. Nelle intenzioni di Cariparo e Irp, i primi progetti finanziati potranno ottenere i fondi già a partire dai primi mesi del 2013. 

Rimane da fare una riflessione sulla quota di finanziamento destinata a quei giovani ricercatori con un’età inferiore ai 40 anni. Considerare un ricercatore di 38 anni come un giovane è una peculiarità tutta italiana, che riflette la condizione di difficoltà nell’effettuare ricerca nel territorio italiano. Da qui la necessità di “attirare ricercatori dall’estero”, spiega ancora Masello e l’urgenza, anche, di investire per davvero “in quelle che sono le nuove generazioni di giovani”, non propriamente quelle under 40. 

Mattia Sopelsa

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