SOCIETÀ

E adesso mancano solo le cavallette

Nel linguaggio cifrato dei rebus l’espressione ‘Ab’, che stia a indicare parte di una parola o le prime lettere dell’alfabeto, è spesso il punto di partenza per risolvere l’enigma. Il latino, invece, non lascia spazio ai dubbi e rende ‘Ab’ preposizione quasi ‘universale’ che riporta all’origine delle cose, nel tempo e nello spazio. È però solo in arabo, in urdu, in indostano che Ab, con la sua semplicità, acquista completezza di significato arrivando a identificare la base stessa della vita. Ab vuol dire acqua e “Abad raho è augurio di prosperità e abbondanza”, nota Vandana Shiva nel suo Le guerre dell’acqua. Nella sua lingua il fiume Gange vanta ben 108 nomi in omaggio alla sua fertile sacralità, e Daridrya-hantri, ovvero “Distruttrice della povertà”, è forse il più esplicito nel mettere a nudo il timore del suo contrario: la siccità.

E le temperature record di questo 2012, accompagnate dalle anomalie nelle precipitazioni, hanno reso concreta una siccità di dimensioni globali che ha colpito i maggiori produttori di cereali come gli Stati Uniti, l’Ucraina, l’Ungheria, la Romania e la parte europea della Russia. Questo dopo un inverno che nel centro-Nord dell’Europa è stato così rigido da pregiudicare la raccolta del frumento in Germania e nella Francia settentrionale. La Cina, che precede l’India e gli Stati Uniti nelle classifiche dell’Economist della produzione agricola, da anni assiste a fenomeni estremi dati dall’alternarsi di siccità e inondazioni. Nel frattempo il Times of India riporta che nel Karnataka, lo stato dell’India centroccidentale che ha registrato la più grave siccità degli ultimi 42 anni, il dipartimento per gli Affari religiosi ha ‘ordinato’ a tutti i templi di tenere speciali preghiere e stanziato 175 milioni di rupie (più di 2 milioni e mezzo di euro) in offerte alle divinità della pioggia. Ai coltivatori delle nostre parti non resta invece che osservare l’arrivo di San Bartolomeo, la cui festa cade il 24 agosto e che nella cultura meteorologica contadina, segna la fine della stagione estiva. Questo santo, che fu scorticato vivo e che l’iconografia rappresenta con la so pele sul brazo (con la sua pelle sul braccio), diventa immagine di una terra scorticata dalla siccità e senza frutti.

 

Anomalie nelle temperature di luglio 2012 confrontate con il periodo 1981-2010 (fonte National Climatic Data Center)

 

Coldiretti, la maggiore associazione di categoria del settore, stima una riduzione dei raccolti del mais in Italia del 25-30%, con punte del 50% in provincia di Padova e dell’80% in Polesine. La produzione di soia diminuirebbe del 30-40% nelle regioni settentrionali (dove avviene la quasi totalità della coltivazione), con il dato peggiore ancora una volta nel Polesine: -80/100%.

Antonio Berti, docente del dipartimento di Agronomia ambientale e produzioni vegetali dell’università di Padova, fotografa la situazione del territorio locale: “Da gennaio nella nostra stazione di rilevamento di Legnaro sono caduti solo 150 mm di pioggia, contro una media dell'ultimo quarantennio di 511 mm nello stesso periodo”. La situazione del resto era già precaria: le piogge nello scorso anno sono state quasi un terzo della media e la poca neve caduta nell’inverno ha avuto come conseguenza la ridotta ricarica degli invasi in montagna. E per coltivare un ettaro di mais – il principale cereale del Veneto con 250.000 ettari coltivati e una produzione da 2,5 milioni di tonnellate – servono 5/6 mm di acqua. Ogni giorno.

Tenendo conto che in Europa circa la metà dell’acqua viene usata dall’industria e che il 15% è impiegata in usi domestici, all’agricoltura resta il 35% del totale. “Il risultato – precisa il ricercatore – è che nelle situazioni di carenza l’agricoltura si trova a competere con gli altri settori, in particolare quello industriale. Questo impone delle scelte agli agricoltori e verrà privilegiata l’irrigazione dei vigneti e dei frutteti che hanno cicli di vita più lunghi, nell’ordine di decine di anni".

Se i cambiamenti climatici, che nel corso degli anni ’80 e dei primi anni ’90 hanno causato una diversa distribuzione della piovosità annuale, possono suggerire un percorso di adattamento (con l’anticipazione dei periodi di semina e la modifica dei cicli di produzione), per tentare di arginare gli effetti degli eventi naturali più estremi si deve “cercare di mantenere e stimolare la produzione agricola nelle zone dove ci sono le migliori condizioni. Peccato – conclude Berti – si tratti anche delle zone più appetite per costruire”.

Un cambio di passo che coinvolge la responsabilità di politici, amministratori e cittadini e inciderebbe non poco sulla fisionomia di un territorio dominato dal capanon, ormai sorpassata unità di misura dell’industriosità del Nordest. E in molti casi reperto di archeologia industriale che, nel dare la sua impronta alle campagne, lascia una misera eredità: appena mezzo campo da calcio (1.740 metri quadri) di superficie agricola coltivabile per persona nella regione.

Aiutano forse a riflettere meglio sul tema i dati sulle conseguenze quasi immediate della siccità. La soia da aprile a oggi è passata da 400 a 600 euro a tonnellata, il mais da 170/180 euro a 270/280 euro. Ma questo è un altro capitolo di una storia che coinvolge davvero tutti. (1/continua)

Carlo Calore 

Approfondimenti

La mappa interattiva della siccità negli Stati Uniti

Osservatorio europeo sulla siccità

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