UNIVERSITÀ E SCUOLA

E a dormire dove andiamo?

Tra poco cominciano i corsi e anche gli studenti più ritardatari devono  risolvere il problema dell’alloggio. Non è una spesa indifferente, anche perché spesso è necessario operare tramite agenzia, che ha diritto a una commissione pari a una mensilità di affitto, come ci racconta Vanessa, matricola di 19 anni: “Sono siciliana e ad agosto ho dovuto sobbarcarmi una settimana di albergo per trovare casa a Padova: ho visitato 15 appartamenti, dal costo molto contenuto, però definirli fatiscenti era un complimento. Alla fine, presa dalla disperazione, ho contattato un’agenzia. La spesa era piuttosto alta e una volta stipulato il contratto si sono intascati un sacco di soldi, ma ora io e un’altra ragazza abitiamo in un appartamento piccolo ma molto grazioso a due passi da Psicologia.” Chi è fortunato si affida al passaparola: “Un mio amico” racconta Fabio, aspirante matricola di Farmacia “aveva un compagno di studi che si trasferiva: sono subentrato a lui e non ho dovuto visitare nemmeno una casa.” Gli altri impiegano anche settimane prima di trovare una sistemazione soddisfacente. Può consolare il fatto che in altri paesi le cose vanno peggio: Pierre e Valentine sono due studenti rispettivamente di Parigi e Lione, che l’anno scorso sono stati sei mesi a Padova. “Io sono andata subito in una residenza studentesca” racconta Valentine. “In Italia sono davvero convenienti: quando ho sentito il prezzo credevo che sarei finita in una topaia, invece era anche accogliente.” Pierre invece ha preferito una singola in un appartamento condiviso: “Avevo una stanza a due passi dall’università, il tutto per 280 euro. A Parigi per una sistemazione del genere avrei speso il doppio, come minimo.” Tanto entusiasmo è comprensibile, come ci racconta Samantha Ruvoletto, che per un anno ha vissuto a Parigi: “Lì è un'odissea trovare una casa, anche per gli stessi francesi. Devi obbligatoriamente avere un garante facoltoso perché la richiesta è alta ma l’offerta no. E i prezzi! Un posto in una doppia costa circa 420 euro e una singola oltre i 600. Poi ci sono dei fantastici monolocali di 20 metri quadri: 700 euro di claustrofobia assicurata. Per trovare una casa ci si mette un mese e mezzo o due. Una singola minuscola senza cucina in una residenza universitaria costa 500 euro.” E poi bisogna anche convincere i padroni di casa dando un’idea di stabilità: “Io e un mio amico abbiamo finto di essere una coppia: così siamo piaciuti di più, e subito dopo la visita ci hanno dato l’ultimatum: o lo prendevamo subito o lo davano a qualcun altro. Ovviamente abbiamo accettato. Altri devono accontentarsi di cambiare casa di mese in mese, sostituendo degli inquilini che sono andati via all’improvviso”. Esigenza sentita anche dagli italiani: spesso gli studenti vorrebbero disdire il contratto in tempi brevi, mentre devono dare un preavviso che considerano eccessivo. In realtà, per quanto riguarda il contratto per studenti, l’obbligo di preavviso è di tre mesi, e spesso si riduce ulteriormente se il locatario trova qualcuno che gli subentri pagando l’affitto al suo posto. Ma non tutti sono disposti ad aspettare: “Vivevo con altri tre studenti” racconta Gabriele “ma mi trovavo malissimo e l’affitto era troppo alto: 350 euro per una singola minuscola. Poi il padrone di casa, che viveva con noi, ha litigato pesantemente con un condomino. Il clima era insostenibile, ma non me ne potevo andare finché non trovavo qualcuno che prendesse il mio posto. Ma a chi avrei potuto fare un dispetto simile? Alla fine me ne sono andato lo stesso e non ho pagato più l’affitto, contando sul fatto che il padrone di casa non mi avrebbe denunciato, e comunque gli ho regalato la caparra. Per fortuna mi è andata bene.” Ci sono anche i modi, più o meno legali, per arrangiarsi nella giungla dei contratti. “Io e i miei coinquilini” racconta Paolo, 26 anni “abbiamo avuto un compagno di appartamento che non ha mai portato i documenti per il contratto. Continuava a rimandare e noi abbiamo fatto l’errore di accettare la cosa, perché aveva lasciato la caparra e pagava sempre l’affitto in tempo. Per garanzia ha voluto delle ricevute, se n’è andato all’improvviso e poi abbiamo ricevuto la lettera del suo avvocato: voleva denunciare quello che aveva firmato le ricevute se non gli restituivamo la caparra. Per fortuna alla fine siamo riusciti a sistemare in modo direi quasi amichevole.” Quella dell’affitto in nero stava diventando una prassi e per questo di recente si sono inasprite le sanzioni nei confronti dei proprietari. E per gli studenti non è vantaggioso come credono molti di loro. L’affitto è certamente un po’ più basso, e si risparmiano le spese di agenzia, ma non si fanno certo affari. “Quando ho cominciato a studiare a Padova” dice Paolo “non conoscevo il valore degli immobili. Nel 2009 sono addirittura finito in una tripla buia e claustrofobica in un appartamento tristissimo. Duecento euro al mese in nero. Un ladrocinio.” Eppure Paolo dice che continuerà coi contratti in nero, perché questo gli consente di risparmiare sull’affitto. Il problema è che senza contratto il locatario non ha la certezza che vengano rispettati i suoi diritti: il padrone di casa può chiedergli di andarsene in qualunque momento, sarà meno pronto a mettere a norma gli impianti e a far riparare i guasti. Per risparmiare una manciata di euro si rischiano problemi anche gravi a cui spesso gli studenti non pensano. Se non si è spinti dalla molla dell’autonomia ad ogni costo, conviene una residenza universitaria, anche se i posti disponibili sono pochi e la domanda è altissima. Racconta Erica: “Il primo anno a Padova l’ho passato alla residenza Ceccarelli, in doppia. Era un’ottima sistemazione, potevo studiare e avevo libertà di movimento. Il tutto a un prezzo accettabilissimo. Poi ho vissuto in una residenza anche a Urbino: lì erano 100 euro in più, però potevi pagare anche le singole notti, da 10 a 16 euro.” Quest’anno le tariffe previste per le residenze universitarie arrivano a 180 euro per una doppia. Sono previste delle maggiorazioni (fino a 65 euro a seconda della residenza di destinazione), ma ci sono anche molte agevolazioni per fuorisede e pendolari: uno studente borsista può vivere in una tripla a 81 euro al mese e in quasi tutte le residenze le triple non subiscono maggiorazioni. Dopo un anno, Erica decide di affittare una casa assieme alla sorella: “Per un monolocale cadente, minuscolo e angusto in centro a Padova pagavo 620 euro al mese, e si parla di sette anni fa, più le bollette. Appena ho potuto, compatibilmente al preavviso obbligatorio, me ne sono andata e mi sono trasferita a Cadoneghe. Lì eravamo ospiti continuative, il padrone di casa dichiarava che eravamo sue parenti. Quattrocentocinquanta euro al mese, spese comprese: il proprietario ci trattava benissimo, pagava anche i guasti che non gli spettavano.” Evidentemente era molto lungimirante: se il locatore affitta in nero, il locatario lo può denunciare e fargli causa per ottenere un contratto a canone irrisorio, quindi non gli conviene avere grane. Non tutti però se ne rendono conto: “Quando mi sono trasferita a Firenze” continua Erica “ho vissuto per un periodo in nero in un appartamento che i genitori avevano ceduto a una ragazza: una volta il suo fidanzato ha rotto la doccia e hanno voluto che pagassi io. E mi hanno diffidato anche dall’avvisare i genitori di lei!” Nel complesso, l’impressione è che gli studenti siano molto concentrati sulle tattiche per risparmiare sull’affitto, ma che a volte perdano di vista la situazione globale e che non siano sempre a conoscenza di diritti e doveri di proprietari e inquilini. (1-continua)

Anna Cortelazzo

 

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