SOCIETÀ
Il manuale degli attentatori
Boston, il giorno dopo all'esplosione delle bombe durante la maratona. Foto di: Reuters/Adrees Latif
Le bombe di Boston hanno costretto l'America a rivivere quel 19 aprile 1995, quando un camion pieno di una miscela di esplosivo e di fertilizzante venne parcheggiato davanti a un palazzo di uffici governativi ed esplose provocando 168 morti. Solo nelle settimane successive, con i media che si riempivano di tardive inchieste sulle milizie paramilitari, l'America scoprì che Timothy McVeigh si era ispirato a un libro dove un attentato simile era stato accuratamente descritto: The Turner Diaries [I diari di Turner].
Turner non è un manuale di guerriglia: è un romanzo di fantascienza. Forse si potrebbe dire che è un pamphlet politico travestito da romanzo: lo scrisse il leader di un gruppuscolo neonazista, William Pierce, a cui certo interessava di piu' diffondere il suo odio per gli ebrei, i neri, gli asiatici e le altre "razze inferiori" che non dare il proprio contributo alla letteratura mondiale. L’idea, raccontò lo stesso Pierce, gli venne da un libro degli anni Cinquanta intitolato John Franklin Letters, in cui veniva descritta un’America “sovietizzata” dove ispettori jugoslavi erano autorizzati a entrare senza mandato in ogni casa per controllare che l’acqua contenesse effettivamente le quantità di fluoro richieste per istupidire le masse. I cinefili ricorderanno che nel Dottor Stranamore il generale Ripper beveva soltanto acqua piovana perché considerava l’aggiunta di fluoro nell’acqua potabile un tentativo di “corrompere la purezza dei fluidi vitali”.
Turner fu scritto nel 1978 ed era ambientato in un futuro allora prossimo: gli anni Novanta del XX secolo. La prima edizione aveva una copertina con un disegno dal tratto infantile raffigurante un giovane armato e una ragazza dietro di lui; sullo sfondo, le rovine di una città. L’autore usava lo pseudonimo “Andrew Macdonald”. Era la storia della ribellione di un gruppo di militanti ariani che si faceva chiamare “Ordine” contro un governo dominato dagli ebrei e dagli afroamericani. In America c'era un governo di occupazione sionista che regnava dopo la promulgazione della “Legge Cohen” (un comune nome ebraico) che vieta ai cittadini il possesso di qualsiasi arma (un tema talmente scottante da essere in discussione proprio in queste settimane al Senato). La Corte Suprema aveva annullato in quanto “discriminatorie” le leggi antistupro, provocando un’ondata di violenze sessuali contro le donne di razza bianca da parte dei neri. Solo a questo punto i “veri americani” si erano ribellati:
“La corruzione del nostro popolo a causa della peste ebreo-liberaldemocratico-egualitaria che ci affligge si manifesta più chiaramente nella nostra mollezza mentale, nel nostro rifiuto di riconoscere le dure realtà della vita, che in qualsiasi altra cosa. Il liberalismo è una visione del mondo sostanzialmente donnesca, sottomessa. Forse una migliore definizione sarebbe 'infantile'. È la visione del mondo di uomini che non possiedono la durezza morale, la forza spirituale di rialzare la schiena e affrontare la vita, uomini che non riescono ad accettare la realtà che il mondo non è un’immenso asilo infantile dipinto a strisce rosa e celesti in cui i leoni si riposano assieme agli agnelli e ognuno vive felice e contento. E se lo fosse, gli uomini della nostra razza spiritualmente sani lo respingerebbero. Questa è una visione della vita straniera, essenzialmente Orientale, la visione del mondo di schiavi anziché quella di uomini liberi dell’Ovest”.
In due paragrafi il tono è dato; Pierce mette insieme tre paure tradizionali della cultura popolare americana: quella di perdere il diritto a portare armi (simbolo di virilità) quella di rapporti sessuali fra maschi neri e donne bianche (anch’essa legata al mito della “superiore virilità” dell’uomo nero) e quella di perdere la forza - morale e fisica - dei veri uomini, di diventare una “femminuccia”. I suoi interlocutori sono quei maschi bianchi privi di istruzione universitaria la cui visione del mondo è stata scossa dal Vietnam, dal pacifismo, dalle rivolte nei ghetti neri, dal movimento femminista, dall’elezione di Obama.
A queste paure largamente diffuse Pierce ne affianca altre, tipiche del neonazismo: quella degli stranieri (“una visione della vita straniera, essenzialmente Orientale”) e quella degli ebrei. Il romanzo prosegue con un’escalation di violenza: Earl Turner e i suoi rapinano negozi ebrei, incendiano sex-shop, producono dollari falsi per creare il caos economico, fanno saltare il quartier generale dell’Fbi a Washington con un’autobomba, attaccano il Congresso a colpi di mortaio:
“Vedemmo meravigliose corolle di fuoco e d’acciaio spuntare ovunque, danzare sull’asfalto, sgorgare dentro e fuori dal Campidoglio, riscuotendo il prezzo di sangue della tirannia e del tradimento”.
Turner viene catturato, sodomizzato con un bastone da due guardiani neri e dall’agente ebreo Rubin, poi liberato dai suoi compagni. Finalmente i rivoltosi conquistano la California meridionale. Da lì partirà la vendetta dei “patrioti”:
“1° Agosto 1993. Oggi è stato il Giorno della Corda. Un giorno triste e sanguinario, ma inevitabile. Oggi, per la prima volta da settimane, tutto è tranquillo e pieno di pace nella California meridionale. Ma la notte è piena di un orrore silenzioso; da decine di lampioni, di pali del telegrafo e di alberi in questa vasta zona metropolitana pendono delle forme contorte. Nelle zone illuminate le si vedono ovunque. Sono stati usati perfino i cartelli stradali agli incroci e praticamente ad ogni angolo di strada che ho attraversato stasera andando al quartier generale c’era un corpo dondolante, quattro per ogni incrocio. Appesi ad un solo cavalcavia a circa un miglio da qui ce n’era un gruppo di trenta, ciascuno con un identico cartello attorno al collo che portava la didascalia stampata: 'Traditore della Razza'. (...) Stanotte in città ci sono molte migliaia di corpi femminili penzolanti, tutti con un cartello identico appeso al collo. Sono le donne bianche che erano sposate o vivevano con negri, con ebrei o con altri maschi non di Razza Bianca”.
La paranoia nazista di Pierce non si ferma a questo punto:
“C’erano i politicanti, gli avvocati, gli uomini d’affari, i giornalisti televisivi, i cronisti e i redattori dei quotidiani, i giudici, gli insegnanti, gli amministratori delle scuole, i 'leader della comunità', i burocrati, i predicatori e tutti gli altri che per ragioni di carriera o di status o politiche avevano aiutato a mettere in atto il programma razziale del Sistema. Il Sistema aveva già dato loro i trenta Denari d’argento. Oggi noi li abbiamo ripagati”.
È interessante notare che questo elenco potrebbe tranquillamente figurare in un manuale di sociologia alla voce “classi dirigenti”. Vengono in testa i politici e gli avvocati, seguiti dagli uomini d’affari e dai giudici. Solo più avanti compaiono gli intellettuali in senso lato: giornalisti (prima quelli televisivi e poi gli altri) insegnanti, notabili locali. Infine troviamo i burocrati generici e i religiosi: pesci piccoli ma pur sempre parte del sistema.
Quelli che non troviamo sono poliziotti, militari, pompieri, camionisti, falegnami, muratori, idraulici, scaricatori, taglialegna, pescatori, contadini, allevatori: tutti coloro, insomma, che lavorano con le proprie mani (e il proprio cervello) ma non hanno potere.
I lavoratori sono, per definizione, veri patrioti. Tutti quelli che invece sono un gradino più su nella scala sociale sono esposti alla vendetta dei poveracci. Pierce sembra guidato da un odio di classe quasi allo stato puro ma si collega abilmente a una visione tradizionale della società americana: l’uomo comune, capace di badare ai propri affari ma anche a quelli della Repubblica, il pilastro della concezione della democrazia di Thomas Jefferson.
La vittoria finale arriva quando Turner e i suoi si impadroniscono di missili con i quali distruggono Israele e provocano una rappresaglia nucleare da parte dell’Unione Sovietica. L’eroe si sacrifica in un attacco suicida condotto da un piccolo aereo che porta una testata da 60 kilotoni.
Cosa ha a che fare tutto questo con le bombe di Boston? Forse nulla, ma è significativo che varie decine di complotti, alcuni tragicamente riusciti, molti fortunatamente falliti avessero come protagonisti degli squilibrati che si ispiravano all’analisi del mondo e alle “soluzioni” proposte da un romanzo di 35 anni fa.
Fabrizio Tonello