SCIENZA E RICERCA

La chirurgia che diventa spettacolo non aiuta le donne

Angelina Jolie si sottopone a una doppia mastectomia (rimozione di entrambi i seni) nel timore di contrarre un tumore alla mammella e la stampa mondiale applaude: “eroica” è l’aggettivo più usato dai commentatori dopo che l’attrice ha annunciato la sua decisione. Nella discussione che ne è seguita sono stati dimenticati alcuni fatti che possono mettere questa scelta in una luce diversa. Primo, tutti possediamo i geni Brca1 e Brca2 che producono una proteina che ripara il Dna e previene i tumori. Le donne portatrici di una mutazione di questi geni corrono effettivamente un rischio maggiore di contrarre un cancro al seno, una probabilità variabile fra il 60% e l’80%, molto significativa anche se inferiore a quella annunciata dall’attrice (87%).

Ciò che i media di tutto il mondo hanno trascurato di mettere in rilievo è che, secondo la Myriad Genetics, i test su questi geni sono brevettati (un brevetto contestato presso la Corte suprema  degli Stati Uniti). Sono proprietà privata. Ciò significa che l’azienda può far pagare ciò che vuole per questo esame, oggi circa 3.000 dollari (2.250 euro). In un sistema sanitario come quello americano, basato su assicurazioni private, non sono molte le assicurazioni che garantiscono l’accesso al test e quindi chi teme di essere a rischio dovrà pagarsi questi esami di tasca propria. Inoltre, sono 50 milioni gli americani del tutto privi di copertura sanitaria.

C’è poi un altro aspetto della questione: nella società in cui viviamo ogni cosa tecnicamente possibile tende a diventare rapidamente obbligatoria. Ci sarebbe da stupirsi se già oggi molte assicurazioni non esigessero test genetici preventivi prima di accettare un nuovo paziente: in quanto aziende che badano solo ai loro profitti, cercano di assicurare i sani e di respingere i malati. Questo sarebbe vietato dalla riforma sanitaria di Obama che però molti Stati governati dai repubblicani boicottano e molte assicurazioni tentano di evadere.

Siamo sicuri che ci piacerebbe un mondo governato dai test genetici? “Caro signore, Lei sicuramente svilupperà l’Alzheimer entro pochi anni”. “Gentile Signora, siamo spiacenti di comunicarle che Lei è predisposta al Parkinson”. Vogliamo davvero sapere e vivere magari per decenni nell’incubo della malattia? Quanto ci metteranno le assicurazioni, o anche i servizi sanitari pubblici, a richiedere i test e magari a imporre determinate procedure preventive? Ovviamente costa meno tagliar via una parte del corpo che avere pazienti sottoposti a lunghe e costose cure una volta che la malattia si è dichiarata.

Anche se non si dovesse arrivare a tanto, giornali e televisione da un lato hanno ignorato il pericolo dell’effetto imitazione scatenato da una decisione come quella dell’attrice americana, dall'altro si sono concentrati sul solo effetto spettacolo: anche per questo leggiamo di donne italiane, cinque nella sola Padova (tra cui due medici), che già si sono sottoposte all’operazione. Come sottolineato da molti oncologi essa non è però l’unica soluzione: un monitoraggio regolare a distanza ravvicinata nel tempo permette di affrontare tempestivamente la situazione in caso di reale necessità. Negli Stati Uniti la paura del tumore alla mammella fra le donne è già molto più forte che in Europa, dove le mastectomie sono assai meno comuni, anche per la diversità dei sistemi sanitari e della cultura medica.

In questa prospettiva, il clamoroso annuncio di Angelina Jolie va valutato più come un atto pubblicitario (per se stessa e per la Myriad Genetics, che ovviamente beneficerà del panico tra le donne) che come un atto “eroico”.

Fabrizio Tonello

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