CULTURA

Le armi cerebrali di Agatha Christie

Miss Marple è un’investigatrice più completa e riuscita di Monsieur Poirot. Parola di Petros Markaris, collega mediterraneo della madre dei due grandi investigatori del giallo British che il 15 settembre avrebbe compiuto 122 anni: Agatha Christie. Nata a Torquay  nella contea del Devon su un lembo di Manica borghese e dall'eleganza vintage, un posto dove soffia la stessa aria che si respira nei libri della sua più nota cittadina (i più tradotti al mondo, più delle opere di Shakespeare) e dove ogni anno si celebra la Christie con un festival che porta il suo nome. L'edizione 2012 è terminata il 16, un po' parade anni Venti con l’inevitabile corredo di abiti sfrangiati e scarpe bicolori, un po' gioco di società: il programma prevedeva party a tema To die for, picnic, gare di nuoto, mostre di copertine dei libri, inviti a cena con delitto, gite in battello, bus e treno, incontri con scrittori, editori, nipoti e ardenti fan della regina delle detective stories.

Jane Marple, la capostipite di molte Signore in giallo (compresa la più giovane e noiosa Isabel Dalhousie, coprotagonista dei romanzi dello scrittore Alexander McCall Smith), è il realtà la secondogenita della Christie, nata letterariamente solo nel 1930 dopo la separazione della scrittrice dal primo marito, da cui ricevette corna e cognome. Il signor Christie venne rimpiazzato dal più giovane archeologo Mallowan, con cui Agatha frugò il Medio Oriente: Palmyra e le sue vestigia come un miraggio nel deserto, poi Bagdad, Istanbul, Petra, tutte raccontate in Come, tell me how you live del 1946 (da noi tradotto come Viaggiare è il mio peccato).

Gli aspetti più misteriosi della crisi coniugale della Queen of Crime sono al centro della trama di un introvabile film del 1979, Agatha – (Il segreto di Agatha Christie, interpretato come si conviene da Vanessa Redgrave diretta da Michael Apted); innumerevoli sono le sceneggiature teatrali, televisive e cinematografiche tratte dai suoi testi: su tutte Witness for the Prosecution (Testimone d'accusa), la pellicola di Billy Wilder con i giganteschi Marlene Dietrich e Tyrone Power (ex suocero di Al Bano, la vita è incomprensibile) per la quale a Hitchcock capitava di ricevere erroneamente i complimenti.

Una giallista di gialli-gialli, la signora Christie, senza sfumature di grigio, nero ma neanche rosso sangue: libri tutti logica e panna acida, interno-giorno da upper class, veranda e biblioteca profanate da cadaveri eccellenti. Il clue, l’indizio, e la conoscenza della natura umana sono le armi cerebrali per affrontare i misteri e mostri, niente di più lontano dalle recenti feroci trame delittuose risolte con improbabili mediazioni soprannaturali.

E dire che anche l’assai compunta e innocua Agatha Christie si è vista muovere accuse di sconvenienza: in Italia le prime traduzioni per la giallissima collana Mondadori esordirono sotto il fascismo e quindi furono caratterizzate da stravolgimenti e censure (si veda l'illuminante articolo dell’addetto ai lavori Francesco Spurio), farciti di razzismo, travisati in modo ridicolo e fantasioso come solo il Minculpop sapeva fare.

Altra accusa mossa dai detrattori di Agatha è quella di freddezza e poca passionalità. Sarà, ma convince poco il “il niente sesso siamo inglesi”: il vizio scalpita anche dietro i vecchi merletti e il giardinaggio (persino Sherlock Holmes era un’eroinomane e non privo, si è detto, di una certa tensione erotica). Più gelidi i giallisti scandinavi, perlomeno rispetto al vizio capitale numero cinque, la Gola. Anche di questo Markaris ne è convinto. Gli eroi di Stieg Larsson che buttano giù tramezzini sfiniti sono lontani anni luce non solo dalla sbafate di Montalbano, Charitos, Carvalho e Poirot, ma anche dalla finta inappetenza di Jane Marple. Anne Martinetti e François Rivière hanno scritto un libro sui manicaretti rinvenuti nei libri della Christie, si intitola Crèmes et châtiments (Creme e crimini nell’edizione italiana di Sonzogno): provare le ricette della Delizia Mortale al cioccolato e del Cake al sidro del Devoshire, ma anche della fricassea all’iraniana, per credere.

Silvia Veroli

 

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