UNIVERSITÀ E SCUOLA

"Permette una domanda?" Corsi online, l'interazione è necessaria

Nell’ultimo anno, il settore dell’e-learning ha fatto grandi passi avanti grazie all’emergere dei Mooc (Massive Online Open Courses), piattaforme per l’insegnamento via Internet sviluppate da aziende private come Coursera e Udacity e utilizzate anche da alcune delle più prestigiose università americane per rendere accessibile online il lavoro dei propri professori. Come accade spesso con le nuove tecnologie, l’avvento dei Mooc è stato dirompente e ha suscitato grandi entusiasmi e critiche altrettanto sentite. Per il momento, però, molti dei dettagli del loro funzionamento rimangono appena abbozzati. Di conseguenza, questi nuovi strumenti educativi continuano a evolvere, con un occhio anche alla tradizione. 

Almeno in teoria, i Mooc sono corsi esclusivamente online aperti a studenti e curiosi di tutto il mondo, capaci di reggere il peso simultaneo di decine di migliaia di utenti e offerti in maniera spesso gratuita, o perlomeno fortemente scontata. Per gli appassionati, questo nuovo strumento digitale rappresenta il futuro dell’istruzione, destinato a rivoluzionare il settore garantendo pari opportunità di apprendimento anche a chi, per ragioni geografiche o economiche, non può permettersi una laurea a Stanford

Ma permangono anche molti dubbi sull’efficacia e la sostenibilità dei Mooc. In particolare, si teme che loro qualità ed efficacia non sia paragonabile a quella di lezioni seguite di persona, anche per via del fatto che è molto più difficile stabilire una relazione duratura e proficua con un professore. 

Pare ora che i creatori di Mooc abbiano preso in seria considerazione questa critica e stiano in parte ripensandone la natura completamente digitale. 

A fine ottobre, per esempio, Coursera ha annunciato una nuova partnership con il Dipartimento di Stato americano per la creazione di una trentina di centri per l’istruzione sparsi in tutto il mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Ospitati presso le ambasciate e i consolati Usa, questi MOOC camp apriranno le porte a studenti del luogo, che potranno seguire regolarmente lezioni trasmesse dagli Stati uniti e preparate da alcuni dei più noti professori americani. Tra le materie offerte al momento ci sono l’inglese, l’economia e il commercio, l’ingegneria, le nuove tecnologie e le scienze. 

“Coursera spera in questo modo di espandere le proprie attività all’estero e, in futuro, di offrire titoli di studio riconosciuti a costi ridotti, resi possibili dalle economie di scala dei Mooc – afferma Ray Schroeder, direttore del 

Center for Online Learning della University of Illinois di Springfield – Il dipartimento di Stato spera di massimizzare l’impatto e la portata degli educatori americani, che in questo caso sono visti come ambasciatori informali degli Stati uniti”. 

La novità di questa iniziativa, rispetto ai Mooc di cui si parla solitamente, sta da un lato nel fatto che, a seguire i corsi, non siano persone sole, ripiegate sulle proprie scrivanie con gli occhi fissi sullo schermo del computer, ma piccoli gruppi di massimo una quindicina di partecipanti che possono interagire fra loro. Dall’altro, sia Coursera sia il Dipartimento di Stato, affiancheranno alle lezioni online dei facilitatori che saranno presenti di persona – staff diplomatico o ricercatori americani che si trovano all’estero come borsisti Fulbright. 

Questo supporto "analogico" è il risultato di una semplice osservazione statistica. In un programma sperimentale condotto in Bolivia, Corea del Sud e Indonesia, degli iscritti a Mooc che prevedevano anche regolari discussioni in classe il 40% ha completato i corsi, mentre tra quelli che lavoravano esclusivamente da casa ce l’ha fatta solo il 10%. 

Parallelamente, anche Google sta ripensando la propria offerta di video online, prestando maggiore attenzione all’aspetto di personalizzazione e all’interazione diretta tra istruttore e studente, che tutti gli studi indicano come di grande importanza per un apprendimento efficace. 

Nonostante sia già proprietario di Youtube, dove si può trovare un’infinità di clip su come completare con successo le attività più strane, il colosso californiano ha lanciato a inizio novembre un nuovo servizio (per ora solo in inglese) chiamato Google Helpouts. Un migliaio circa di individui e aziende selezionate offrono corsi online di durata variabile, a pagamento o gratuiti, su tutto, dalla cucina alla musica ai trucchi migliori per far durare il rossetto più a lungo. Gli utenti prendono appuntamento per le proprie lezioni individuali e poi si collegano in diretta con gli istruttori via video-chat. 

“I Google Helpouts e i centri per l’istruzione del Dipartimento di Stato sono esempi di una nuova forma ibrida di e-learning – dice Schroeder – I Mooc stanno vivendo una fase di forte sviluppo e vedremo emergere un continuum di modelli diversi. In futuro, penso che la parte più fattuale di una lezione sarà organizzata in un formato di massa, mentre gli aspetti più sociali dell’insegnamento avverranno in tanti modi differenti”. 

Altre esperienze ibride sono quelle degli Udacity Meetups e dei Coursera Meetups, gruppi di studenti dell’una o l’altra piattaforma di Mooc che si organizzano via Internet per ritrovarsi di persona a seguire le lezioni, discuterne e studiare insieme.

Il successo dell’e-learning e dei Mooc non è quindi necessariamente alternativo ai metodi di insegnamento tradizionale, anzi: la buona riuscita dell'apprendimento a distanza è favorita da momenti di interazione e confronto sia con docenti e formatori che degli studenti fra loro, secondo modalità vicine a quelle tipiche dei corsi e seminari tradizionali. Nel lungo periodo, è probabile che sarà la combinazione di questi due approcci a dare i risultati migliori. 

Valentina Pasquali

 

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