SOCIETÀ
A scuola c'è posto per tutti. Forse
Venghino, signori, venghino, dicevano gli imbonitori che vendevano pozioni, alambicchi e rimedi "miracolosi" agli ingenui compratori. Non siamo a questo livello, ma l’annuncio fatto dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo sa un po’ di slogan e ha già mandato in subbuglio la schiera dei precari della scuola. Perché il concorso annunciato dal governo, il primo del terzo millennio (l’ultimo venne fatto nel 1999), dovrebbe portare all’immissione in ruolo di 11.892 insegnanti per coprire le cattedre. Cattedre vacanti che oggi (e probabilmente anche domani) vengono coperte dai precari stessi, inseriti a tappare buchi che poi rimangono di nuovo scoperti allo scadere del contratto (con un risparmio per lo Stato di circa 9.000 euro per persona). Il numero non è indifferente, così come non lo è la mole dei potenziali interessati a partecipare al bando, atteso per il 24 di settembre.
Al di là dei numeri, buttati inizialmente in un calderone in cui comparivano anche quelli per le assunzioni in ruolo che avverranno entro i primi giorni di settembre (altre 21.000 cattedre da assegnare), il nuovo concorso rischia comunque di creare un notevole scompiglio nel mondo della scuola. Tra favorevoli e contrari all’iniziativa lanciata dal ministro Profumo, cresce il malcontento tra le fila di chi spera da anni un posto fisso e si ritroverà, probabilmente, travolto, dalla schiera di nuovi concorsisti. E serpeggia, in modo nemmeno troppo velato, una confusione per coloro che frequenteranno i corsi del Tfa a partire da ottobre. I tirocinanti, a meno di correttivi da palazzo Chigi, si ritroveranno sì abilitati all’insegnamento, ma senza concorsi a cui accedere per trovare un lavoro fisso. Nei prossimi anni rischiano, insomma, di rimpolpare semplicemente le fila dei precari dell’istruzione. A meno che non si generi una sorta di graduatoria parallela, a cui le scuole potranno attingere per cercare un insegnante. “Un’aberrazione del sistema”, la definisce così il deputato del Partito democratico Giuseppe Fioroni, già ministro dell’Istruzione nel governo Prodi (2006). Secondo Fioroni, il governo Monti ha sbagliato tutto l’iter procedurale, creando, in pratica, una situazione di maggiore incertezza. “Non sono mai stato per la politica degli annunci - premette Fioroni - ma per quella che cerca di risolvere i problemi”. Per il deputato del Pd il primo passo da fare sarebbe stato “quello di creare il nuovo regolamento per i concorsi - spiega - trasformare tutte le graduatorie a esaurimento e poi bandire un concorso”. In questo modo, invece, le liste verranno rimpinguate da decine di migliaia di aspiranti frustrati che “non avranno - prosegue Fioroni - la possibilità di accedere al ruolo”.
Gli aspiranti al prossimo concorso, nelle stime del governo, potrebbero essere 200.000. La stima è prudenziale: non sono stati ancora stabiliti i parametri per l’accesso. Il ministro Profumo parla di un bando destinato a coloro già in possesso di un’abilitazione. In tal caso, l’accesso sarebbe consentito a tutte le persone inserite nelle graduatorie a esaurimento dei precari e a tutti coloro che si erano abilitati attraverso i precedenti concorsi a cattedra. Restano da decifrare le questioni legate ai cosiddetti giovani meritevoli, verso i quali il Miur guarda con interesse, con possibili nuove procedure per garantire l’ingresso nella scuola di insegnanti giovani, capaci e meritevoli, per usare le stesse parole del ministro. Poi ci sono i laureati. Ci sono quelli che non possiedono un’abilitazione, né sono iscritti nelle graduatorie a esaurimento ma che hanno conseguito il diploma entro l’anno accademico 2002-2003. A questi si aggiungono i laureati in scienze della formazione, esclusi in precedenza dai cavilli imposti dall’ex ministro Mariastella Gelmini. Infine, pare che potranno accedere al concorso anche i laureati degli anni successivi al 2002-2003. Ma solo nelle classi di concorso con più posti disponibili.
Al plauso dei sindacati e di parte della maggioranza, si contrappone il no, secco, dei precari che non riescono a comprendere i criteri alla base dell’apertura di un nuovo bando. “Per quale motivo, innanzitutto - spiega Cristina Tanghetti, 36 anni, precaria della scuola dall’età di 25 - serve bandire un concorso che riguarda gli abilitati, per quale motivo io, abilitata, mi devo sottoporre a un altro esame?”. Cristina sposa poi la linea espressa da Fioroni: “Prima si sarebbero dovute esaurire le graduatorie già esistenti e poi, semmai, indire un altro bando”. Resta sullo stomaco anche la questione dei giovani: secondo Cristina è discriminante considerare meritevole di una cattedra un giovane rispetto a una persona più anziana, “dato che non è colpa di nessuno se in questi anni non ci sono state immissioni in ruolo dalle graduatorie”. Rimane allora la costante: troppi canali di reclutamento sovrapposti hanno ingenerato confusione e “i tagli alla scuola hanno fatto il resto”, conclude l’insegnante. Possibili soluzioni implicherebbero, per i precari, una rivoluzione del sistema scolastico, a partire dalla riduzione del numero di alunni per classe per garantire maggiori posti di lavoro e una didattica migliore per chi studia. Chimere, probabilmente. Intanto rimane il concorso che vedrà una prima prova a quiz per scremare i partecipanti, poi un’ulteriore prova scritta e, infine, una orale.
Mattia Sopelsa