CULTURA

Torna il Ku Klux Klan o tornano le bufale?

“Bruciata una ragazza nera, l’incubo del Ku Klux Klan sulle elezioni americane” con tanto di foto di incappucciati con la bandiera sudista e di Sharmeka Moffit, la vittima dell’aggressione (Repubblica). I giornali italiani di mercoledì 24 ottobre sono tutti sulla stessa lunghezza d’onda: è tornato il razzismo violento, in Louisiana il Ku Klux Klan è ancora forte, l’America è un Paese di pazzi. Il Gazzettino ha addirittura una fotografia in prima pagina di membri del Ku Klux Klan con una torcia in mano “durante una cerimonia in Virginia”, mentre a pagina 13 scrive che l’episodio rivela “l’esistenza di una parte dell’America, minoritaria ma non trascurabile e pronta a uccidere”.

Per La Stampa, in “Louisiana, torna l’ombra del Ku Klux Klan” e il giornale non esita ad affermare che gli iscritti “sono stimati in circa cinquemila”.

Peccato che non ci sia stata nessuna aggressione, nessuna torcia e nessun Ku Klux Klan:  Sharmeka si era inventata tutto e sono bastate poche ore all’Fbi, per capire che la ragazza (ora purtroppo grave in ospedale) era una mitomane. In una società dove, come disse nel ’68 Andy Warhol, ciascuno pensa di avere diritto ai propri 15 minuti di celebrità, Sharmeka ha scelto la strada di darsi fuoco, contando sul fatto che, a pochi giorni dalle elezioni, i giornali avrebbero amplificato la storia avvenuta in un angolo remoto della Louisiana. Non aveva certo immaginato che le fiamme le avrebbero procurato ustioni di terzo grado e che la sua versione (“ho tentato di spegnerle con una bottiglietta d’acqua”) sarebbe apparsa subito poco credibile.

Infatti, negli Stati Uniti i grandi media si sono ben guardati dal rilanciare la cosa con commenti indignati sul razzismo: quando in Italia c’erano già gli ospiti negli studi televisivi a pontificare sull’America violenta,  il New York Times, lo Washington Post, la CNN ignoravano la notizia, aspettando di saperne di più. Il contrario di quanto facevano le nostre radio, televisioni, o il Corriere della sera, che, pur registrando nel titolo i “dubbi della polizia” scomodava addirittura il Nobel per la letteratura Toni Morrison per chiederle: “Il Sud è ancora pericoloso per i neri?” come se i linciaggi fossero all’ordine del giorno.

L’America rimane un paese violento ma il Klan, in realtà, è da anni scomparso come organizzazione e sopravvivono soltanto dei microgruppi di suprematisti bianchi che sono certo capaci di aggressioni e violenze ma raramente usano la vecchia sigla. Oggi sono piuttosto neonazisti, skinhead e fanatici della musica rock “ariana”.

L’episodio di Winnsboro (4.910 abitanti) era avvenuto domenica e ne aveva parlato soltanto lo Shreveport Times, il quotidiano locale, poi ripreso dalle agenzie italiane e (con molte cautele) dalla rete televisiva Nbc. Prima di confezionare le pagine ricche di foto in bianco e nero e di riferimenti alla guerra di Secessione, al movimento degli afroamericani per i diritti civili e al film Mississippi Burning, non sarebbe stata una buona idea aspettare 12 ore? La credibilità del giornalismo italiano ne avrebbe certamente guadagnato.

Fabrizio Tonello

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