UNIVERSITÀ E SCUOLA

Università di Padova, 60 anni in quota

Correva l’anno 1952, l’Italia cantava “Vola colomba”, l’Urss si opponeva all’ingresso dell’Italia nell’Onu, mentre il capo del governo italiano, Alcide De Gasperi, sognava “uno Stato forte” e una “democrazia protetta dalle estreme sinistre” e in grado di reggere al “pericolo rosso”. Anche la vita negli atenei - sembra oggi - era segnata da una forte avversione al progetto Ermini che voleva aumentare a dismisura le tasse. A Padova la bandiera della rivolta degli universitari era agitata da Angelo Ventura: l’aumento della tassa di iscrizione - scriveva - farà sì che l’università sia destinata a diventare un privilegio di pochi. Ebbene, nell’estate di quell’anno,  l’università di Padova, rettore Guido Ferro, fra non pochi contrasti e perplessità, decideva di aprire corsi estivi a Bressanone. Era, in particolare,  il Tribunato degli Studenti a non credere in quella iniziativa, soprattutto per ripicca nei confronti del rettore, “colpevole” di aver messo all’indice i goliardi che in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1951-52 avevano sonoramente fischiato il ministro Antonio Segni in Aula Magna, costringendolo a interrompere il suo discorso. Gli studenti, guidati da Renzo Testolin, l’ultimo tribuno eletto a “botte”, definivano l’apertura dei corsi estivi a Bressanone “una grande ingiustizia”, perché ne fruivano solamente gli studenti “più ricchi”, i quali potevano anche godere della “prevedibile magnanimità dei professori, durante gli esami, dal momento che il clima delle vacanze li rende più miti”. In difesa dei corsi scese in campo anche Giuseppe Morandini, personaggio molto conosciuto e stimato, docente di Geografia ed esploratore della Patagonia, che definì l’Ugi, l’Unione Goliardica Italiana, l’Unione Goliardi Invecchiati, perditempo e chiusi al nuovo. I goliardi volevano rispondere per le rime sul loro periodico, il Bo, ma il rettore Ferro chiamò Testolin e lo fece desistere. Testolin, scendendo pallido e barcollante dallo scalone del Bo, racconterà poi di aver preso una quantità indicibile di “carne” dal Magnifico. Tra i più entusiasti dei corsi estivi di Bressanone, ci sarà in seguito il penalista Giuseppe Bettiol, che, amante della montagna, in più di un’occasione tenne le sue ineguagliabili lezioni fra i boschi. Da allora, da quando De Gasperi da Bressanone prediceva un futuro radioso all’iniziativa, sono passati 60 anni, con i corsi in Alto Adige  dell’università di Padova che sono diventati una solida realtà che coinvolge 4.500 persone l’anno. Il 1 agosto hanno preso il via le manifestazioni per festeggiare questo anniversario. 

 

Valentino Pesci

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