SOCIETÀ

Dove vai in vacanza? A rifarmi il naso

Se inserite il termine “impianti dentali” sul motore di ricerca di Google, i primi a comparire sono gli annunci pubblicitari. Tra questi, spiccano le promozioni di strutture che propongono un risparmio anche fino al 70% in Croazia, ad esempio, con tanto di assistenza in chat in tempo reale non appena si entra nel sito a dare un’occhiata. Ci sono poi cliniche, come a Budapest, che accanto a un prezzo molto competitivo offrono veri e propri pacchetti di viaggio: la prima visita, una notte in albergo, il trasferimento in taxi per l’aeroporto per due persone e l’interprete italiano sono completamente gratuiti. Se a questo si unisce il fascino della città, uno ci pensa. E ci pensano anche le cliniche che, nei loro siti web, danno ai navigatori la possibilità di fare subito una rapida ricerca dei voli a basso costoe degli hotel convenzionati. Fino a programmare attività con cui occupare il tempo libero tra un intervento e l’altro: un giro per la città, una serata gastronomica, una partita a bowling. Si unisce l’utile al dilettevole e per di più a costi economici. Lo chiamano “turismo medico” e negli ultimi anni è in aumento, secondo un recente rapporto frutto della collaborazione tra Organization For Economic Cooperation and Development (Oecd) e Unione europea, Health at a Glance: Europe 2014.

Si va sempre più all’estero a farsi curare e le ragioni sono più di una. Aumentano i costi sanitari nei Paesi industrializzati, alcuni servizi medici negli Stati di residenza non sono consentiti o sono sottoposti a restrizioni legislative. Si aggiunga che determinati trattamenti non sono coperti dalle assicurazioni (o erogati dal sistema sanitario nazionale), come nel caso delle operazioni di chirurgia estetica, degli interventi dentali o dei trattamenti per la fertilità. Giocano un ruolo infine anche la “privatizzazione” della salute, la disparità nell’accesso alle cure mediche dovuta a differenti condizioni socio-economiche e, non da ultimo, l’avvento delle nuove tecnologie. Molti pazienti cercano informazioni sulle procedure mediche in Internet e questo consente di confrontare i prezzi tra cliniche nazionali ed estere ei tempi d’attesa, oltre a poter valutare l’esperienza e la formazione dei medici stessi. Accanto alle prestazioni cliniche, esiste poi la possibilità per il paziente di ricevere prodotti e servizi dall’estero, come farmaci o test diagnostici. 

Vogliamo parlare nello specifico dei costi, uno dei motivi principali per cui si va all’estero a farsi curare? Secondo i dati riportati da Łucasz Skowron e Monica Sak-Skowron riferiti al 2011, se negli Stati Uniti la sostituzione di una valvola cardiaca senza contare viaggio e soggiorno costa 150.000 dollari, in Malesia si pagano 9.000 dollari e in Polonia 9.520. Per un impianto dentale che negli Usa costa circa 1.188 dollari, in Polonia se ne sborsano 953 dollari e 650 in Ungheria. Se invece volete rifarvi il naso, a fronte dei 4.500 dollari statunitensi, in Polonia ne spenderete 1.700.   

Il fenomeno del turismo medico esplose soprattutto nei primi anni del Ventunesimo secolo. L’Asia era una delle località più ambite e secondo gli studiosi continua a rimanere la “numero uno tra le destinazioni sanitarie nel mondo”. Mete principali India, Singapore, Taiwan e Thailandia che hanno investito molto nelle loro strutture sanitarie per rispondere alla crescente domanda di assistenza medica attraverso servizi di prima qualità. 

Anche l’Europa, però, comincia a guadagnare spazio in questo settore. Nonostante non sempre i dati siano disponibili e a volte vengano sottostimati, secondo l’Oecd la Francia risulta essere il Paese che più di tutti offre assistenza sanitaria (in termini di prodotti e servizi) a pazienti provenienti dall’estero, seguita dalla Repubblica Ceca. In una buona posizione anche Ungheria e Polonia. In termini relativi, esistono poi Stati come la Slovenia che dal 2007 al 2012 hanno visto un aumento annuo dell’offerta sanitaria a pazienti stranieri di oltre il 20%.

Ungheria, Romania e Croazia, stando a uno studio condotto tra il 2012 e il 2013 dalla società Jfc Tourism & Management, sarebbero le mete preferite per le cure odontoiatriche, nella Repubblica Ceca si va soprattutto per gli interventi di chirurgia facciale, mentre la Serbia si distingue per le strutture specializzate in cardiologia, oncologia, endocrinologia e chirurgia estetica. Anche gli italiani fanno parte di questo circuito e se nel 2009 sono stati in 20.000 ad andare all’estero a farsi curare, nel 2012 sono saliti a 184.000.  

Si intuisce a questo punto che il turismo medico può costituire un vero e proprio affare in termini economici e solleticare gli interessi di molti. Si pensi alle agenzie di viaggio, alle compagnie aeree, agli alberghi che offrono i servizi necessari al paziente, ma anche ai ristoranti, ai cinema, alle palestre perché oltre alla cura c’è il tempo libero. I numeri del resto parlano da soli. Sempre per restare nel nostro Paese nel 2012, secondo i dati di Jfc, gli italiani hanno speso per cure sanitarie all’estero 537 milioni e 280.000 euro: di questi il 335 milioni per le cure mediche, 95 per il soggiorno, 84 per il viaggio e 22 milioni per altre spese tra cui lo shopping.

Basta fare una rapida ricerca in internet per rendersi conto dell’esistenza, a livello nazionale e internazionale, di portali interamente dedicati all’organizzazione di questo tipo di viaggi, con possibilità di selezionare velocemente la cura di interesse, le cliniche a disposizione e altrettanto velocemente chiedere un preventivo. Con tanto di parere da parte di chi ci è stato. Esistono associazioni nazionali ed estere che si occupano di turismo medico, libri e ricerche dedicati all’argomento e vengono organizzati convegni, come quello che si terrà il prossimo settembre in Florida. Si tratta evidentemente di un settore che offre una vasta gamma di possibilità a molti, pazienti a parte.    

M. Pa.

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