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In Salute. Sport: l’attività sessuale influenza il rendimento in campo?

È la sera prima di una competizione sportiva, una gara importante costata tante ore di allenamento per riuscire a vincere una medaglia, stabilire un record, oppure ottenere una qualificazione. In queste ore così cruciali per un atleta, può influire la decisione di avere rapporti sessuali? Magari per rilassarsi, dormire meglio e ridurre l’ansia. Oppure si rischia di sprecare energie e perdere la concentrazione?

In questo episodio di In salute abbiamo parlato dei potenziali impatti dell’attività sessuale sulla prestazione sportiva con Andrea Ermolao, professore di medicina interna all’università di Padova e Direttore dell’unità operativa complessa di Medicina dello sport presso l’Azienda ospedale università di Padova.

“L’idea che l’attività sessuale possa influenzare la performance agonistica è diffusa fin dall'antichità”, spiega il professore. “Nell’antica Grecia agli atleti di sesso maschile veniva consigliata l'astinenza sessuale, nella convinzione che attraverso l’eiaculazione avrebbero perso la loro aggressività e la forza muscolare. Oggi sappiamo che le cose non stanno così, per quanto anche di recente – specialmente in alcuni sport, come ad esempio il pugilato – risuonano slogan come “Sex makes your legs weak”, cioè “il sesso indebolisce le gambe”, perpetrando l’idea che l'attività sessuale rischi di ridurre quel livello di aggressività considerato indispensabile in un combattimento”.

Guardando alla letteratura scientifica, non sono state raccolte finora evidenze che un’attività sessuale di media intensità possa migliorare o compromettere il rendimento sportivo. “Non sono stati riscontrati effetti né sulla performance aerobica e di resistenza, né per quanto riguarda la forza e la potenza”, spiega il professore, sottolineando però l’esistenza di alcune difficoltà metodologiche. Studiare la relazione tra attività sessuale e prestazione sportiva presenta infatti dei limiti pratici: è complicato valutare gli atleti in gara e non solo in laboratorio, così come coinvolgere un numero sufficientemente alto di partecipanti.

Potenzialmente, infatti, sarebbero diversi i fattori da considerare per indagare il problema. Come spiega Ermolao, il tipo di attività sessuale praticata può fare la differenza. “Sappiamo che mediamente il dispendio energetico legato all’attività sessuale è piuttosto basso (si aggira intorno alle 50-100 kcal) e non comporta quindi un lavoro eccessivo in persone in buona forma fisica, come gli atleti”, spiega. È però possibile che “una sessione particolarmente intensa affatichi il fisico, se praticata subito prima di una performance agonistica.

L’attività sessuale modifica, inoltre, la concentrazione di testosterone e comporta la produzione di endorfine (un meccanismo, quest’ultimo, potenzialmente vantaggioso, poiché si tratta di ormoni dall’azione analgesica). Oltre agli aspetti ormonali, il rapporto in sé può contribuire a ridurre l’ansia e favorire una sensazione di benessere.

Per questo, invece che cercare una regola assoluta, ha più senso valutare il singolo caso. Un atleta che fatica a gestire la tensione pre-gara, ad esempio, potrebbe trarre beneficio da un rapporto con il partner abituale la sera precedente, che potrebbe permettergli di rilassarsi e di arrivare alla competizione con un livello di ansia più basso. In altri casi, invece, questo eccessivo rilassamento potrebbe ridurre la carica motivazionale e la voglia di vincere”.

È possibile inoltre supporre che anche l’effetto placebo (e, di conseguenza, l’effetto nocebo), giochi un ruolo significativo. “La convinzione che il sesso abbia un effetto positivo o negativo sulla prestazione in gara può produrre un impatto maggiore di quello prettamente fisiologico”, ipotizza il professore.

Secondo Ermolao, è soprattutto la componente psicologica a giocare un ruolo decisivo in questa dinamica. L’attività sessuale, infatti, può influenzare umore, concentrazione, motivazione ed equilibrio emotivo.
“Ricapitolando: se dal punto di vista fisiologico non esistono controindicazioni – a meno che non si tratti di pratiche particolarmente impegnative svolte subito prima della competizione – l’aspetto psicologico è determinante”, sottolinea il professore. “Ogni atleta deve trovare il proprio equilibrio e capire se e come le abitudini sessuali possano avere un impatto positivo, aiutando a ridurre lo stress e ad affrontare la gara con maggiore serenità e autostima”.

Tornando ai limiti della letteratura scientifica sull’argomento, Ermolao segnala una grossa lacuna riguardante lo studio della relazione tra attività sessuale e prestazione sportiva nelle donne. Le atlete assegnate biologicamente al sesso femminile sono infatti fortemente sottorappresentate in questo tipo di ricerca “I dati raccolti provengono quasi totalmente da atleti di sesso maschile”, spiega il professore. “Una tendenza che deriva probabilmente da quella convinzione antica – di cui si diceva all’inizio – secondo la quale sarebbero principalmente gli uomini a trarre giovamento dall’astinenza sessuale”. Questa credenza ha fatto sì che le ricerche si concentrassero quasi esclusivamente sugli sportivi, trascurando le donne e l’impatto dell’attività sessuale sul loro rendimento agonistico.

Invertendo, infine, la prospettiva, e considerando quindi i potenziali effetti dell’attività fisica sulla funzione sessuale, emergono evidenze scientifiche più solide, per quanto anche in questo caso la popolazione di riferimento sia prevalentemente quella maschile.

“L'esercizio fisico, il livello di fitness e di efficienza fisica hanno un impatto positivo sulla funzione sessuale non solo dei soggetti sani, ma anche delle persone affette da alcune patologie in grado di comprometterla come, ad esempio, il diabete o l’insufficienza cardiaca cronica. L’attività fisica incrementa infatti la produzione di ossido nitrico, una sostanza che, grazie al suo effetto vasodilatatore, migliora la funzione erettile”.

In conclusione, osserva il professore, non esistono al momento basi scientifiche valide per sconsigliare l’attività sessuale pre-gara agli atleti e alle atlete, che possono considerarsi liberi di decidere in base alle preferenze personali. “Al contrario, l’esercizio fisico andrebbe raccomandato a ogni persona: i benefici sono numerosi e riguardano, come abbiamo detto, anche la sfera sessuale”.

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