SOCIETÀ

Drogati di smartphone

In questi ultimi anni abbiamo imparato a conoscere la Generazione Z, rapidissima e iperconnessa. Ma sappiamo anche che non è l’ultima. Siamo infatti già passati alla Generazione Alpha, ovvero quella dei bambini nati a partire dal 2010, “l’anno in cui l’iPad è stato introdotto, in cui è stato creato Instagram e app è stata scelta come parola dell’anno”, ha scritto Alex Williams, a fine settembre, sulle pagine del New York Times. “Sarà la generazione formalmente più istruita e con la migliore dotazione tecnologica di sempre”. Un futuro da screenager, un destino segnato ancora prima di iniziare la scuola. Esiste una parola in grado di superare “iperconnessione”? Esiste una parola capace di rendere maggiormente l’idea di questa totale immersione nella rete? La verità è che un uso consapevole e contenuto della tecnologia da parte di bambini e ragazzi può avere anche i suoi vantaggi: ebook e applicazioni possono favorire lo sviluppo dell’alfabetizzazione, supportare l’apprendimento e, nei momenti più delicati o di crisi, possono rivelarsi ottimi alleati grazie al loro effetto distraente. Non è l’uso della tecnologia a preoccupare, come in tutte le cose è l’abuso a portare con sé il concreto rischio di dipendenze e un conseguente bagaglio di preoccupazioni.

Facciamo un passo indietro e fermiamoci alla lettera Z, l’ultima dell’alfabeto, quella che segna la fine di un ciclo e preannuncia un nuovo inizio. La generazione dei ragazzi nati dopo i Millennials (la cosiddetta Generazione Y), tra la fine degli anni Novanta e il 2010, è al centro di Problematic cell phone use for text messaging and substance abuse in early adolescence, un recente studio sull’abuso da smartphone pubblicato, a fine ottobre, sul European journal of pediatrics e condotto da un gruppo di ricerca dell’università di Padova guidato dal professor Luigi Gallimberti, psichiatra e tossicologo clinico, fondatore dell’associazione Genitori attenti. Nell’anno scolastico 2014/2015, la ricerca ha preso in esame un campione di 1.156 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni residenti nella città di Padova “ed è il primo e unico studio al mondo sull’argomento relativo a questa fascia d’età”, sottolinea Gallimberti. 

Ecco cosa ne è emerso. “Il 16% dei preadolescenti abusa dello smartphone – spiega al Bo il professor Gallimberti – Una percentuale importante, perché rappresenta un quinto della popolazione (un secondo studio, questa volta sull’abuso di videogames, ha rilevato un uso problematico nel 15% del campione preso in esame, ndr). Questi ragazzi sono sempre connessi, fanno parte di numerosi gruppi su WhatsApp, da quello della scuola a quello del calcetto, e inviano 500 messaggi al giorno, uno ogni minuto e mezzo, escludendo le ore di sonno e di scuola”. Il quadro introduce una serie di fattori correlati che devono essere presi in seria considerazione: solitamente questi ragazzi hanno un basso rendimento scolastico, non leggono libri, abusano di alcol o energy drink e, soprattutto, non dormono. O meglio, non riposano abbastanza. A questo punto la domanda sorge spontanea: è l’abuso tecnologico a determinare la sleep deprivation o, al contrario, dormire troppo poco porta poi ad abusare dello smartphone? La privazione del sonno è l’origine di tutto ma, al tempo stesso, è il risultato di un certo tipo di comportamento, che riguarda anche i genitori. “È come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina”, scherza Gallimberti. E aggiunge: “Si può guardare la questione da entrambe le parti: i genitori hanno perso la consapevolezza dell’importanza di mettere a letto presto i figli, che il giorno dopo sono stanchi e nervosi e trovano nello smartphone un eccitante per poter restare svegli”. C’è poi un dettaglio che colpisce: la correlazione tra abuso da smartphone e dipendenza da droghe. “I tossicodipendenti producono meno dopamina di quel che serve. Le droghe ne alzano provvisoriamente il livello – spiega Gallimberti -  Nei giovanissimi che abusano della tecnologia si creano le precondizioni per un futuro di tossicodipendenza, con una corteccia cerebrale prefrontale che funziona poco”. A tal proposito, il recente studio americano Examining racial/ethnic disparities in the association between adolescent sleep and alcohol or marijuana use,condotto su un campione di 2600 quindicenni di varie etnie residenti a Los Angeles, afferma che i bambini a cui è stato negato il giusto riposo tra i 3 e gli 8 anni saranno adolescenti con tendenza ad abusare di alcol e marijuana.

Francesca Boccaletto

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