SOCIETÀ

"Facciamo un selfie": la moda tra musei e corsi universitari

Narcisisti e potenziali psicopatici: uno studio dell’università dell’Ohio definisce così gli amanti dei (troppi) selfie, limitando per ora la ricerca a un campione di 800 uomini dai 18 ai 40 anni, ma invocando la necessità di allargare l’indagine analizzando presto i comportamenti delle donne, anche in considerazione della loro tendenza a passare più tempo sui social network. La verità è che la passione per l’autoscatto rivela più di quanto vorremmo. Puro esibizionismo per qualcuno, insicurezza e bisogno di conferme per altri. In ogni caso, un unico obiettivo: comunicare se stessi. Correndo il rischio di esagerare. Una galleria infinita di baci rivolti all’obiettivo, sorrisi e sguardi ammiccanti o stralunati e, alle spalle, paesaggi e tramonti, al mare o in montagna, ma anche anonimi scorci urbani o improbabili carte da parati delle nostre camerette. Per farsi un selfie non serve una scenografia mozzafiato, basta indossare una convinta (e spesso insopportabile) duckface, anzi no, una sparrowface. Passando di becco in becco, perché anche in fatto di smorfie cambiano le tendenze.

Da fare da soli o in gruppo, quel che conta è ricordarsi che una semplice foto non è detto sia un selfie. Bisogna imparare a distinguere, per diventare degli esperti.Lo precisa anche il New York Times: “Tutti i selfies sono foto – scrive Jason Feifer - Non tutte le foto sono selfies. Brand su Twitter, notiziari televisivi, ma anche i tuoi genitori e i giornali: questa distinzione non è chiara ai tanti che hanno utilizzato la parola ‘selfie’ per descrivere le foto di gruppo, quelle fatte a monumenti, paesaggi e altro ancora. È ora di chiarire che cosa sia esattamente un selfie”. Ci devi esser tu e la devi fare tu quella foto. Tenendo lo smartphone in mano o utilizzando un selfie stick, il bastone che agevola lo scatto allontanando il telefonino, ritenuto pericoloso e per questo vietato a Disneyland, al Colosseo, alla reggia di Versailles, alla Sydney opera house, per ragioni di decoro e sicurezza. In Russia, se lo usi, rischi addirittura di essere arrestato. Insomma, il selfie è diventato una questione molto seria. 

Eletta parola dell’anno nel 2013 dall’università di Oxford, è una tendenza che ha conquistato subito il mondo della moda e della pubblicità: sono molte le aziende che puntano da tempo sul selfie marketing e ora la nuova app italiana FriendZ, ancora in versione beta, permetterà agli utenti di metterci la faccia e guadagnare promuovendo i loro brand preferiti. Il selfie ha inoltre raggiunto il mondo dell’arte. Così come avviene all’estero, con l’ArtBonus, la legge del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, anche l’Italia ha autorizzato le foto nei musei, scatenando, smartphone alla mano, una tempesta di autoscatti davanti alle opere: “Sarà possibile scattare liberamente foto nei musei per uso personale e comunque senza scopo di lucro. Sono esclusi i beni archivistici e librari, per i quali restano in vigore le norme attuali per la consultazione e l’accesso ai documenti”. La scelta ha infiammato il dibattito: da una parte c’è chi dice che questa mossa avvicinerà i più giovani all’arte e, a ben guardare, la divertita partecipazione alla giornata internazionale Museum selfie day rafforza questa tesi (ci facciamo un selfie davanti al David e lo postiamo su Instagram? #museumselfie) e, chi invece grida allo scandalo facendo notare il delirio di sale prese d’assalto da visitatori più impegnati a scattare istericamente per postare sui social network che ad ammirare i dipinti o le sculture in mostra. 

Non è finita, perché ora ci si mette pure l’università. L’ateneo di Teramo, con il suo hashtag #mapyourselfie, si è inserito in 6pm your local time, progettoche, il 22 luglio scorso, ha coinvolto e connesso in rete musei, istituzioni, gallerie e artisti da tutta Europa. L’obiettivo: realizzare una mappa emozionale, disegnata direttamente dagli utenti con un selfie, far conoscere le eccellenze dell’Abruzzo, condividendo e geolocalizzando le immagini su Instagram. Il City Lit college di Londra ha promosso un corso dedicato proprio all’arte del selfie, così la University of Southern California con il suo #selfieclass. “La moda dei selfie passerà e diventerà una icona, sarà riconosciuta come un fenomeno tipico del nostro tempo. Così come gli autoritratti fotografici o i dipinti erano i selfie della loro epoca”, ha spiegato il professor Mark Marino che dirige il corso americano. Nuove tendenze che non si possono ignorare, verissimo, ma ci si augura che l’università non inizi a prenderci troppo gusto e che, facendosi un selfie, lo smartphone non sfugga di mano.

Francesca Boccaletto

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