SOCIETÀ

Infanzie perdute

Ricordate la campagna internazionale Bring back our girls? Fece il giro del mondo, anche e soprattutto attraverso i social network. Nell’aprile 2014, nella città di Chibok, in Nigeria, oltre 200 studentesse vennero rapite dalle milizie jihadiste di Boko Haram. Nonostante gli appelli lanciati per la liberazione, di loro non si è saputo più nulla: solo una cinquantina di ragazze riuscirono a scappare, delle altre non si hanno ancora notizie. Pochi giorni fa, il 14 aprile, la pagina Facebook dedicata a quella storia e a quelle ragazze, nata proprio per tenere viva l’attenzione, pubblicava questo post: “Today is the 365th day since 273 Nigerian school girls were kidnapped. We ask that all of you, from whatever city/country you live, to continue to march and hold rallies. Continue to call your government leaders and tell your friends. We will not be silenced. Every day the family at the Bring back our girls headquarters in Abuja march and rally by the hundreds”.

A un anno da quel rapimento, Unicef ha presentato il rapporto Missing childhoods. The impact of armed conflict on children in Nigeria and beyond, che rivela il numero di bambini e ragazzi colpiti dall’impatto del conflitto armato nel nordest della Nigeria. “Si parla di 1,5 milioni di persone fuggite dalle loro case a causa del conflitto, di cui 1,2 milioni di sfollati all’interno della Nigeria e circa 200.000 che si son spostati tra Camerun, Ciad e Niger dopo che i loro villaggi sono stati attaccati. Il numero di bambini costretti ad abbandonare le loro case è più che raddoppiato nel corso dell’ultimo anno, raggiungendo il numero di 800.000”, si legge nel rapporto. E ancora, dal 2009, con l’inasprimento delle violenze da parte di Boko Haram, “almeno 15.000 persone sono state uccise, con più di 7.300 morti nel 2014. Negli ultimi mesi, gli attacchi sono aumentati in frequenza e brutalità. I bambini subiscono abusi sessuali, matrimoni forzati, rapimenti, vengono utilizzati come armi, combattenti al fianco dei gruppi armati e, a volte, bombe umane”. I bambini che non frequentano la scuola primaria in Nigeria son passati da 8 milioni nel 2007 a 10,5 milioni, un numero che sembra destinato ad aumentare. “Il conflitto ha reso estremamente difficile accedere alla scuola – spiega Unicef – Gli studenti e gli insegnanti sono stati presi di mira. Più di 300 scuole sono state danneggiate o distrutte e almeno 196 insegnanti e 314 bambini sono stati uccisi nel periodo compreso tra gennaio 2012 e dicembre 2014”.

Anche Amnesty international ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia le condizioni in cui sono state ridotte molte delle almeno duemila donne e bambine rapite da Boko Haram, dallo scorso anno, rese schiave e addestrate a combattere. Il regno del terrore di Boko Haram è basato su quasi 200 testimonianze, tra cui quelle di alcune donne e bambine riuscite a fuggire ai sequestratori. “Spiegano come usare le armi. A me hanno insegnato a sparare, a usare le bombe e ad attaccare i villaggi. L’addestramento è durato tre settimane, poi hanno iniziato a mandarci in azione. Io ho preso parte a un attacco contro il mio villaggio”, ha raccontato Aisha, 19 anni, rapita nel settembre 2014 durante una festa di matrimonio. Prigioniera per tre mesi, ha visto uccidere oltre 50 persone, tra cui la sorella. Il rapporto di Amnesty denuncia i crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal gruppo armato, tra cui l'uccisione di almeno 5.500 civili nel nordest della Nigeria, a partire dal 2014.

F.Boc.

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