MONDO SALUTE
In Salute. Malattie infettive: una rete con i Paesi dell’Africa in ottica One Health
“Le fisso l’intervista con il direttore generale tra qualche giorno, perché in questo momento è in missione in Namibia”. A rispondermi è Manuel Graziani dell’ufficio stampa e comunicazione dell’Istituto zooprolifattico dell’Abruzzo e del Molise, dal 2017 Centro di referenza nazionale per le sequenze genomiche di microrganismi patogeni. Solo qualche settimana prima Nicola D’Alterio, il direttore, si trovava in Tunisia per dare inizio insieme ai partner a un nuovo programma, il Mediterranean Network for One Health - Mednet 4OH: una “rete mediterranea per una sola salute”. Ne avevo letto e volevo saperne di più: si trattava di un progetto che si proponeva di migliorare le capacità di risposta alle emergenze sanitarie, tenendo conto della connessione tra salute umana, animale e ambientale.
Le relazioni dell’Istituto con i Paesi dell’Africa erano tutt’altro che infrequenti o sporadiche, e quei primi contatti ne erano la prova. L’ente di ricerca dell’Abruzzo e del Molise coltivava da anni rapporti di collaborazione e assistenza tecnica con molti di quegli Stati, considerando necessario e di estrema attualità operare in un continente in cui il nesso uomo-animale-ambiente è molto stretto. Non si trattava dunque di una cooperazione occasionale, ma costante nel tempo e in certi casi stanziale: con la Namibia per esempio, dove si trovava D’Alterio in quel momento, la collaborazione era iniziata nel 1996 allo scopo di studiare la patogenesi della pleuropolmonite contagiosa bovina, e nel 2005 era stato impiantato un laboratorio di virologia a Windhoek.
“Condividere risorse e conoscenze non è solo una questione tecnica – aveva dichiarato in precedenza il direttore –, ma una strategia essenziale per affrontare le sfide sanitarie globali nel segno della One Health. Per questo siamo orgogliosi di lavorare con la Tunisia e in futuro con i Paesi dell’Africa del nord per creare una rete di sorveglianza capace di rispondere tempestivamente alle minacce sanitarie, con benefici che andranno oltre i confini nazionali, a favore della salute pubblica dell’intera regione mediterranea”.
Sostenere i sistemi sanitari in Africa
Di ritorno dalla missione D’Alterio ci racconta la genesi del nuovo impegno scientifico. “Il progetto Mednet 4OH nasce nel 2022, durante la pandemia da Covid-19, in un paese della Tunisia in cui siamo presenti ormai da più di 20 anni. Nel corso di numerosi viaggi in quelle zone, ho incontrato le autorità locali, oltre ovviamente ai rappresentanti dell’Ambasciata d’Italia e dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Durante gli incontri è emerso il bisogno di avere un supporto nel sequenziamento genomico di Sars-CoV-2 e ci siamo messi all'opera: abbiamo sequenziato più di 1000 campioni, supportando in quest’attività l'ospedale Charles-Nicolle di Tunisi e l’Institut Pasteur de Tunis, e collaborando anche nel lavoro di diagnosi avanzata, con Next Generation Sequencing soprattutto su pazienti pediatrici. Questa è stata la prima fase del progetto, che fu finanziata dall’Organizzazione mondiale della Sanità per un periodo di circa un anno. Oggi, dopo un’interruzione, ripartiamo con la seconda fase su cui ha investito l'Aics”. L’obiettivo ora è innovare il sistema sanitario della Tunisia e costruire una capacità di risposta rapida ed efficace a emergenze come gli eventi pandemici: lo Stato in questo modo potrà giocare un ruolo di primo piano per la costruzione di una “rete mediterranea per una sola salute”, coinvolgendo altri Paesi del Nord Africa come Algeria e Marocco.
Caratterizzare virus e batteri in tempo reale
Mednet 4OH, che ha avuto un finanziamento di un milione e 600.000 euro, avrà la durata di tre anni. “È previsto lo sviluppo di programmi comuni di sorveglianza genomica; l'identificazione e la caratterizzazione dell’agente eziologico delle malattie infettive; la raccolta, digitalizzazione e condivisione dei dati genomici e dei relativi dati epidemiologici. Infine, abbiamo programmato anche una efficace comunicazione del rischio e una sensibilizzazione sui rischi sanitari, rivolte alle Istituzioni responsabili della tutela della salute pubblica e verso la società civile”.
Il cuore del progetto è la creazione di una piattaforma genomica in grado di monitorare la diffusione di agenti patogeni che possono rappresentare una minaccia per la salute pubblica. “Con l’utilizzo della tecnologia Next Generation Sequencing si avrà, grazie alla piattaforma, una sorveglianza genomica in tempo reale con una caratterizzazione completa di virus e batteri e una rapida individuazione di tutte le relative varianti. Con l’integrazione tra la piattaforma genomica e il sistema nazionale relativo alla gestione dei dati clinici e diagnostici della Tunisia, si avrà la condivisione di ulteriori dati e metadati (epidemiologici) tramite meccanismi di interoperabilità. Questo risultato rafforzerà la sorveglianza nazionale e i sistemi diagnostici dei laboratori per un’aumentata capacità di preparazione e risposta agli eventi sanitari, in particolare quelli che richiedono un approccio One Health”.
Le attività coinvolgeranno gli ospedali delle regioni del centro sud della Tunisia, come quelli di Sousse, Sfax e Monastir, oltre a quelli del nord del Paese. I benefici che ne deriveranno andranno a vantaggio delle principali Istituzioni sanitarie tunisine, come l’Ospedale Charles Nicolle di Tunisi, l’Istituto Pasteur di Tunisi, l’Osservatorio nazionale delle malattie nuove ed emergenti, l’Ospedale universitario di Monastir e l’Ospedale universitario di Sfax.
Patogeni sotto sorveglianza: dalla Rift Valley fever ….
Nella zona del Mediterraneo sono molti i patogeni oggetto di attenzione, come il virus della West Nile, la Dengue, o il virus della sindrome respiratoria in Medio Oriente (Mers): “Negli ultimi anni però – continua D’Alterio – abbiamo alzato il livello di attenzione nei confronti del virus della Rift Valley Fever, una zoonosi virale identificata per la prima volta nella vallata del Rift in Kenya nel 1931 che ha poi risalito il continente africano”.
È una malattia causata da un virus del genere Phlebovirus, famiglia Bunyaviridae, che colpisce principalmente gli animali, come bovini, caprini, ovini, cammelli, dromedari, e vari tipi di roditori, ma che può infettare anche l'uomo. È trasmessa da zanzare (Aedes e Culex) e mosche che si nutrono di sangue, ma può essere veicolata anche per contatto tra un animale e l’altro. La maggior parte delle infezioni umane deriva dal contatto con il sangue o gli organi di animali infetti e dunque i gruppi più a rischio di infezione sono gli agricoltori, i lavoratori dei macelli e i veterinari.
“La patologia è presente ormai in Libia e in Tunisia, ma non ancora in Europa. L’Unione Europea tuttavia tiene il virus sotto sorveglianza e ha designato il nostro Istituto come laboratorio di riferimento per il controllo della malattia”. Sebbene il territorio europeo non sembri direttamente esposto a un rischio imminente di introduzione del virus, il pericolo di un'ulteriore diffusione nei Paesi confinanti e di una possibile introduzione di vettori infetti hanno indotto l’UE a rafforzare le capacità di sorveglianza e risposta e la collaborazione con i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.
Foto: Adobe Stock
… alla Crimea-Congo fever, e non solo
D’Alterio spiega che, tra le zoonosi, un'altra malattia a essere monitorata in modo particolare è la Crimea-Congo hemorrhagic fever, la seconda febbre emorragica più diffusa dopo la dengue, inserita non a caso dall’Organizzazione mondiale della Sanità nell’elenco delle patologie infettive con il più alto potenziale epidemico e pandemico e di importanza prioritaria per la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini. In questo caso l’agente patogeno è un arbovirus della famiglia Nairoviridae e la malattia viene trasmessa dalle zecche del genere Hyalomma, che fungono da serbatoio e infestano sia mammiferi e uccelli selvatici, sia capi di bestiame. Il virus oggi è endemico in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente, ma circola anche in tutta l’Europa orientale e nella zona balcanica. “Il progetto Mednet 4OH è una grande opportunità per monitorare anche malattie batteriche presenti nel Mediterraneo come la brucellosi e la tubercolosi, così come i batteri multi-resistenti agli antibiotici che si possono diffondere rapidamente da un Paese all’altro o che possono raggiungere il nord Africa dalle aree sub sahariane”.
Rilevare rapidamente la nascita di focolai batterici e virali
Se la piattaforma genomica di Mednet 4OH sarà sviluppata dunque in questi anni, è già disponibile invece ReporTree, una risorsa bioinformatica progettata per migliorare la sorveglianza genomica dei patogeni, realizzata grazie alla collaborazione tra l’Instituto Nacional de Saúde Doutor Ricardo Jorge in Portogallo, e il reparto di bioinformatica dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise. Si tratta di uno strumento che utilizza algoritmi avanzati per interpretare dati genomici complessi, e che è in grado di rilevare rapidamente la nascita e l’evoluzione di focolai batterici e virali, così da poter prevenire e controllare le malattie infettive. Inoltre può essere facilmente integrato nei processi di monitoraggio delle malattie: ReportTree è già utilizzato nella sorveglianza di routine in Portogallo e in Italia nel Centro di referenza nazionale.
Per sfruttare tutte le potenzialità del sistema, è stata sviluppata anche un’altra applicazione denominata Spread (Spatiotemporal Phylogenomic Research and Epidemiological Analysis Dashboard) che incrocia dati genomici ed epidemiologici: i metodi di sorveglianza tradizionali infatti spesso incontrano difficoltà nel combinare efficacemente dati genetici, geografici e temporali, che invece sono fondamentali per una comprensione completa delle dinamiche di trasmissione delle malattie.