UNIVERSITÀ E SCUOLA

Ingegneri e architetti, i "padovani" di Piano

“Ho semplicemente scritto una lettera. La nostra avventura è iniziata così”. Edoardo Narne, docente di Composizione architettonica e urbana all’università di Padova (dipartimento ICEA), racconta partendo dal principio. Al centro di questa storia trovano posto studenti e professori di un giovane corso di laurea con un’anima multidisciplinare che, in breve tempo, è riuscito ad attirare l’attenzione di Renzo Piano, iniziando con lui una felice e fruttuosa collaborazione. A Padova si studia per diventare architetti. Per la precisione, dal 2010, si studia Ingegneria Edile-Architettura (IEA). Da cinque anni, poi, in estate, gli studenti IEA costruiscono e allestiscono un padiglione per omaggiare un grande nome dell’architettura internazionale. In questi giorni, e fino al 18 luglio, il cortile di Ingegneria meccanica, in via Venezia, ospita Four rooms for Alvar Aalto, quattro ambienti in cui sono esposte le tavole di studio e i plastici elaborati dagli studenti analizzando alcuni progetti dell'architetto finlandese. Due anni fa toccò proprio a Renzo Piano, personalmente invitato da Narne (che gli scrisse, appunto, una lettera): l’evento diede avvio a un progetto di collaborazione che continua ancora oggi. “Ogni anno Piano seleziona e forma studenti eccellenti provenienti da alcune università del mondo. Tra questi ci sono anche i nostri ragazzi”. 

“La differenza tra architettura e ingegneria non l’ho mai capita bene”, disse l’architetto genovese durante l’incontro con gli studenti dell’ateneo patavino nel 2014. Confermando così la sua convinta adesione a un modo innovativo e trasversale di intendere l’architettura, come incrocio di competenze e professionalità del saper fare. Da allora, ogni anno, viene lanciato un bando per uno stage di sei mesi allo Fondazione Renzo Piano di Parigi: un programma formativo nato dalla convinzione che la conoscenza si possa trasferire attraverso lo studio ma anche con la pratica e il coinvolgimento in progetti reali. “Il principio alla base è il learning by doing e il modello di riferimento una versione aggiornata della bottega rinascimentale che offre allo studente la possibilità di avere un ruolo attivo in ufficio partecipando alle diverse fasi progettuali”. Da quando è senatore a vita, Piano ha inoltre avviato G124, “progetto in cui sono stato coinvolto e che offre borse di studio a giovani di talento per lavorare sulle periferie”, spiega Narne, attraverso un gruppo di lavoro formato da sei giovani architetti che vengono pagati con lo stipendio parlamentare dell’architetto genovese, interamente destinato al progetto. Il gruppo G124 lavora sulla riqualificazione delle periferie delle città italiane: sull’adeguamento energetico, il consolidamento e il restauro degli edifici pubblici, i luoghi d’aggregazione, la funzione del verde, il trasporto pubblico e i processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti nella riprogettazione del quartiere o del paese in cui vivono. Un modo di intendere l’architettura condiviso dagli studenti IEA che guardano con attenzione al territorio locale. 

“È importante riportare la dimensione della realtà dentro l’università – sottolinea Narne - Bisogna partire dal piccolo, dal quartiere. Il nuovo progettista deve riconnettere situazioni slabbrate della società”. E continua: “Non stiamo più parlando di archistar, oggi siamo di fronte a una figura completa con competenze sia tecniche che umanistiche capace di riaprire un dialogo dal basso. Se Piano lavora sulle periferie su scala nazionale, noi abbiamo avviato un percorso di dialogo e scambio con il nostro territorio e negli ultimi anni abbiamo contattato diverse amministrazioni del Veneto per bandire concorsi per l’assegnazione di premi a tesi di laurea inerenti studi di fattibilità su possibili sviluppi architettonici-urbanistici dei centri abitati”. Per ripensare - prima di tutto - i paesi, i quartieri, la vita delle piccole comunità.

Collaborazioni internazionali, azioni concrete sul territorio locale e, infine, il viaggio (l’ultimo, in ordine di tempo, è quello fatto in Finlandia, sulle tracce di Alvar Aalto), inteso come tappa fondamentale di un percorso di studio e di vita che permette agli studenti di crescere e conoscere, facendo esperienza. Seguendo la lezione dello stesso Piano e il suo invito a muoversi, per scoprire e capire davvero gli altri, perché “viaggiando si può capire che le differenze sono un valore e non un problema”. 

Francesca Boccaletto

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