UNIVERSITÀ E SCUOLA

Il lavoro perfetto? Quello fuori classifica

Quasi due milioni di studenti universitari americani hanno ottenuto una laurea quadriennale quest’anno, o si laureeranno entro la fine del 2015, e si preparano ad entrare nel mercato del lavoro. Dopo anni di recessione in cui l’unica preoccupazione dei neo-laureati era di trovare un impiego qualsiasi, ora che l’economia USA è in ripresa e sta creando ogni mese centinaia di migliaia di nuovi posti, l’attenzione dei più giovani sembra spostarsi verso un altro, più ambizioso, obiettivo: individuare la carriera “perfetta”. Ecco allora che si moltiplicano le classifiche sulle professioni di qualità superiore, le più desiderabili, che garantiscono il magico mix di guadagni, stabilità e creatività.  Anche se, di fronte a una definizione così vaga, identificare le occupazioni migliori resta un’impresa ardua. Con i ranking  che possono fornire al massimo qualche indicazione generale in vista dei primi colloqui di lavoro.

“Innanzitutto bisogna tenere conto che esistono grosse differenze tra le preferenze dei lavoratori rispetto alle aspettative che hanno verso un impiego – dice Laurence Shatkin, esperto del tema e autore di numerosi libri in proposito – C’è chi vuole lavorare all’aria aperta  e chi no, chi preferisce utilizzare le mani e chi la mente, chi è terrorizzato di parlare in pubblico e chi ha paura di lavorare con i numeri. Le classifiche pubblicate sulle riviste o su Internet rischiano di escludere tanta gente”. 

Detto questo, non c’è dubbio che ci siano una serie di aspetti della vita lavorativa - a partire ovviamente dal reddito - importanti per tutti, anche se a livelli diversi, sui quali si possono raccogliere informazioni tangibili. Il settimanale TIME, per esempio, ha analizzato quest’anno dati del dipartimento del Lavoro sui salari e sul tasso di crescita di 40 professioni diverse - dai pompieri ai professori universitari - e li ha poi affiancati all’analisi effettuata dal sito web specializzato CareerCast.com sulle occupazioni più o meno stressanti. La conclusione? Il miglior impiego che si può trovare oggi negli Stati Uniti, almeno in quest’ottica, è quello dell’audiologo, una categoria con uno stipendio annuo mediano di quasi 70.000 dollari. E il dipartimento del Lavoro stima che questi posti di lavoro aumentaranno del 34% tra il 2012 e il 2022, in parte grazie all’invecchiamento della popolazione e in parte per l’abitudine dei millennial di girare sempre con gli auricolari infilati nelle orecchie.

Se i dati sul reddito sono generalmente piuttosto affidabili e chiari, bisogna però fare attenzione a quelli relativi alla crescita di una professione, utilizzati solitamente per identificare i settori in crescita e misurare le probabilità di essere assunti. “Si tratta senz’altro di un fattore cruciale. Non ha senso infatti cercare un’occupazione che, magari, paga straordinariamente bene, ma assume solo cinque persone all’anno in tutto il Paese”, afferma Shatkin. “È importante  - continua - valutare la questione da due angolazioni diverse: da un lato c’è la rapidità con cui una professione si sta espandendo, dall’altro va considerato il numero effettivo di offerte di lavoro”.  Una piccola azienda che cresce molto rapidamente, offre probabilmente  meno opportunità di un’impresa più grande con una crescita più moderata, o addirittura nulla. In quest’ultimo caso, infatti, nuovi spazi si aprono sempre grazie ai pensionamenti o ai dipendenti che si dimettono. Come dire, avremo anche bisogno di più audiologi in futuro, ma in termini solo relativi. In assoluto, è  infatti difficile immaginare che un giorno questo settore possa contare davvero su numeri così grandi.

Ecco allora che la graduatoria compilata quest’anno da U.S. News, pubblicazione famosa soprattutto per i ranking delle università americane, tiene conto non solo delle percentuali di crescita dei posti di lavoro in determinati settori, ma anche del loro numero complessivo. E  la valutazione delle qualifiche dei candidati si affianca a quella dei livelli salariali, alla misurazione dello stress e di altri fattori che incidono sulla vita lavorativa. Vincono la gara i dentisti - con uno stipendio annuo mediano di oltre 146.000 dollari - che nei prossimi sette anni vedranno crescere i propri ranghi di più di 23.000 unità. Al secondo posto gli infermieri,  il cui numero crescerà di 37.100 unità entro il 2022, seguiti a ruota dagli sviluppatori di software (140.000 posizioni in più) e dai medici (123.000 nuovi posti).

C’è però tutta un’altra serie di ingredienti che incidono sulla soddisfazione professionale, pressoché impossibili da quantificare con esattezza in anticipo. “Per esempio è difficile determinare in maniera obiettiva quanto un impiego lasci spazio alla creatività, e ancora misurare la piacevolezza di un posto di lavoro in termini di relazioni con i colleghi”, dice Shatkin. E anche i dati sulla “work-life balance” - il rapporto tra ore lavorate e quelle di svago - possono risultare fuorvianti. Anche se sono disponibili  le statistiche sul tempo che i dipendenti passano in ufficio, è poi difficile sapere quanti di essi  continuino a lavorare anche da casa, rispondendo magari alle email a tutte le ore del giorno e della notte.

Un altro aspetto molto caro ai lavoratori, ma difficile da conoscere in anticipo è la sicurezza di un impiego nel lungo periodo, particolarmente in un paese come gli Stati Uniti dove le tutele sono molto inferiori all’Italia. “Si possono provare a fare delle stime sulla base dell’attuale situazione, ad esempio guardando al ricorso alla robotica e alle soluzioni in outsourcing per capire se un determinato impiego possa essere fatto da una macchina o all’estero, oggi o nel futuro prossimo”, dice Shatkin. “Oppure si può guardare al passato: alle occupazioni  che hanno retto meglio o peggio alle crisi economiche. Entrambe queste strategie non offrono però alcuna certezza”. Come nel caso delle nuove minacce ad antichi mestieri. Si pensi, ad esempio, al postino: da sempre necessario anche durante una recessione, oggi a rischio scomparsa non solo per mano delle email, ma anche dei droni.  

Per tutte queste ragioni, il consiglio di Shaktin è di guardare sì alle classifiche, ma di condurre soprattutto una indagine in prima persona sugli impieghi più appetibili. Innanzitutto vanno stabilite le proprie capacità e competenze, individuati i propri talenti e le preferenze individuali. Poi “è opportuno parlare con chi quel mestiere lo fa già, andandolo a trovare sul posto di lavoro per vedere e annusare da vicino come funzionano davvero le cose”, conclude Shaktin. Insomma: provare per credere.

Valentina Pasquali

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