CULTURA

I lupi, la radio e Antigone

Irina è Antigone e non sta più nella pelle, lei e i suoi compagni hanno studiato e approfondito la tragedia di Sofocle e ora è giunto il momento di metterla in scena davanti a Palazzo Bo, nel centro di Padova, in una mattina di primavera. Una bambina di dieci anni veste i panni di un’eroina tragica, al suo compagno di classe Marco è stato assegnato il difficile ruolo di Creonte. Una grande fatica, ma anche uno splendido gioco che emoziona. I bambini della scuola Arcobaleno questo laboratorio l’hanno preso molto sul serio. Antigone ha carattere e così la piccola Irina, piccola ma assai decisa, che vorrebbe i capelli ancora più corti. Alla domanda della maestra: “Cosa ti è rimasto? Cosa hai capito di quello che hai letto?”, risponde “Ho capito che qui Antigone inizia a replicare”. L’eroina coraggiosa e sfortunata inizia a farsi sentire, ribellandosi alla volontà di Creonte che si rifiuta di dare una degna sepoltura a Polinice: “Io seppellisco mio fratello senza seguire le tue leggi”, aggiunge Irina/Antigone restando seria e concentrata, per poi lanciarsi in una intensa interpretazione da attrice consumata: “Io non ti ascolto: io ascolto le leggi che non sono state scritte, non le tue. Io ho seppellito mio fratello per il bene della famiglia”. Dunque, si chiedono Irina e compagni, invitandoci a riflettere, chi ha ragione tra Creonte e Antigone? In un conflitto c’è sempre qualcuno che vince e qualcuno che perde? 

Un'altra immagine tratta dalle riprese dell'Antigone davanti a palazzo Bo

Il laboratorio padovano sulla tragedia di Sofocle viene raccontato, insieme ad altre cinque esperienze in altrettante scuole italiane, nel documentario FuoriClasse - la scuola possibile del regista padovano Stefano Collizzolli. Da Padova a Craco Peschiera (Matera), da Rho (Milano) a Napoli, passando per Ronta (Firenze) e Roma. Bambini, maestri ed educatori di sei scuole primarie di periferia sono i protagonisti di un documentario nato all’interno del progetto La prima scuola – il cinema per la scuola elementare pubblica, ideato da Andrea Segre e Francesco Bonsembiante, con il patrocinio del Movimento di cooperazione educativa, per sostenere iniziative di valorizzazione delle scuole di periferia. Il filo rosso che unisce tutte le storie è la web radio Freccia azzurra (omaggio a Gianni Rodari), gestita dagli alunni di quarta della scuola romana. Viaggiando sulle onde radio, i ragazzi ascoltano i racconti, le cronache delle esperienze degli altri bambini coinvolti nel progetto, svelandoci meraviglie: ci sono i bambini toscani che, tra i boschi del Mugello, si sono messi sulle tracce dei lupi percorrendo sentieri nebbiosi, quelli di Rho che hanno abbracciato e accarezzato le asine, gli alunni del rione Ascarelli di Napoli (“abbiamo davanti i palazzi e la strada piena di voragini”) alle prese con la costruzione di un enorme cavallo rosso di cartapesta. E ancora, i ragazzi della campagna materana, la terra dei calanchi, impegnati a indagare la storia del loro paese, abbandonato a causa di una frana che segna tutte le generazioni. Infine, i piccoli della scuola Arcobaleno e la loro versione dell’Antigone di Sofocle. Sei laboratori speciali, esempi vincenti di una scuola possibile, realizzati con pochi mezzi e grande sapienza all’interno dell’orario scolastico e in contesti sociali complessi. “La scuola elementare è una delle pochissime esperienze che tutti condividono. Un mondo bellissimo che vale la pena raccontare”, spiega il regista Collizzolli, formatore di video partecipativo, autore di cinema documentario e dottore di ricerca in Sociologia della comunicazione all’università di Padova. “La camera è sempre stata ad altezza bambino. In ogni classe in cui io e Michele (Aiello, co-autore del documentario, ndr) siamo entrati, per prima cosa abbiamo messo in piedi un laboratorio di video partecipativo. I bambini hanno usato le attrezzature e abbiamo giocato a intervistarci reciprocamente. Abbiamo iniziato così a conoscerci e, quando poi siamo tornati a filmare i laboratori, la nostra presenza è stata percepita come parte del gioco e ciò che facevamo era chiaro e condiviso”. 

Il regista Stefano Collizzolli mostra come si esegue l'inquadratura di una fotocamera

Parole - ora urlate ora sussurrate - e sguardi rubati dalla macchina da presa. Di questo documentario rimane addosso il sorriso appena accennato di una bambina di Rho mentre, con la coda dell’occhio, osserva il muso dell’asino che sta accarezzando e poi Adriano, il bambino più grande della classe romana, che gioca con i capelli di una compagna e condivide in radio una ricetta per una golosa torta al cioccolato, il profumo di Antigone, proposto ai passanti padovani, che “sa di tè alla pesca e pepe nero, perché può essere mansueta ma anche molto agitata”, lo stupore di fronte all’eclissi e l’emozione incontenibile dei bambini di Ronta nel sentire ululare i lupi nella notte. Tante prime volte che accarezzano lo spettatore ma che, ancora di più (e questo è l’aspetto importante), hanno trasformato quei bambini, i loro insegnanti e, con buona probabilità, le loro famiglie. “È stato un lavoro ciclopico, sono sei film in uno – conclude Collizzolli - Ma se anche un solo genitore o un maestro, dopo averlo visto, dirà ‘Allora questo è davvero possibile’, noi avremo raggiunto il nostro obiettivo”.

Per permettere al film di girare l’Italia (arrivando in più sale, scuole e centri di aggregazione possibili), riaprire un discorso pubblico sull’importanza della formazione primaria e contribuire così a ritessere una rete tra educatori e animatori, maestri e genitori, è stata lanciata una campagna di crowdfunding. Il 22 aprile, alle 20, il documentario verrà presentato in anteprima al cinema Esperia di Padova, con i bambini e le maestre della scuola Arcobaleno. Martedì 26 aprile, alle 21, la proiezione al cinema Rex.

Francesca Boccaletto

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