SOCIETÀ
Manifesto ecologista per futuri governanti
Foto: Alberto Cristofari/A3/contrasto
La linea è semplice, l’immagine potrebbe essere quella del cerchio. È questo che traspare dalle parole e dagli scritti di Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi nella loro ultima fatica, Vita e natura. Una visione sistemica, edito da Aboca e presentato da Luisi stesso nei giorni scorsi al Giardino della biodiversità a Padova.
Un libro che è una summa, come è stato detto da molti; debitore delle idee e delle ricerche di Humberto Maturana e Francisco Varela, come riconoscono più volte i due studiosi; un percorso attraverso le molte teorie della scienza contemporanea e le molte realtà del mondo che ci circonda, fino a trovare una visione d’insieme che tutto comprenda. In tempi in cui si enfatizzano le virtù della ricerca applicata, che deve aiutare a vivere meglio, è opportuno tornare a riflettere sui modelli teorici. È necessario un cambio di paradigma che abbandoni l’idea sterile degli oggetti da studiare singolarmente e separatamente e che riconosca invece come tutto sia pervaso da una rete fittissima di relazioni e interazioni. Occuparsi delle singole parti non ci porterà lontano: dovremo piuttosto guardare all’intero che quelle parti compongono.
La scienza ormai – sostengono i due autori – da tempo non vede più l’universo come una macchina composta da tanti componenti basilari; il mondo naturale è una rete di relazioni inseparabili, il nostro pianeta è nel suo insieme un sistema autoregolante. Il principio della rete e dell’interazione, oggi così pervasivo nella nostra vita quotidiana, tutto spiega e tutto condiziona, a ogni livello: dal funzionamento delle cellule a quello del mercato comune, o di un partito politico. “La concezione del corpo umano come macchina e della mente come entità separata viene rimpiazzata da un’altra idea che vede non solo il cervello, ma anche il sistema immunitario, i tessuti e persino ogni cellula come un sistema cognitivo vivente”.
Il che obbliga a un salto radicale nel concetto di cognizione, che – si legge – coinvolge l’intero processo vitale, e include percezione, emozione, comportamento. Vita e cognizione sono inseparabilmente collegate, le interazioni di un organismo vivente – di qualunque natura – con il suo ambiente sono interazioni cognitive a tutti gli effetti. E le interazioni tra organismi e ambiente (posto che alla fine una differenza reale esista, visto che tutto è un unico sistema) portano a cambiamenti strutturali e reciproci.
E qui il cerchio si chiude, dalla teoria si ritorna alla pratica. Se l’ambiente condiziona noi e noi condizioniamo il nostro ambiente, cosa stiamo facendo noi esseri umani alla natura che ci circonda? Ecco dunque emergere netto l’impegno ecologista di Capra e Luisi, sostenuto dalla ferrea convinzione che “con l’avanzare del XXI secolo sta divenendo sempre più evidente che i problemi cruciali della nostra epoca – energia, ambiente, cambiamento climatico, sicurezza alimentare, sicurezza finanziaria – sono problemi sistemici, interconnessi e interdipendenti”. Dalla teoria alla pratica: una visione del mondo obsoleta e utilitaristica (la teoria) ha portato al disastro che oggi sperimentiamo. Oggi serve una percezione della realtà adeguata “al nostro mondo sovrappopolato e globalmente interconnesso”. Cambiamo la teoria, e cambieremo il mondo.
Capra e Luisi, fisico e biochimico, partono quindi dai loro studi così specifici e settoriali e si fanno propugnatori delle idee della deep ecology, il cui primo principio è che “il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse [e] questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo”. Studiando il processo stesso della vita, vogliono dare giustificazione scientifica – e non solo di opportunità sociale – alle obiezioni alla crescita illimitata, al consumismo, alla frenesia dell’effimero.
Vita e natura è questo, la convinzione che se vogliamo – semplicemente – restare vivi, dobbiamo ripensare tutto. È la spiegazione teorica dietro alla consapevolezza concreta che stiamo oltrepassando un pericoloso punto di non ritorno. E quasi un manuale per i giovani che studieranno e governeranno il mondo. Perché siano almeno loro consapevoli che davvero il battito d’ali di una farfalla è meno innocuo di quanto ci piaccia pensare.
Cristina Gottardi