SOCIETÀ

Abusivismo in Italia: una zavorra per il futuro del Paese

Il benessere di una nazione è un parametro difficile da analizzare. Alcuni lo associano al prodotto interno lordo del Paese, altri allo Human Development Index, altri ancora a diversi indicatori. Sul Il Bo Live un reportage analizza questi parametri fino ad arrivare ad un indice che, per quanto riguarda l’Italia, ha un’importanza da non sottovalutare. 

Stiamo parlando del BES (benessere equo e sostenibile), del quale ora analizzeremo un suo sottoindicatore per capire qual è la situazione italiana rispetto all’abusivismo edilizio, cioè proprio uno dei (tanti) fattori che possono migliorare il benessere di una nazione. 

In Italia ci sono 18,9 costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni

Che cos'è il BES

Secondo il BES in Italia ci sono 18,9 costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni. Dal 2013 infatti, anche se la nascita ufficiale è del 2010, l’Italia ha introdotto un indicatore per valutare lo stato di benessere della popolazione. L’utilizzo di indici completi, dall’ambiente alla salute, dall’istruzione al lavoro, permettono di avere una panoramica molto più completa rispetto al PIL.

Il BES nasce da una collaborazione tra l’Istat e il CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) e si compone appunto di 12 diversi indicatori (articolati poi in altri 130 sottoindicatori): Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione ricerca e creatività, Qualità dei servizi.

L'analisi degli indicatori ha quindi come si legge dal sito dell’Istat, “l’obiettivo di rendere il Paese maggiormente consapevole dei propri punti di forza e delle difficoltà da superare per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ponendo tale concetto alla base delle politiche pubbliche e delle scelte individuali”.

Abusivismo edilizio in Italia: i dati

Tra questi indicatori quindi, c’è anche quello sull’abusivismo edilizio. I dati sono aggiornati al 2018 ma come abbiamo visto sono comunque allarmanti. In dieci anni, dal 2005 al 2015, l’indice di abusivismo edilizio è aumentato da 11,9 a 19,9 per ogni 100 abitazioni legali costruite annualmente. Indice che, nel 2018, è sceso a 18,9. 

Questo significa che in Italia ci sono quasi 20 case abusive ogni 100? No, non propriamente.  L’indicatore infatti, esprime una misura diretta del deterioramento del paesaggio, ma, come riportato nel sito dell’Istat, “può leggersi anche come una proxy della “rule of law” nell’utilizzazione del territorio”. Detta in modo più chiaro, l’indice di abusivismo edilizio non dice quante sono le case abusive in un determinato luogo, bensì, come spiegheremo nel dettaglio dopo, stima quante sono le abitazioni abusive rapportare al totale di quelle autorizzate dal Comune.

Analizzando nel dettaglio la media nazionale ci si accorge di un netta spaccatura all’interno dell’Italia. Le regioni del nord infatti presentano un indice di abusivismo edilizio medio di 6,1 per ogni 100 abitazioni legali, più di 12 punti inferiore alla media nazionale. La disaggregazione territoriale si accentua ulteriormente confrontando il nord con l’indice di abusivismo edilizio registrato al Sud e nelle Isole si mantiene su livelli sempre notevolmente più alti. Nel triennio 2015-2017 inoltre nel Nord-Ovest del Paese l’indice è passato da 7,2 a 5,9, nel Nord-Est da 6,3 a 5,5 mentre si osservano aumenti dell’indice di abusivismo al Centro (da 19,0 a 20,7), al Sud (da 40,0 a 49,9) e nelle Isole (da 45,3 a 47,1).

La maglia nera dell’abusivismo edilizio italiano va alla Campania con un indice di 68,4 case abusive su un totale di 100 autorizzate. Al secondo posto troviamo a pari merito, con 67,2 la Calabria e la Basilicata, seguite dalla Sicilia con 60,3. Le regioni più virtuose invece sono il Trentino Alto-Adige ed il Friuli Venezia-Giulia con 4,1 case abusive su 100 autorizzate.

Per capire ancora meglio ciò di cui stiamo parlando cerchiamo di rispondere nuovamente alla domanda: significa che in Campania quasi 70 case su 100 sono abusive? Come abbiamo spiegato prima no, non è così, e se lo fosse la situazione sarebbe ancora più drammatica visto che l’Italia è un territorio costantemente a rischio di dissento idrogeologico.

L’indice di 68,4 significa che su un totale di 168,4 edifici (100 autorizzati e 68,4 abusivi) circa il 40,61% è abusivo, non certo una percentuale di cui andar fieri ma che è ben  più bassa di un eventuale 70%.

Facendo lo stesso ragionamento quindi, e rifacendoci agli ultimi dati disponibili che riguardando il 2018, possiamo dire che in Italia la percentuale di abitazioni abusive si attesta intorno al 15,8%? Anche in questo caso la risposta è univoca ma non può che essere parziale. I dati dell’indice di abusivismo edilizio ci dicono questo, ma l’indice stesso prende in considerazione solamente le nuove costruzioni, che naturalmente sono solo una piccola percentuale del totale. Una stima reale e concreta di quale sia il fenomeno dell’abusivismo in Italia è tutt’altro che facile farla. Come abbiamo capito i dati sono parziali e risalire ad uno storico significa scontrarsi anche con eventuali edifici condonati.

Le leggi sul condono edilizio in Italia

Sino ad ora in Italia ci sono state tre leggi sul condono edilizio. La prima, datata 1985, è la legge 47/85 che di fatto è la disciplina normativa più completa in materia in cui sono presenti tutte le  "Norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia". La nascita di questa legge si deve al dilagare dell’abusivismo edilizio, dovuto al boom economico degli anni Sessanta, in particolar modo per quelle che comunemente chiamiamo “seconde case”. La legge, che cercava di fatto di regolarizzare eventuali fabbricati che ne avessero la possibilità, fu varata dal governo Craxi-Nicolazzi e rappresenta la pietra miliare in materia di condoni edilizi in Italia.

Le successive leggi sono state la numero 724 del 1994 e la numero 326 del 2003. A queste si aggiunge il Decreto Genova, cioè il decreto legge del 2018 che reca "Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze", ma che al suo interno, all’articolo 39-ter, consente nelle regioni del Centro Italia colpite dal terremoto del 2016 di sanare gli abusi recenti eseguiti nei successivi 13 anni dal condono del 2003.

Senza entrare nello specifico legislativo, bisogna sapere che tutte queste leggi hanno un arco temporale limitato durante il quale si può fare richiesta di condono. 

C’è infine un’altra differenza, che riguarda le divergenze tra condono e sanatoria. Con il condono infatti, che come abbiamo capito è stabilito con una legge ad hoc, chi fa richiesta riconosce l'abusività delle opere. La sanatoria invece è un provvedimento amministrativo che ha lo scopo di mettere in regola tutte quelle situazioni in cui non si è fatta la preventiva richiesta del permesso di costruire. Per la sanatoria è obbligatoria la doppia conformità, cioè dev’essere conforme agli strumenti urbanistici vigenti al momento del rilascio del provvedimento ed a quelli vigenti al momento della sua realizzazione.

Le domande di condono inevase

Come se non bastasse quindi, per capire a quanto ammonta il livello di abusivismo edilizio in Italia bisogna analizzare anche tutte le richieste di condono. A 35 anni dalla prima legge sul condono edilizio varata dal governo Craxi nel 1985, in Italia rimangono ancora 4.263.897 richieste di sanatoria da evadere. Questo rappresenterebbe più di un quarto rispetto al totale di quelle presentate, che ammonterebbe a 15.007.199. I dati sono stati presentati a fine 2019 nel Secondo rapporto sul condono edilizio in Italia, realizzato dal Centro studi Sogeea. Il Centro calcola che, rispettando il  ritmo mensile medio di smaltimento delle istanze tra il primo e il secondo Rapporto (tra il 2016 e il 2019), che è stato di appena 16.708 domande, per smaltire tutte le domande mancanti dovrebbero passare altri 21 anni. 

Tre milioni di domande (più precisamente 2.842.938) deriverebbero tutte dalla legge 47/85, mentre alle leggi del 1994 e del 2003 il Centro Studi riconduce rispettivamente 810.367 e 610.592 pratiche ancora inevase.

A 35 anni dalla prima legge sul condono edilizio varata dal governo Craxi nel 1985, in Italia rimangono ancora 4.263.897 richieste di sanatoria da evadere

I mancati introiti

Le domande inevase però, non rappresentano solamente un ritardo burocratico ma anche ingenti mancate entrate economiche per la pubblica amministrazione. Sempre il report del Centro studi Sogeea quantifica circa 19 miliardi di euro di mancati introiti, che sarebbero dovuti essere spartiti principalmente tra Stato e Comini. “Il dato  - sottolinea il direttore scientifico Sandro Simoncini - si ottiene sommando il denaro non incassato per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria, segreteria e paesaggistica, sanzioni da danno ambientale”.

Il futuro

Dopo aver cercato di fare un quadro più chiaro sulla situazione dell’abusivismo edilizio in Italia la domanda che bisogna porsi è: quale sarà il futuro? Tra domande inevase da più di 30 anni e nuove costruzioni abusive, questa è una situazione che inevitabilmente dovrebbe divenire una priorità. Non affrontarla significa, oltre ad eventuali perdite economiche, oltre ad eventuale deturpamento del territorio (secondo Legambiente solo l’11% delle 32.424 ordinanze di demolizione emesse dal 2004 al 2018 in poco più del 20% dei comuni costieri italiani sono state eseguite), significa anche lasciare una parte dello stato in mano alla criminalità organizzata, esponendo i cittadini anche ad eventuali pericolosità dovute a fenomeni naturali come terremoti (una casa costruita abusivamente difficilmente segue le norme antisismiche), inondazioni o altro. Purtroppo non sono pochi i casi di decessi in seguito a situazioni del genere.

Come ripartire quindi? Il Piano Colao, cioè il documento redatto dal comitato di esperti voluto dal governo e capitanato dal manager Vittorio Colao, che racchiude 102 proposte e “iniziative per il rilancio dell’Italia 2020-2022”, al punto 35 affronta, anche se genericamente, la problematica dell’abusivismo edilizio.

In un contesto in cui “il territorio italiano è altresì esposto ad alti rischi di dissesto idrogeologico - si legge nel documento -: i Comuni italiani ad alta pericolosità di frana e pericolosità idraulica sono oltre 7.000, (più del 90% del totale), [...] è fondamentale pertanto preservare le aree verdi e il territorio, contrastando fattori quali il consumo del suolo adeguandosi alle direttive europee di "No Net Land Take" per il 2050, l'abusivismo edilizio, gli incendi boschivi e l'inquinamento”.

è fondamentale preservare le aree verdi e il territorio, contrastando fattori quali il consumo del suolo, l'abusivismo edilizio, gli incendi boschivi e l'inquinamento Piano Colao

Quando si parla di abusivismo edilizio quindi, si parla di prevenzione, di ambiente, di salute e, più in generale, di benessere. La situazione italiana è senza dubbio intricata con alcune regioni che rischiano di essere sopraffatte dall’abusivismo. Questa è una problematica che difficilmente può essere risolta con un colpo di spugna di un decreto legge. I condoni sono già stati fatti ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’abusivismo è prima di tutto un problema culturale che dovrebbe essere affrontato con serietà e lungimiranza, virtù purtroppo oramai rara nei partiti politici.

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