CULTURA

Aquileia 2200, la mostra al Museo dell'Ara Pacis

Tornare al 181 a.C. per assistere alla nascita di una città. E da lì, da quel passato lontanissimo, riprendere il viaggio e attraversare i secoli. Aquileia, Patrimonio Unesco dal 1998, nel 2019 compie 2200 anni e racconta la sua storia infinita, fatta di trasformazioni e rinascite. Punto di incontro di culture tra Oriente e Occidente, risorta dopo invasioni, guerre e terremoti, avamposto di Roma nel lembo estremo nord-orientale della penisola, poi centro d’irradiazione del Cristianesimo nell'Italia settentrionale e nelle regioni del centro ed est Europa, porto commerciale del Mediterraneo, porta di accesso per merci, arte e idee dal Nord Africa e dal Medio Oriente e, ancora, sede di un principato ecclesiastico e di uno Stato Patriarcale, Aquileia fu una città di straordinaria importanza politica, militare, economica, culturale e religiosa, centro ricco e popoloso, ricordato nella seconda metà del IV secolo d.C. dal poeta Ausonio come una delle nove più importanti città dell’impero.

In occasione dei 2200 anni dalla fondazione, dopo l'esposizione Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna al Museo archeologico nazionale di Aquileia (conclusa il 20 ottobre scorso), al Museo dell’Ara Pacis di Roma è stata inaugurata Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente (9 novembre - 1 dicembre), una mostra curata da Cristiano Tiussi, archeologo e direttore della Fondazione Aquileia, e Marta Novello, direttrice del Museo archeologico nazionale di Aquileia, con la collaborazione di don Alessio Geretti, curatore delle iniziative culturali di Illegio. 

L'allestimento si concentra sul rapporto tra Aquileia e Roma e ripercorre le tappe salienti della storia della città: presenta reperti dal Museo archeologico nazionale di Aquileia, testimonianze dal Museo della Civiltà romana, 43 fotografie di Elio Ciol, che colgono la bellezza e l'essenza dei resti monumentali, un estratto del docu-film Le tre vite di Aquileia e, per la prima volta, nell'ultima sezione, il tricolore donato allo Stato che, durante la cerimonia in Basilica ad Aquileia nel 1921, avvolgeva il feretro del soldato dall'identità sconosciuta, scelto da Maria Bergamas per rappresentare tutte le vittime disperse in guerra. "Tra i reperti del museo, uno dei più pregevoli è senza dubbio la Testa di Vento, creazione superba dell'ultimo ellenismo: uno dei rarissimi bronzi che l'antichità ci ha restituito - spiega il curatore Cristiano Tiussi - Di grande impatto è anche il Mosaico con pavone proveniente dal nartece della basilica paleocristiana di Aquileia: recuperato e restaurato grazie all'opera della Fondazione Aquileia, è oggi esposto nell'Aula meridionale del battistero. Bellissima è soprattutto la resa del corpo del pavone attraverso tessere vitree dalle cangianti gradazioni di blu. Ma ormai sono pezzi storici anche i calchi in gesso realizzati più di 80 anni fa, alcuni dei quali (come le statue di Augusto e Claudio) davvero bellissimi. Le foto di Ciol, poi, costituiscono un documento interessante dell'evoluzione delle aree archeologiche negli ultimi 40 anni".

E Tiussi continua: "Il progetto di una mostra all'Ara Pacis è stato concepito la scorsa primavera in stretta collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina e il Museo dell'Ara Pacis. Dapprima pensata come mostra fotografica su Aquileia del maestro friulano Elio Ciol, si è poi sviluppata anche come esposizione archeologica: da un lato con una serie di reperti originali provenienti dal Museo archeologico nazionale di Aquileia e dall'Aula meridionale del Battistero, dall'altro con i calchi in gesso di reperti aquileiesi realizzati in occasione della Mostra Augustea della Romanità del 1937. La mostra fotografica di Ciol è stata quindi reinterpretata alla luce del nuovo percorso espositivo. Un connubio non semplice, ma che alla prova dei fatti si è rivelato estremamente suggestivo. Dopo la scelta dei reperti e dei calchi, è cominciato il lavoro di progettazione dell'allestimento, comprensivo anche di numerose postazioni multimediali. È stato un lavoro concentratosi in dieci settimane, quasi un record".

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