CULTURA
I reportage dell’assurdo

“Superalbo” è una raccolta di articoli e reportage di Sandro Veronesi. Purtroppo, come accade a buona parte dei libri non recenti e degni di lettura, è difficilmente reperibile. Tuttavia senza dubbio merita mezza giornata di strenua navigazione nel mare delle librerie online.
Veronesi ci fa capire che fondamentale per uno scrittore non è soltanto lo stile (che pure, nel suo caso, è perfetto); quello che eleva un imbrattacarte allo status di scrittore meritevole di qualche diottria persa è la curiosità: chi di noi si sognerebbe di andare a vedere una regata di modellini di barche? O di presenziare alla solenne dichiarazione di indipendenza di Stellata di Bondino? O, visto che siamo in regime di par condicio, di partecipare ad una manifestazione anti-Berlusconi, che totalizza quattro adepti? O di recarsi in pellegrinaggio a quel monumento alla famiglia felice che è il mulino bianco?
Veronesi fa tutto questo e anche di più. E se avete dubbi sulla fertilità della sua penna, leggetevi l’ultimo intervento, dove snocciola una sfilza di argomenti su cui potrebbe ancora scrivere. E c’è da sperare che lo faccia, prima o poi, anche se ultimamente si è dedicato più che altro alla stesura di romanzi.
Quando ho letto l’articolo sui pesci-siluro ero in vasca da bagno e mi aspettavo che da un momento all’altro una di queste viscide bestie risalisse dallo scarico e mi mangiasse una mano completa di anello, come nella storia inventata su due piedi dall’autore.
Lo sguardo di Veronesi riesce a vedere l’incarnazione del dio Pan in un saggio vecchietto; a ipotizzare l’effettiva capacità di vaticinio in un mago dalle dubbie referenze, per il quale lasciarsi scattare una foto è sintomo di inequivocabile ingenuità; a paragonare un anonimo fatto di cronaca con una pietra miliare della letteratura americana come A sangue freddo; a elaborare una complicata teoria religiosa che accomuna anime buddiste e libri destinati al macero, con tanto di Nirvana e di giustizia cosmica che presiede a tutto il processo; a cogliere nei computer un umanissimo “inconscio artificiale”.
Originale è poi il modo di considerare lo sport. Qualsiasi sport, dal pugilato al ciclismo: non è il regno di personaggi epici, ma di uomini come noi, con la continua paura di non essere all’altezza.
Ho apprezzato in special modo i testi sul calcio: che non è il calcio-scommesse, lo scandalo-arbitri e via dicendo. Il calcio di Veronesi è quello che non si vede alla televisione, non il calcio dei Superman e dei gol della vita. Il calcio di Veronesi è fatto di uomini che, come l’Achille di Ritsos, rifiutano “l’umiliante ipocrisia dell’eroismo”, uomini che non sanno esprimersi bene ma che per questo riusciamo a sentire più vicini. Oppure è il calcio delle donne e dei bambini, bambini un po’ buffi che spostano i pali della porta e che certamente non faranno strada, a meno che non decidano di darsi alla dirigenza, ma che sono vivi e reali e che sanno strapparci il sorriso che ogni tanto ci sorprende quando di colpo ci riscopriamo bambini anche noi.
Veronesi fa quello che dovrebbe fare la televisione: ci educa allo sguardo, non a quello superficiale, ma a quello che penetra le piccole storie di tutti i giorni.
Anna Cortelazzo
Il libro
Superalbo. Le storie complete, Sandro Veronesi, Bompiani 2002