SCIENZA E RICERCA

La Drosophila maratoneta

Mentre i comuni mortali se ne stavano chiusi in casa per evitare di diffondere il contagio da Covid-19, c'era chi faceva km e km indisturbato. No, non stiamo parlando di un negazionista maratoneta, ma dei semplici moscerini della frutta. Gli scienziati del California Institute of Technology (CALTECH) hanno condotto una serie di esperimenti in una zona arida del deserto del Mojave e il risultato potrebbe far impallidire qualsiasi corridore, dall'antica Grecia a oggi: in un unico viaggio i moscerini della frutta arrivano a volare fino a 15 km e se lo rapportiamo alla loro lunghezza corporea scopriamo che è come se un essere umano si spostasse di 10.000 km alla volta.

Per scoprirlo, il team del CALTECH ha condotto esperimenti nel letto asciutto del lago Coyote nel deserto del Mojave in California, lasciando liberi gli insetti e poi attirandoli in alcune trappole che contenevano succo di mela in fermentazione e lievito per champagne, irresistibile per ogni moscerino della frutta che si rispetti, e grazie a questo espediente è stata valutata sperimentalmente la loro velocità. Ma per quale motivo Michael Dickinson, Esther M. e Abe M. Zarem, autori del lavoro pubblicato su PNAS, si sono posti la domanda? Tutto comincia negli anni Quaranta, quando Theodosius Dobzhansky aveva portato avanti degli studi sulla Drosophila melanogaster (nome scientifico dei moscerini della frutta), scoprendo che alcuni gruppi di questi insetti, distanti migliaia di km, erano geneticamente più simili tra di loro di quanto ci si potesse aspettare se la distanza percorsa in volo da questi insetti fosse stata quella stimata fino a quel momento, quando si pensava che rimanessero nel raggio di pochi chilometri. Del resto chiunque abbia avuto a che fare con i moscerini della frutta avrà sicuramente notato che tendono a non ricoprire grandi distanze, di solito si limitano a svolazzare in tondo fino a quando non riescono a posarsi su qualcosa di loro interesse (di solito, appunto, un frutto).

Prima di Dickinson, altri ricercatori avevano cercato di approfondire la questione, coprendo i moscerini con della polvere fosforescente e constatando che, effettivamente, in un singolo giorno avevano attraversato una superficie di 15 km. È anche vero, però, che il vento poteva aver dato loro una grossa mano (l'esperimento si era svolto nella Death Valley e non era stato più ripetuto) e c'era quindi bisogno di nuovi dati per arrivare a conclusioni dirimenti.

In precedenza Dickinson aveva già condotto degli esperimenti per analizzare le modalità di volo di questi insetti che a quanto pare volerebbero in linea retta, lasciandosi trasportare dal vento nella stessa direzione già intrapresa. Questo è comprensibile se si pensa che, a livello evolutivo, è il sistema migliore per evitare di perdersi e quindi di morire durante la ricerca di cibo: la capacità di prendere una direzione e mantenerla darebbe un vantaggio evolutivo alla Drosophila, che evidentemente vola in cerchio solo quando sta nella nostra cucina, con la frutta a portata di zampa.
Per comprendere il ruolo del vento, invece, sono stati effettuati degli esperimenti "release and recapture": gli insetti sono stati liberati all'interno del Coyote ed è stato misurato il tempo impiegato per arrivare alle succose trappole, disposte lungo il perimetro di un cerchio distante 1 km dal punto di partenza. Per valutare l'eventuale influenza del vento, è stata costruita una stazione meteorologica per ripetere l'esperimento con venti diversi, e si è evitato di ricoprire gli insetti di polvere fosforescente, che avrebbe potuto avere un impatto negativo sulla capacità di volo, e quindi sui tempi di percorrenza. Come fanno gli studiosi a essere sicuri che quelli arrivati nelle trappole siano proprio i "loro" moscerini? Di fatto nei pressi del lago Coyote i moscerini della frutta non sono così diffusi, ed è ragionevole pensare che quelli arrivati alle trappole fossero i più vicini, cioè quelli liberati. I primi moscerini sono arrivati alle trappole dopo soli 16 minuti e siccome studi di laboratorio precedenti avevano già dimostrato che possono volare ininterrottamente anche per tre ore si desume che, in un unico volo, a seconda del vento, questi insetti arrivano a percorrere dai 12 ai 15 km. In pratica in proporzione è come se un essere umano in tre ore si facesse un veloce viaggetto dal Polo all'Equatore. "Facile quando hai le ali", potrebbe dire qualcuno. Peccato che nessun uccello migratore riesca ad arrivare a tanto.

Noi ci auguriamo, naturalmente, che le manifestazioni sportive riprendano a breve. In caso contrario, però, si potrebbe valutare di aprire una nuova competizione per insetti: la maratona della Drosophila.

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