CULTURA

Edmondo Bacci. L'energia della luce: pittura come "fuoco lirico nel mondo"

Spesso sono i dettagli a fornire ottimi incipit. Aneddoti poco conosciuti possono definire il percorso e la personalità di un artista facendo diventare la sua produzione ancora più interessante. A volte, per raccontare l'Arte, si rischia di tralasciare le piccole cose, perdere le tracce dei passaggi, dimenticare le "storie minime" nascoste nel quadro più grande. Così, il rapporto tra una leggendaria mecenate americana e uno dei suoi protégé, tra le eccellenze artistiche venete insieme a Tancredi Parmeggiani ed Emilio Vedova, può diventare quell’incipit, attraversare gli spazi e i tempi della vita vera, tratteggiando una sorta di inattesa quotidianità, offerta come fosse l'inizio di una biografia destinata a svelarsi in tutta la sua (stra)ordinaria e, al tempo stesso, sussurrata e misteriosa bellezza, tra le calli veneziane.

Di Edmondo Bacci Peggy Guggenheim scriveva: "Impenetrabile modesto sensibile evanescente. Io non ho alcun indizio. È mio vicino di casa a Venezia, abita a un ponte di distanza da casa mia (è così che misuriamo le distanze a Venezia), lo incontro quasi tutti i giorni nella calle vicino a casa o al traghetto. I nostri saluti sono formali ma amichevoli. Non riesco a conoscerlo meglio, questo misterioso piccolo uomo, ma i suoi quadri, quelli, sono un’altra faccenda. Quelli li conosco. Li capisco. Sono i bambini di oggi. Sono dinamici. Sono la bomba atomica su tela. Scoppiano di luce, di energia e colore. Ogni nuova opera è più vitale della precedente. Le sento così esplosive che mettono in pericolo la sicurezza del mio palazzo". E, sull’energia e l’uso del colore, Peggy aggiunge: "C’è una veggenza nel colore, il quale esplode in tutta la sua gioiosa ebbrezza. Credo che sia oggi il colore più puro che si è liberato nello spazio. Una potenza frenetica ci trascina nel suo gioco. Sono i poli di una meravigliosa avventura poetica. C'è sempre il rosso in Bacci, c'è sempre la luce. Questo suo straordinario mondo dà vertigine alla vita. Ed è un’elevazione continua dello spirito. L’opera di Bacci rende infatti magnetica ogni cosa con un sentimento interiore ricco di decoro e di splendore. La sua pittura è un'esplosione che mette un fuoco lirico nel mondo".

Fuoco sulla tela, mistero dell'essere umano: poli che modificano continuamente la direzione della storia, tirando un po' da una parte e un po' dall'altra, senza averla mai vinta, e definendo lo spazio dell'arte, la personalità dell’uomo, l'esistenza completa di Edmondo Bacci.

Non riesco a conoscerlo meglio, questo misterioso piccolo uomo, ma i suoi quadri, quelli, sono un’altra faccenda. Quelli li conosco. Li capisco [...] Sono la bomba atomica su tela Peggy Guggenheim su Edmondo Bacci

Edmondo Bacci (Venezia, 1913 - 1978) viene notato da Peggy Guggenheim negli anni Cinquanta, nel periodo più luminoso e internazionale della sua carriera, quando è già affermato negli ambienti espositivi legati allo Spazialismo, a cui aderisce nel 1953 con la mostra alla Galleria del Cavallino di Venezia che, per la prima volta, riunisce le presenze milanesi e veneziane di un movimento che non vuole essere una scuola, ma una più spontanea e libera occasione di confronto per artisti alla ricerca di una via di uscita da un clima artistico bloccato nella contrapposizione tra figurativo e astratto. La mostra veneziana Edmondo Bacci. L'energia della luce, allestita alla Collezione Guggenheim e curata da Chiara Bertola, responsabile del programma di arte contemporanea alla Fondazione Querini Stampalia, inizia il suo viaggio dalla metà del Novecento, e più precisamente dal nucleo di tele, in bianco e nero, intitolate Cantieri e Fabbriche, che Bacci realizza tra il 1945 e il 1953, ispirate agli altiforni dell’area industriale di Marghera. Una prima sezione che, a partire dalla terza sala, lascia il posto alle Albe del 1954, opere caratterizzate dalla rottura dei piani cromatici, che si sistemano nel mezzo di una percorso di ricerca che troverà la sua espressione compiuta negli Avvenimenti. Il nucleo più poetico della produzione dell'artista è al centro anche delle sue partecipazioni alla Biennale internazionale d'arte di Venezia, manifestazione in cui Bacci debutta nel 1948 e che, dieci anni dopo, nel 1958, in occasione della XXIX edizione, gli riserva una intera sala, ora in parte ricreata a Palazzo Venier dei Leoni.

La sua pittura è un'esplosione che mette un fuoco lirico nel mondo Peggy Guggenheim su Edmondo Bacci

Alla Guggenheim sono esposte anche le opere della sperimentazione degli anni Sessanta e Settanta, che danno conto di una incessante ricerca capace di scardinare le certezze, di una esplorazione coraggiosa di territori che si avvicinano all'Arte cinetica e programmata. E ancora, in due salette trovano posto i disegni, nucleo di inediti, trionfi di colori su carta, macchie di giallo, rosso e blu e le carte bruciate che rivelano un fascino e una potenza inaspettati e determinano un punto di crisi e rottura rispetto al resto della produzione e all’alfabeto pittorico dell’artista.

Il gran finale del percorso espositivo è affidato al Giudizio finale (1730 - 1735), olio su tela di Giambattista Tiepolo che, insieme a Giovanni Bellini e Giorgione, è al centro dell'interesse di Bacci sin dagli anni della formazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nell'ultima piccola sala, l'opera di Tiepolo viene presentata accanto ad Avvenimento #31-A (Esplosione) e, nella creazione di uno spazio liquido in cui il colore diventa quasi trasparente, rivela come e quanto Bacci sia stato influenzato dalla tradizione pittorica veneziana, qui in particolare dalla spazialità dei grandi affreschi e cieli di Tiepolo.


Edmondo Bacci. L'energia della luce

a cura di Chiara Bertola

1 aprile – 18 settembre 2023

Collezione Peggy Guggenheim

Palazzo Venier dei Leoni, Venezia

 

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