SOCIETÀ

Famiglia stabile e naturale? Non per la sociologia

Quando si parla di famiglia, è possibile dare una definizione di questo termine che sia accurata, al passo con i tempi, e che soddisfi almeno la maggior parte dell'opinione comune? Tutti crediamo di sapere cos'è, ma proprio per questo, forse, non ce lo chiediamo abbastanza. Eppure di famiglia si parla, e se ne parla anche tanto, specialmente in occasione del XIII Congresso mondiale per la famiglia che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo 2019. Si tratta di un evento organizzato dall’Organizzazione internazionale per la famiglia, a cui parteciperanno personalità come il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, il Ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana, e Luca Zaia, Governatore della regione Veneto. Sul sito ufficiale dell'evento si può leggere il programma degli argomenti di cui si discuterà, l'elenco dei relatori che interverranno e, soprattutto, l'obiettivo vero e proprio di questo evento:

Unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società

Quindi sì, si parla di famiglia, e se ne parla assegnandole un valore molto importante. Dire che la famiglia naturale sia la sola unità stabile e fondamentale della società non è un'affermazione di poco conto. Per questo motivo, abbiamo approfondito la questione con l'aiuto di Luca Trappolin, professore di sociologia all'università di Padova. ”Non c'è dubbio che la famiglia sia un'unità fondamentale della società”, ci dice. Il concetto di famiglia è inoltre legato a quello di riproduzione sociale. La riproduzione avviene anche al di fuori della famiglia, ma questa diventa un'istituzione perché è il momento della socializzazione primaria. Si può dire che sia fondamentale, quindi, nel senso che è ciò con cui hanno a che fare i figli.

Tornando alla frase citata poc'anzi, sollevano alcune perplessità, invece, gli aggettivi “naturale” e “stabile”. Non è ben chiaro, infatti, in che senso siano usati tali termini. I due aggettivi in questione non vengono spiegati in modo più approfondito. Analizzandoli da un punto di vista sociologico, il professor Trappolin specifica che “la famiglia è tutto tranne che naturale. La famiglia è un capolavoro sociale, una costruzione umana”, e aggiunge che questo è un punto su cui tendenzialmente gli studiosi di questa disciplina si trovano d'accordo. Per quanto riguarda la stabilità, invece, è importante notare non c'è nulla di stabile nella sociologia. Ogni invenzione umana è soggetta al cambiamento, come la politica, la religione, le ideologie; per cui la famiglia non può fare eccezione, in quanto costruzione umana e insieme di relazioni sociali.

Perché, poi, viene avvertita la necessità di parlare di questo tema in particolare? L'organizzazione di un congresso apposito esprime il bisogno di “difendere” qualcosa che a quanto pare viene percepito minaccioso o poco regolamentato. Come se ci fosse l'esigenza di fare ordine in una situazione che in una certa misura sfugge dal controllo. Perché questo? È dovuto forse all'emergere di nuove forme di strutture familiari?

“Bisogna partire dal presupposto che la famiglia è sempre stata oggetto di contesa politica. Ogni società vuole difendere il valore della famiglia”, ci ricorda il professor Trappolin. Anche nell'antica Grecia era così, non c'è niente di nuovo in questo; ci fa notare, inoltre, che per parlare di “nuovo” bisogna stabilire un criterio di paragone. Quali sono queste nuove famiglie? E poi, sono nuove rispetto a cosa? Le famiglie con genitori omosessuali o con un solo genitore sono sempre esistite. “L'idea di nuova famiglia ha senso se si parla di visibilità sociale”. Queste famiglie sono visibili nel senso che producono domande e richieste di riconoscimento che prima non si sentivano. Si vedono adesso perché sono politicamente visibili e attive, il che vuol dire che sono non solo oggetto, ma anche soggetto di discorsi. Sono famiglie che parlano di loro stesse e fanno parlare.

La discussione politica, per sua natura, procede cercando di regolamentare l'oggetto di cui si occupa. Il problema è che, nel momento in cui si parla di famiglia, passare dalla dimensione descrittiva a quella normativa può essere rischioso. “L'approccio normativo è tipico della politica, ma non è tipico dell'approccio scientifico”. Proporre un modello di famiglia come l'unico legittimo è diverso dallo studiare la famiglia. Trappolin fa riferimento a una teoria sociologica che prova a studiare la famiglia non concentrandosi sulla sua definizione, bensì sul modo in cui le persone fanno famiglia, senza cercare di sottoporre l'oggetto di studio a un determinato principio normativo. Si tratta dell'approccio delle pratiche familiari, iniziato in Inghilterra negli anni novanta. Questo modo di studiare la famiglia usa il termine non come sostantivo, ma come aggettivo, preferendo parlare di ambito familiare, nucleo familiare, e così via. Questa prospettiva teorica prova insomma a cambiare l'uso del termine e ad esplorare i diversi modi di fare famiglia restando così su un piano più descrittivo che normativo, evitando così di perdere di vista la complessità dell'argomento e di ridurre la famiglia a un unico modello corretto.

A questo proposito il prof. Trappolin ci rimanda alle parole del rettore dell'università di Verona, Nicola Sartor, il quale non ha permesso che il congresso si svolgesse all'interno dell'ateneo.

L'università è un luogo di studio aperto al confronto scientifico fondato sulla libertà della ricerca e dell'insegnamento

Il dibattito politico e quindi normativo sulla famiglia è una cosa che c'è sempre stata e che non finirà mai, commenta il professor Trappolin. Quello che il rettore Sartor sembra voler dire che è che l'università è il luogo della scienza, e quindi di un diverso genere di dibattito. Confondere i due ambiti di discussione, quello politico e quello scientifico, purtroppo è facile, ma fuorviante. Sembra sensato perciò riconoscere la finalità politica del congresso ed evitare di considerarlo una discussione scientifica; sembra contraddittorio, infatti, pretendere di stabilire norme in virtù di qualche ipotetico principio unico e "naturale" sulla famiglia.

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