SOCIETÀ

Un gioco per bambini chiamato internet

Un ditino scorre sul tablet, schiaccia icone, sposta il cursore sulla linea di avanzamento di un filmato; pollice e indice ridimensionano schermate per colorare con un tocco il vestito della principessa, grazie a un’app che risparmia l’affanno di togliere tappi a pennarelli indelebili, evitando le ire materne per le grosse macchie d’inchiostro che l’attività tradizionale del colorare fra i bordi porta inevitabilmente con sé. Basta digitare una o due parole chiave sui motori di ricerca per rendersi conto dell’enorme quantità di applicazioni sviluppate negli ultimi tempi in relazione esplicita a un target d’età tanto basso: bambini in età prescolare, ancora privi delle abilità di lettura e scrittura, ma invece perfettamente in grado di approcciare interfacce digitali con naturalezza.

Secondo l’Istat, i bambini italiani fra i 3 e i 5 anni che usano il computer sono il 23,3%, una percentuale che registra un incremento record fra il 2012 e il 2013 (+5,9) e che comunque non sembra tenere conto dei supporti elettronici più alla portata dei piccoli, i device touch screen come telefoni cellulari e tablet. L’indagine, però, analizza il consumo di internet degli italiani solo sopra i 6 anni di età, alimentando l’esiguità e la frammentarietà delle ricerche sul rapporto fra i bambini più piccoli e il web. Un rapporto che pare ormai consolidato e del quale il mercato del digitale ha già ampiamente iniziato ad occuparsi, come testimonia il successo delle nuove applicazioni lanciate anche in questi giorni a Las Vegas dal CES, il salone internazionale dell’elettronica di consumo.

L’introduzione dei supporti touchscreen ha portato a un aumento improvviso dei giovanissimi utenti della rete, che li maneggiano più facilmente rispetto ai computer muniti di tastiera e mouse, e con un’assistenza da parte degli adulti quasi nulla. Secondo una ricerca dell’authority britannica Ofcom, nell’età compresa fra i 3 e i 4 anni, un bambino inglese su tre usa internet, soprattutto attraverso computer, ma in maniera crescente anche mediante supporti portatili, che fra il 2011 e il 2012 hanno triplicato la propria utenza. In senso assoluto in Europa l’accesso a internet in età prescolare rispecchia l’andamento irregolare della diffusione di internet nei singoli stati, ma nell’ultimo periodo registra quasi dovunque un incremento quanto mai rilevante. È uno studio della London School of Economics and Political Science a fare il punto sulla situazione in Europa, ricomponendo un quadro degli studi sull’argomento. Secondo la ricerca, il 70% dei bambini belgi e svedesi in età prescolare va on line, così come il 78% degli olandesi, circa il 50% degli austriaci e il 58% dei norvegesi. Il recente incremento in Europa riflette una tendenza mondiale: ne è un esempio limite la Corea del Sud - la nazione con la più alta penetrazione di internet ad alta velocità - dove il 93% dei bambini fra i 3 e i 9 anni è on line per almeno otto ore alla settimana.

I bambini in età prescolare guardano video e giocano su siti specializzati o attraverso app dedicate: per loro il web rappresenta sostanzialmente una fonte d’intrattenimento. Come nativi digitali, questi bambini incorporano le tecnologie digitali nel proprio gioco, senza differenziazione. Sono gli adulti che, interpretando il concetto di gioco secondo la nozione idealizzata della propria esperienza di bambini, temono che il tempo dedicato alla ricreazione dei propri figli sia eroso dalle attività digitali. Sempre più educatori, inoltre, riconoscono l’importanza dell’uso della tecnologia in tenera età, come momento partenza per formare un uso più strutturato negli anni successivi: su queste basi alle scuole elementari i bambini sapranno già navigare, ricercare e creare contenuti. 

Gli studi in questo contesto sono  lacunosi e contrastanti e, soprattutto, poco aggiornati. Molte ricerche puntano il dito sui rischi per la sicurezza dei piccolissimi: le principali imputate sono le app progettate per loro, ma che in buon parte geolocalizzano e trasmettono identità e numero di telefono allo sviluppatore o a terze parti (fonte: Federal Trade Commission). Non secondario è il rischio di accedere a immagini violente o a carattere sessuale. Uno studio del Kaspersky Lab afferma infatti che i giovani utenti di YouTube, grazie o a causa dell’offerta dei contenuti correlati alla ricerca iniziale, “sono solo a tre click di distanza da un contenuto più adatto a un pubblico adulto”. In questo quadro, il genitore rappresenta un mediatore fondamentale: nonostante le nuove tecnologie conferiscano ai bambini un ampio margine di indipendenza, la fruizione dei giochi e dei video in digitale può infatti rappresentare un momento formativo d’incontro e di scambio con l’adulto. A patto che i genitori, sempre più affaccendati, non trovino nella tecnologia un semplice mezzo per tenere tranquilli i figli. Un tablet come ciuccio per le nuove generazioni.

Chiara Mezzalira

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