SOCIETÀ

Infrastrutture e Pnrr: la strada è ancora lunga

Dalla nuova diga del porto di Genova all’alta velocità Palermo-Catania-Messina, dai collegamenti ferroviari città-aeroporto di Bergamo e Venezia fino alla messa in sicurezza del sistema acquedottistico del Peschiera, il Pnrr cambierà il sistema infrastrutturale italiano, o almeno si è prefissato di farlo. I lavori, per la maggior parte dei casi, devono ancora iniziare ma vediamo nel dettaglio come il piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe impattare sulle nostre infrastrutture. Un rapporto della Camera, pubblicato dalla commissione ambiente il 12 aprile scorso, ha aggiornato sullo stato di attuazione delle infrastrutture prioritarie. Il costo totale di tali opere Pnrr e Pnc (cioè il fondo complementare) è di 132,5 miliardi di euro. A ben vedere in realtà a questa cifra non concorrono solamente il Pnrr e il Pnc, ma anche  il fondo di solidarietà comunale, il fondo per l’avvio delle opere indifferibili,  altre risorse pubbliche e una piccola parte di risorse private, che raggiunge il 3%.

Il fondo di solidarietà comunale (Fsc) è stato introdotto nel 2013 con la legge di stabilità ed aggiornato poi nel 2017 con l’introduzione di un fondo di perequazione, cioè alcuni comuni compensano le minori disponibilità di altri. Il totale di 132,5 miliardi poi, appare chiaro dal rapporto ma in realtà è superiore di circa 7,2 miliardi (+5,7%) rispetto alla precedente rilevazione aggiornata al 31 maggio 2022, che individuava una spesa di 125,318 miliardi.

Una variazione che è dovuta a diversi fattori: il primo sono “gli adeguamenti tariffari connessi agli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici; mentre il secondo è l’esclusione dal perimetro del Pnrr di alcune opere non realizzabili entro il 2026, come ad esempio l’adeguamento della linea Adriatica con caratteristiche AV/AC, il cui costo a maggio 2022, come riportato nell’allegato infrastrutture al DEF 2022, era pari a 9,365 miliardi di euro”.

I costi aumentano del 26%per adeguamento dei prezzi

Di questi 132,5 miliardi di euro la spesa maggiore è quella per le infrastrutture ferroviarie, il cui costo complessivo è di circa 96,5 miliardi (il 73% del costo totale). Gli interventi sulla rete ferroviaria inoltre rappresentano anche la maggiore voce di investimento nell’ambito della Missione 3, “Infrastrutture per la Mobilità sostenibile”. Come evidenziato anche da questo grafico di Openpolis sono proprio i lavori sulle ferrovie ad essere allo stadio più avanzato. Per il 26% del totale infatti sono opere in corso, mentre i lavori in progettazione rappresentano il 53% del totale. Le seconde opere già in fase di realizzazione sono le ciclovie per l’11% del totale dei progetti, seguite da porti e interporti (10%) e dai sistemi urbani (7%).

Com’è chiaro però gran parte dei progetti sono ancora in una fase preliminare, cioè quella appunto della progettazione. È il caso concreto delle ciclovie i cui progetti sono si in corso per l’11%, ma per il restante 89% sono ancora da progettare. Non va meglio per l’edilizia pubblica e per strade ed autostrade che sono rispettivamente da progettare per il 100% e per il 93% del totale.

Ricordiamo che il piano nazionale di ripresa e resilienza si dovrebbe concludere nel 2026, motivo per cui è bene analizzare ora questi dati senza un retropensiero allarmistico.

                                       

Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, cioè le zone e le regioni dove sono andati e dove andranno questi soldi, il 40%, cioè 52.635 miliardi, è riferito a interventi localizzati nelle 6 regioni del Sud e nelle due Isole. Il 38% del totale, cioè 50.104 miliardi riguarda invece le 8 regioni del Centro-Nord. C’è un restante 22% poi che è pari a 29.765 miliardi ed è relativo al costo di programmi e interventi non ripartibili a livello di macro area geografica. 

Analizzando le regioni invece vediamo che alla Sicilia va il 38,6% dei fondi per le infrastrutture Pnrr-Pnc. Precisamente 6 miliardi 773 milioni di euro, quasi tre volte i fondi percepiti dalla seconda regione, cioè la Campania con 2 miliardi e 738 milioni di euro.

           

Le opere “siciliane” vanno dalla realizzazione dell’alta velocità ferroviaria Palermo-Catania-Messina al ripristino della linea Caltagirone-Gela, dal collegamento stradale compreso tra lo svincolo della SS 514 "di Chiaramonte" con la SS 115 e lo svincolo della SS 194 "Ragusana al Sicilia risanamento e potenziamento delle autostrade A19-A29. Sempre in Sicilia sono finanziate nuove linee tranviarie della città di Palermo e l’adeguamento e messa in sicurezza dei porti di Catania, Trapani, Palermo e Augusta. Una serie di opere necessarie, che dovrebbero trasformare le infrastrutture regionali. Sarà importante però, seguire passo dopo passo la loro realizzazione.

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