SOCIETÀ

I tagli all'abitare sociale nel "nuovo PNRR"

Siamo quasi a metà PNRR, ma non sembra vero. Potremmo riassumere così la situazione attuale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un investimento tanto importante quanto ancora troppo poco chiaro. Questa mancanza di chiarezza deriva principalmente da una grossa lacuna da parte del governo. Ancora una volta infatti, siamo costretti a ripeterci dicendo che “mancano i dati”.

È di pochi giorni fa il nuovo appello lanciato da Openpolis riguardante proprio la trasparenza. Da parte del governo ci sono ancora “gravi carenze informative in merito allo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e lo stesso discorso vale per il livello di risorse già spese, altro indicatore utile per fare valutazioni.

Con la pubblicazione della quarta relazione al parlamento sull’attuazione del piano, il governo ha finalmente provveduto a fornire qualche aggiornamento su questo fronte. Tuttavia il quadro risulta ancora incompleto. Allo stato attuale infatti sono disponibili dati sul livello di spesa aggiornati al 31 dicembre 2023. Informazioni che peraltro nella maggior parte dei casi non tengono conto della revisione del Pnrr”.

Una revisione che sembra essere andata a modificare non poco un tema su cui vogliamo focalizzare l’attenzione in questo articolo. Dopo la corposa analisi sulla missione numero 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Veneto, cerchiamo ora di capire qual è la visione nazionale e locale per quanto riguarda il futuro dell’abitare sociale. La missione principale dedicata a ciò è la numero 5, cioè quella inizialmente riferita alla “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”. A livello nazionale tale missione valeva, di solo PNRR, quasi 20 miliardi di euro.

 

Parliamo al passato perché con le modifiche approvate lo scorso 8 dicembre dal Consiglio dell'Unione Europea al “nuovo PNRR”, queste diciture e queste cifre sono cambiate. Per capire come dobbiamo rifarci alla pubblicazione della quarta relazione al parlamento sull’attuazione del piano dove si legge che la “Missione 5 si articola in tre Componenti: (C1: Politiche per il lavoro; C2: Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore; C3: Interventi speciali per la coesione territoriale), la cui rimodulazione ha comportato delle variazioni di dotazione finanziaria. A ciascuna componente erano assegnati, nel Piano originale, rispettivamente: • C1(Politiche per il lavoro): 6,7 miliardi di euro • C2 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore): 11,2 miliardi di euro • C3 (Interventi speciali per la coesione territoriale): 2 miliardi di euro per un totale di 19,9 miliardi di euro. La revisione vede una rimodulazione degli importi come nel seguito riportato: • C1: 7,7 miliardi di euro • C2: 8,3 miliardi di euro • C3: 0,9 miliardi di euro per un totale di 16,9 miliardi di euro”.

Componente 2 - Missione 5

In particolare gli investimenti della Missione 5, Componente 2 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore), quella cioè incentrata anche sull’abitare sociale, sono passati da 11,2 a 8,3 miliardi di euro.

 

Investimento 1.3: Housing temporaneo e Stazioni di posta per le persone senza fissa dimora

In primis troviamo l’investimento 1.3, cioè “housing temporaneo e Stazioni di posta per le persone senza fissa dimora (MLPS)”, il cui finanziamento è rimasto invariato a 450 milioni di euro. L’obiettivo di questo investimento è quello di “aiutare le persone senza fissa dimora ad accedere ad un alloggio temporaneo, in appartamenti per piccoli gruppi o famiglie, e a creare piccoli centri servizio per le persone in povertà estrema, che offrano servizi completi volti a promuovere l’autonomia e l’integrazione sociale. La linea di attività a favore della realizzazione di housing temporaneo prevede - si legge nella quarta relazione al parlamento sull’attuazione del PNRR - che gli enti locali mettano a disposizione appartamenti per singoli individui, piccoli gruppi o famiglie fino a 24 mesi, preferibilmente attraverso la ristrutturazione e il rinnovo degli immobili di proprietà dello Stato”. 

I progetti, com’è nella natura dell’housing first, devono essere accompagnati da programmi a favore dell’autosufficienza. L’investimento quindi prevede la presa in carico, per almeno 6 mesi, di almeno 25.000 persone che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale entro il primo trimestre del 2026. La revisione del “nuovo PNRR” in questo caso ha mantenuto fermo il target complessivo di 25.000 beneficiari ma ha introdotto una specifica non indifferente. Il numero di beneficiari che accederanno ai servizi relativi all’housing First, quindi l’alloggio temporaneo per 6 mesi, sarà pari a 3.000 beneficiari, mentre il numero di beneficiari che accederanno ai servizi delle Stazioni di posta con limitata accoglienza notturna, sarà di 22.000 beneficiari.

Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale

L’altro investimento della Missione 5 - Componente 2 modificato con il “nuovo PNRR” è il 2.1 (Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale).

“L’intervento  - leggiamo sempre nel documento - è finalizzato a fornire ai Comuni sovvenzioni per investimenti nella rigenerazione urbana al fine di ridurre le situazioni di emarginazione e di degrado sociale, nonché migliorare la qualità del decoro urbano e del contesto sociale e ambientale”. 

Le risorse sono quindi destinate a progetti di manutenzione per il “riuso e la rifunzionalizzazione delle aree pubbliche e delle strutture edilizie pubbliche esistenti per finalità di interesse pubblico, compresa la demolizione delle opere abusive realizzate da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruire e dalla sistemazione delle relative aree, al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche attraverso interventi di ristrutturazione edilizia di edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici, o alla promozione di attività culturali e sportive, e mobilità sostenibile”. I beneficiari del contributo in questo caso sono i Comuni con più di 15.000 abitanti, i Comuni capoluogo di provincia e le città metropolitane. La revisione di questa misura in questo caso ha previsto un aumento del target finale e una riduzione della dotazione finanziaria complessiva. Il target prevede ora la realizzazione di 1.080 interventi, corrispondenti ad un importo di circa 2 miliardi di euro.

Investimento 2.2: Piani urbani integrati

Altre modifiche sono arrivate all’investimento 2.2 (Piani urbani integrati), che vale in totale 900 milioni di euro. L’intervento prevede una progettazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di rigenerare, rivitalizzare e valorizzare grandi aree urbane degradate, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi a disposizione della cittadinanza e alla riqualificazione dell’accessibilità dei servizi stessi e della dotazione infrastrutturale. Da come si legge nella descrizione dell’intervento quindi, l’obiettivo è trasformare i territori più vulnerabili in smart cities e realtà sostenibili “favorendo una migliore inclusione sociale,  riducendo l’emarginazione e le situazioni di degrado sociale, promuovendo la rigenerazione urbana attraverso il recupero, la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile delle strutture edilizie e delle aree pubbliche”.

C’è un aspetto importante da analizzare di questo intervento, ed è il fatto che i contratti con l’operatore economico sarebbero dovuti essere sottoscritti entro la fine del 2023 ed il completamento dei lavori era previsto entro e non oltre il 31 marzo 2026. La revisione del “nuovo PNRR” in questo caso ha ridotto il numero progetti del 50% inserendo un vincolo di realizzazione di almeno 300 progetti da parte di tutti i Soggetti Attuatori coinvolti (14 Città metropolitane).

Investimento 2.3: Programma innovativo della qualità dell’abitare

Nel "nuovo PNRR" non sembrano esserci state invece delle modifiche all'investimento 2.3 della Missione 5 Componente 2, cioè quello dedicato al programma innovativo della qualità dell'abitare. L'obiettivo di questo investimento è quello di costruire nuovi alloggi pubblici, riducendo le difficoltà abitative, riqualificando le aree degradate e puntando alla sostenibilità e all’innovazione verde e, a livello nazionale vale 2,8 miliardi di euro.

 

Componente 3 - Missione 5

Ci sono state poi delle modifiche sostanziose anche alla Componente 3 della Missione 5, cioè quella riferita agli interventi speciali per la coesione territoriale. Il taglio è stato consistente in quanto si è passati da circa 2 miliardi a 900 milioni di euro.

 

Investimento 1.1.1: Aree interne: potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità

L’investimento 1.1.1 originariamente prevedeva la realizzazione di servizi e infrastrutture sociali nuovi e migliorati accessibili per almeno 2 milioni di residenti in comuni delle aree interne (di cui almeno 900 mila residenti in quelli del Mezzogiorno) entro la fine del 2025. Lo stesso Governo però ha ammesso che, a seguito di un’attenta analisi dei dati disponibili sullo stato di avanzamento della misura, sono emerse criticità attuative che mettevano a repentaglio il conseguimento del target entro il 31 dicembre 2025. Alla luce di tali criticità ha deciso di finanziare la realizzazione degli interventi utilizzando risorse diverse dal PNRR, in particolare assicurandone la copertura a valere sui fondi delle politiche di coesione, considerato che l’intervento in questione è già finanziato per il 55% su risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

Investimento 1.2: Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie

La finalità di questo investimento è chiara già dal titolo, c’è un però e riguarda la sua attuazione ed il suo finanziamento. Nella relazione al parlamento il Governo ha ammesso che a  “seguito di un’attenta analisi dei dati disponibili sul sistema ReGiS, è emerso che l’investimento in questione presentava criticità attuative che mettevano a repentaglio il conseguimento dei due target associati alla misura (almeno 100 interventi conclusi entro il 30 giugno 2025, e almeno altri 100 interventi conclusi entro il 30 giugno 2026)”. Alla luce di tali criticità, il Governo ha deciso di finanziare la realizzazione degli interventi utilizzando risorse diverse dal PNRR, assicurando la copertura finanziaria a valere su risorse alternative. Quali siano queste risorse alternative però, ad oggi non è dato ancora a sapersi.

Abitare in Veneto

Se per il contesto nazionale abbiamo capito come fare un’analisi chiara e puntigliosa non sia affatto semplice per via della mancanza dei dati, cerchiamo di capire in Veneto come sono stati finanziati i progetti sull’abitare. 

In Veneto la Missione 5, al 15 marzo 2024, vale 880 milioni di euro sui 9,63 miliardi totali.

Investimento 1.3: Housing temporaneo e Stazioni di posta per le persone senza fissa dimora

Rifacendoci agli interventi visti a livello nazionale, notiamo come per l’intervento 1.3.1: Povertà estrema - Housing first della Componente 2, in Veneto siano stati stanziati 10 milioni e 600 mila euro divisi in 17 diversi progetti: 14 da 710 mila euro, uno da 300 mila, uno da 210 mila e uno da 150 mila euro.

L’investimento 1.3.2 invece riguarda le stazioni di posta cioè i centri di servizio e di inclusione per le persone senza dimora. Questi centri devono offrire, oltre a un'accoglienza notturna limitata, servizi importanti come quelli sanitari, di ristorazione, distribuzione postale, mediazione culturale, consulenza, orientamento al lavoro, consulenza legale, distribuzione di beni. In Veneto ci sono 16 progetti per circa 17 milioni di euro.

Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale

Gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana in Veneto valgono 276 milioni di euro e sono ben 208 ma non particolarmente incentrati sull’abitare sociale. Il più ingente, ad esempio, è quello da più di 18 milioni di euro per il recupero e la riqualificazione del complesso di epoca austriaca del Comune di Verona. All’interno di questo investimento troviamo una serie di progetti ben diversi tra loro, dalla realizzazione di piste ciclabili alla rigenerazione di istituti scolastici, dalla realizzazione di alcuni pontili al restauro di alcune ex caserme. 

Investimento 2.2: Piani urbani integrati

L’investimento 2.2, cioè quello dei Piani urbani integrati vale 46 milioni di euro per 33 diversi progetti. Oltre 5 milioni sono andati a Chioggia per un intervento finalizzato al recupero di luoghi di aggregazione e socializzazione, di aree pubbliche del territorio comunale ad oggi in stato di degrado per la promozione di attività e servizi scolastici, socio educativi, culturali e sportivi. A San Donà di Piave con poco più di 4 milioni di euro c’è un progetto di riqualificazione urbana di edifici in aree limitrofe alla linea ferroviaria mentre la riqualificazione del campo sportivo di via Valmarana a Mira è stato finanziato con altri 4 milioni di euro.

Investimento 2.3: Programma innovativo della qualità dell’abitare

I progetti inseriti nel programma innovativo della qualità dell'abitare in Veneto sono 61 per un totale di quasi 117 milioni di euro.

Componente 3 - Missione 5 in Veneto

La Componente 3 della Missione 5, cioè gli interventi speciali per la coesione territoriale, in Veneto valgono 16,18 miliardi di euro per 20 diversi progetti.

Investimento 1.1.1: Aree interne: potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità

In particolare l’investimento 1.1.1 dedicato al potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità ha 15 diversi progetti per un totale di 4 milioni e mezzo di euro. Solo 4 di questi però, hanno all’attivo un CUP, cioè un codice univoco di progetto. Sono progetti principalmente incentrati sul rifacimento del manto erboso di alcuni campi da calcio (CUP B85B22000370006), sull’illuminazione e irrigazione di campi in erba sintetica (CUP D58E22000110006), sulla realizzazione di uno skatepark a Bardolino o sul completamento del complesso sportivo Prealpi a Valdastico.

Gli alloggi per gli studenti

Quando parliamo di “abitare” però, è importante prendere in considerazione anche quella fascia d’età più giovane e nomade. Gli affitti in generale, ed in particolare quelli per gli studenti, hanno avuto un incremento non indifferente negli ultimi anni e nelle città universitarie è sempre più complesso trovare una sistemazione. La Missione 4 (Istruzione e ricerca), Componente 1 (Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione; dagli asili nido all’Università) ha al suo interno una riforma, la 1.7, proprio dedicata agli “alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti”. La Riforma ha l'obiettivo di incentivare i soggetti pubblici e privati alla creazione di alloggi per studenti con l’obiettivo di aumentare i posti disponibili per gli studenti fuori sede entro il 2026 grazie alla creazione di 60.000 posti letto.

In Veneto il finanziamento totale è di 26 milioni di euro per sette diversi progetti. Il più corposo vale dieci milioni e mezzo di euro (su OpenCup il finanziamento totale è invece segnalato di 9 milioni e 800 mila euro) e riguarda la residenza universitaria in Calle Larga Santa Marta 2137 a Venezia.

Il secondo progetto da quasi 7 milioni di euro invece è la residenza universitaria di via Delù a Padova. Sempre a Padova 1 milione e 141 mila euro (856.440 dal sito della Regione)  sono stati destinati al pagamento del canone di locazione per 12 anni dell’immobile di proprietà dell’università di Padova in via Tiziano Minio 38. Per 11 anni di affitto invece sono stati stanziati 2 milioni e 420mila euro (1 milione e 600 mila nel sito della Regione del Veneto) per l’immobile in via Gattamelata 29 sempre a Padova e 1 milione e 240mila euro (932.400 per la Regione) per gli alloggi studenteschi di via Marzolo 14. 

Sempre l’Esu di Padova poi beneficerà di poco più di 3 milioni per pagare 13 anni di affitto dell’immobile di viale X Giugno 10 a Vicenza. Anche Verona ha un ingente investimento di 3 milioni di euro per l’immobile da destinare a residenza universitaria in Vicolo Oratorio 3.

*Una versione di questo articolo è stata pubblicata sul portale dell'Osservatorio Civico sul PNRR del Veneto

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