SOCIETÀ

L’Italia è in declino demografico: abbiamo la natalità più bassa dal 1861

L’Italia è in declino demografico. Negli ultimi 5 anni è come se fosse sparita una città grande come Palermo. I dati Istat parlano chiaro, “dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico”. 

Declino che è attribuibile interamente alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è stata di 677 mila, più o meno gli abitanti del capoluogo siciliano.

Più morti che nuovi nati

Come avevamo già avuto modo di analizzare, la popolazione italiana ha “perso la sua capacità di crescita per effetto della dinamica naturale, quella dovuta alla “sostituzione” di chi muore con chi nasce”. Nel 2018 infatti la differenza tra nati e morti (quello che è chiamato saldo naturale) è stata negativa, cioè sono morte 193 mila persone in più di quelle che sono nate. 
Il saldo naturale della popolazione è negativo in quasi tutta l’Italia, eccezion fatta che per la provincia autonoma di Bolzano. 

Anche in questo caso è da notare come il deficit di nascite rispetto ai decessi si riscontri esclusivamente nella popolazione di cittadinanza italiana (-251 mila), mentre per la popolazione straniera il saldo naturale è positivo, con +57.554. Questo è dovuto principalmente al fatto che tra la popolazione straniera si riscontra una natalità ben più alta di quella riscontrata tra gli italiani, che si unisce anche alla bassa mortalità.

La popolazione straniera infatti è mediamente più giovane, e questo influisce in modo non indifferente anche sul tasso di mortalità.

Il calo delle nascite, iniziato nel 2008, ha portato lo scorso anno a 439.747 bambini iscritti all’anagrafe, il minimo storico dall’Unità d’Italia. Il calo, riporta l’Istat, “si registra in tutte le ripartizioni ma è più accentuato al Centro (-5,1% rispetto all’anno precedente)”.

La motivazione, secondo l’istituto di statistica si dovrebbe attribuire principalmente a fattori strutturali: da un lato una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, e poi all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta”. 

Siamo al minimo storico dall'Unità d'Italia per nuovi nati

A sua volta l’incremento delle nascite registrato fino al 2008 sembrerebbe dovuto principalmente alle donne straniere. Le nascite di bambini stranieri inoltre si concentrano nelle regioni dove la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,0%) e nel Nord-est (20,7%). L’Emilia-Romagna ha la percentuale più alta di nati stranieri (24,3%), la Sardegna la più bassa (4,5%).

Gli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana però sono in diminuzione, con un trend già osservato nel 2017. “I cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza nel 2018 sono meno di 113 mila, 22 ogni mille stranieri, il 23% in meno rispetto al 2017 - ha comunicato l’Istat -. Al 1° gennaio 2018 gli italiani per acquisizione di cittadinanza sono in totale oltre 1 milione e 340 mila nella popolazione residente; nel 56,3% dei casi si tratta di donne. Sommando questa popolazione a quella dei cittadini stranieri si ottiene un contingente di quasi 6,5 milioni di cittadini stranieri o di origine straniera.

Quando parliamo di stranieri intendiamo le 196 differenti cittadinanze presenti in Italia. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207 mila), albanese (441 mila), marocchina (423 mila), cinese (300 mila) e ucraina (239 mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti, confermando la graduatoria del 2017.

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