CULTURA

Ovidio torna a Roma con Amore

È uno dei classici più amati ma anche più controversi: a 2.000 anni dalla morte Roma riaccoglie finalmente dall’esilio Publio Ovidio Nasone, e lo fa con una mostra completamente nata e concepita a Padova.

Apre infatti al pubblico il 17 ottobre alle Scuderie del Quirinale, dopo essere stata inaugurata alla presenza del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e di quello della Romania Klaus Iohannis, la mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie, che si prepara ad essere uno degli eventi più importanti del pur ricco calendario capitolino. L’esposizione, che si protrarrà fino al 20 gennaio, conta 250 oggetti (molti dei quali per la prima volta in Italia) provenienti da 50 tra musei e raccolte di tutta Europa con un unico obiettivo: mostrare l’ influsso del geniale sulmonese sul nostro immaginario collettivo di europei e di occidentali.

Ovidio con le Metamorfosi ha fissato alcuni miti nella nostra cultura

L’importanza di Ovidio è incommensurabile: basti pensare che, soprattutto con le Metamorfosi, ha fissato definitivamente alcuni miti nella nostra cultura – spiega a Il Bo Live Francesca Ghedini, storica dell’arte presso l’università di Padova e curatrice della mostra –. Un lascito che ha avuto conseguenze fondamentali non solo nella letteratura e nella poesia successive, ma anche nelle arti figurative e nelle scienze. Guardiamo solo all’influsso di figure come quelle di Narciso e di Ermafrodito”.

Amato e odiato in vita, prima accolto nell’Urbe – lui, piccolo provinciale – e poi cacciato con ignominia a Tomi (l’odierna Costanza) sulle rive del Mar Nero, Ovidio ha sempre suscitato sentimenti contrastanti. Dopo due millenni non sappiamo ancora il motivo preciso per cui Augusto gli impose l’esilio: possiamo solo supporre che all’astuto e spregiudicato princeps, che per legittimare il suo potere si atteggiava a moralizzatore ed erede dell’austerità repubblicana, abbia a un certo punto dato fastidio l’Ovidio mondano e contestatore, acceso sostenitore delle gioie dei sensi e più vicino ideologicamente a quello che era stato il suo grande rivale, Marco Antonio.

L’ostracismo non riuscì però a cancellare l’importanza capitale del grande intellettuale: “Ovidio è ancora fra noi – continua Ghedini –, senza lui non avremmo il Narciso caravaggesco che eternamente si specchia nella fonte, la diafana Dafne del Bernini che tende al cielo le mani già coperte di foglie, i cicli di affreschi di ville e palazzi rinascimentali...”. Non solo: il poeta dell’erotismo e dell’amor profano ha lasciato una traccia profondissima anche se spesso inconsapevole anche nel modo in cui viviamo le nostre relazioni, che arriva fino alla musica pop.

Avete per esempio mai canticchiato With or without You degli U2? Forse non lo sapevate ma stavate citando Ovidio (Ego nec sine te nec tecum vivere possum). Stesso discorso se un giorno dite a un amico in amor vince chi fugge, per non dire dello splendido ti odierò se potrò, altrimenti, pur controvoglia, ti amerò (odero, si potero, si non, invitus, amabo). Sono solo alcuni esempi di un’influenza che travalica il tempo e lo spazio: se ad esempio Ovidio non avesse raccontato la storia di Pigmalione, lo scultore cipriota che con la sua arte dà vita a una statua, Luigi Cherubini, Gaetano Donizetti e Jean-Jacques Rousseau avrebbero scritto le loro opere omonime? George Bernard Shaw avrebbe trovato ispirazione per la sua celebre commedia, in cui un austero professore riesce a trasformare una fioraia in una sofisticata lady? Senza dimenticare che anche in psicologia si parla di ‘effetto Pigmalione’, noto anche come ‘profezia che si autorealizza’.

Avete mai canticchiato 'With or without You'? Stavate citando Ovidio

I temi trattati nella mostra sono sostanzialmente tre, con diverso peso nella sequenza delle sale: l’amore, il contrasto con Augusto e il mito. Se all’inizio viene in qualche modo ricostruita, attraverso preziosi manufatti, la società augustea che invano il princeps tentava di moralizzare, il percorso prosegue poi con gli splendidi codici miniati e i primi libri a stampa, che prima in latino e poi anche nelle lingue volgari hanno tramandato l’opera di Ovidio fino al Rinascimento, quando la sua fama conosce un rinnovato splendore. L’intero piano superiore è poi dedicato alle Metamorfosi, “il gran poema delle passioni e delle meraviglie” come lo definì Concetto Marchesi; qui ogni sala è dedicata o a uno o più miti, ciascuno presentato attraverso una selezione di opere della più diversa specie e cronologia: dalle pitture alle sculture, fine alle preziose gemme di età classica.

Il disegno culturale che ha portato alla mostra, come si è detto, è completamente padovano, esito finale del programma di eccellenza ‘MetaMArS. Le metamorfosi di Ovidio. Mito, arte, società’ finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che a partire dal 2008 ha generato oltre 200 pubblicazioni scientifiche e un’altra mostra, tenuta all’Orto Botanico nel 2012. Oltre alla cura di Francesca Ghedini il progetto è stato infatti portato avanti da Federica Toniolo, Isabella Colpo e Giulia Salvo, mentre al catalogo hanno collaborato anche Gianluigi Baldo e Monica Salvadori, oltre tantissimi dottorandi dell’ateneo. Ovidio, l’intellettuale delle trasformazioni e del cambiamento (anche livello personale: in età matura scrisse addirittura poesie in getico), oggi è anche un po’ padovano.

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