SOCIETÀ

Quando la selezione naturale ci rema contro

Si fa presto a consigliare alle persone di utilizzare il pensiero critico quando si trovano davanti una notizia poco credibile o si fanno imbrogliare da uno dei tanti ciarlatani che circolano dentro e fuori dal web. Assumere un atteggiamento paternalistico o peggio derisorio, però, non giova a nessuna delle parti in gioco, se non all'imbroglione stesso: molte persone truffate sono poco propense a raccontare pubblicamente la loro esperienza perché hanno, forse a ragione, paura del giudizio altrui.

Eppure, per usare una frase fatta, "capita anche ai migliori", basti pensare che anche alcuni premi Nobel sono caduti in trappole mentali più o meno pericolose. Giusto per citarne uno, Kary Mullis, premio Nobel per la chimica, è convinto di aver incontrato un procione alieno luminescente, che educatamente gli si era rivolto così: "Buonasera, professor Mullis": questa è una delle storie che racconta Massimo Polidoro nel suo libro La scienza dell'incredibile, edito da Feltrinelli con la prefazione di Telmo Pievani, che spiega come si formano le nostre credenze e soprattutto perché nessuno è completamente immune da scivoloni nell'irrazionale. Il punto è che la nostra mente in un certo senso è stata plasmata nei millenni in modo da cadere più facilmente in questi tranelli: capita infatti che a volte ci remi contro qualcosa di atavico, un meccanismo che ci ha permesso di arrivare dove siamo oggi: quello della selezione naturale.

Per entrare nel dettaglio e comprendere meglio ciò che può succedere nella nostra mente, abbiamo intervistato l'autore del libro, Massimo Polidoro, giornalista e segretario nazionale del Cicap, nel Teatro botanico dell'Orto botanico di Padova.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Barbara Paknazar

Il problema, ci spiega Polidoro, è che noi sapiens abbiamo cominciato il nostro viaggio almeno 300 mila anni fa e in passato siamo vissuti in un ambiente molto ostile, con animali feroci in agguato e la necessità di procacciarci le risorse necessarie superando rischi di ogni tipo. Per cavarcela come specie abbiamo quindi dovuto sviluppare una mente pronta a reagire di istinto e a prendere al volo decisioni anche sulla base di pochi dati, con impulsi basati invece sulle emozioni forti.
"Oggi - continua Polidoro - viviamo in un mondo tecnologico, ma la nostra mente è ancora, per gran parte, quella paleolitica, mentre le nostre capacità di ragionamento superiori fanno più fatica a entrare in gioco. Quando vediamo qualcosa che sollecita le nostre emozioni, per esempio il titolo di un articolo condiviso su Facebook, tendiamo ancora ad avere quella reazione istintiva, che possiamo controllare ma non ci viene spontaneo".

Un altro esempio è quello legato alle dinamiche che si instaurano in un gruppo, fino ad arrivare, per fortuna raramente, a casi estremi, come il suicidio di massa di Jonestown che ha coinvolto più di 900 persone (Polidoro entra nel dettaglio al minuto 6.02).
Anche quando ci facciamo influenzare da altre persone stiamo rispondendo a un istinto che viene da molto lontano: "Questo - spiega Polidoro - è un altro di quei meccanismi che l'evoluzione ha favorito perché, ancora una volta, aiutava la sopravvivenza. Immaginiamoci un nostro antenato sapiens che vagava per le savane: se era da solo quante probabilità aveva di cavarsela? Se invece era in gruppo aveva la possibilità di unire le forze di trovare degli alleati, quindi queste capacità sociali di stare con gli altri sono state favorite e si sono evolute in maniera molto forte, al punto che ancora oggi tendiamo a preferire l'appartenenza al gruppo rispetto alla verità delle cose. Per questo tendiamo ad andare d'accordo con gli altri, per esempio all'interno della nostra bolla social, e quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci fa venire qualche dubbio se tutti i nostri amici ci credono preferiamo dichiararci d'accordo con loro, piuttosto che riconoscere che tutto quello che crediamo è sbagliato, perché farlo vorrebbe anche dire mettersi contro il gruppo e rischiare di trovarci da soli. Certo, non c'è più il pericolo di una volta, ma quello stesso meccanismo entra in gioco ancora oggi e lo vediamo in azione costantemente, in particolare sui social".

Questo spiega perché anche le menti più scientifiche possono essere tratte in inganno. Per fortuna ci sono anche delle buone notizie: possiamo assumere un ruolo attivo sforzandoci di non reagire subito quando ci troviamo di fronte a qualcosa che accende le nostre emozioni. Quando ci rendiamo conto che siamo troppo coinvolti, possiamo fare un passo indietro e pensare che forse qualcuno sta volutamente cercando di offuscare le nostre capacità critiche, per esempio utilizzando in un articolo titoli e immagini volte a suscitare una nostra reazione forte. "L'emozione forte - aggiunge Polidoro - è un campanello d'allarme, e quando lo notiamo ci deve in qualche modo spingere a prenderci del tempo per verificare prima di commentare o condividere. Se lo facciamo, il più delle volte scopriremo che era una notizia acchiappaclick, un tentativo di manipolare la nostra attenzione".

È importante sottolineare che questi meccanismi non sono buoni o cattivi di per sé: le conseguenze dipendono dalle nostre scelte personali e se da una parte, come ricorda Polidoro, hanno portato all'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 partendo da teorie del complotto e false notizie, dall'altra hanno anche spinto molti giovani a unirsi intorno a Greta Thunberg creando un movimento che è riuscito a portare all'attenzione pubblica il problema del cambiamento climatico, quando gli scienziati da più di 30 anni provavano a mettere in guardia i cittadini e soprattutto i governi senza ottenere risultati.
"Greta - conclude Polidoro - con il suo esempio è diventata un modello a cui si sono ispirati tantissimi ragazzi in tutto il mondo, e questo ha reso il cambiamento climatico un argomento ormai urgente che tutti quanti abbiamo ben presente. In questo caso, quindi, queste dinamiche hanno avuto degli effetti positivi e c'è da sperare che questo porti anche a prendere delle scelte decise e concrete per il nostro futuro immediato per quanto riguarda i cambiamenti climatici".

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